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Sergio Romano al 50% 01/06/2016

Cara IC, premesso che sono un Vostro affezionato lettore quotidiano, devo rilevare che l'analisi del Vostro redattore alla risposta di Romano del 28/05 è un po' sopra le righe.
Infatti Romano
a) non parla mai - nella sua risposta - di "cattività palestinese" (essendo usata tal espressione solo nella lettera del lettore);
b) inoltre non fa cenno a "segnali di pace" limitandosi a rilevare - giustamente, come del resto anche Molinari e in genere gli osservatori più attenti - che nell'attuale fase storica si registra un "ripensamento" dei tradizionali posizionamenti politici anche da parte di Israele nei confronti dell'Arabia Saudita, in funzione anti Iran;
c) sottolinea correttamente la preoccupazione crescente della leadership saudita sul futuro delle proprie risorse ed anzi rileva l'"inefficienza" dell'economia saudita che "dipende per il 70 - 80%" delle sue entrate dal petrolio, avendo così anche difficoltà nei progetti di desalinizzazione.
Mi pare che il Redattore di IC - fors'anche per passate polemiche sulle posizioni di Romano "antiisraeliane" - si sia lasciato trascinare in un'analisi negativa dell'analisi dell'ex ambasciatore.

Con immutata stima

Dario Iannelli

Siamo in parte d'accordo con lei, infatti la nostra critica non era totale. Ma uno storico onesto avrebbe dovuto far notare al lettore (molto prevenuto contro Israele) che scrivere 'cattività palestinese' era una menzogna, cosa che Romano si è ben guardato dallo scrivere. E' il suo stile, un colpo di qua, un colpo di là, una tecnica che l'ha sempre messo al riparo, potendo sempre dimostrare che per il 50% le critiche che riceve non le merita. E' stato così da quando pubblicò "Lttera aperta a un amico ebreo", che segnò il passaggio a posizioni estremamente critiche verso Israele. Nel campo dell'informazione, Romano non è il primo ad aver subito questo mutamento. Ad altri le cause furono storie personali, con Romano non sappiamo.

IC Redazione


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