Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 14, con il titolo "Pietre d'inciampo, no di Monaco", l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina (a destra, il suo recente libro, Imprimatur ed.)
Quando mi trasferii a Berlino, dopo la caduta del “muro, era difficile trovare un appartamento. Andai ad abitare in una strada vicino alla Kurfürstendamm, nel cuore borghese della ex parte occidentale. Poi davanti ai portoni, anche il mio, cominciarono ad apparire le Stolpersteine, le pietre d´inciampo, e nella mia strada divennero decine. Era una delle vie degli ebrei abbienti di Berlino. E non lo sapevo. Alcuni sostengono che non sono importanti. Si sa, o si dovrebbe sapere, che i nazisti trucidarono sei milioni di ebrei. Ho un libro con le foto di alcune vittime di Auschwitz, centinaia ovviamente, non tutte. E anche foto dei pacchi in i nazisti raccoglievano gli oggetti lasciati dai morti, occhiali, scarpe, una giacca, con il nome del proprietario. Scoprii che uno apparteneva a una signora che abitava nel palazzo di fianco al mio. E l´impatto fu devastante. Conoscere per nome una mia vicina finita nella camera a gas ha un impatto diverso. Una per cinque milioni. Le Stolpersteine, dieci centimetri per dieci, sono ora 56mila in tutta la Germania, e si trovano in altri 19 paesi, tra cui l´Italia. E i tedeschi, che sono precisi, informano che ognuna costa 120 euro, comprese le spese d´installazione. Si trovano ovunque, tranne che a Monaco.
Il municipio ancora nell´estate scorsa ha rinnovato il divieto: lapidi e stele commerative “ja”, pietre d´inciampo “nein”. Domani il tribunale dovrebbe decidere sulla vertenza. “Se perdiamo, perderà Monaco”, dichiara l´avvocato Hannes Hartung, che rappresenta gli attivisti favorevoli, e associazioni di sopravvissuti. Ma anche gli ebrei sono divisi. La Israelistische Kultusgemeinde (IKG), la comunità israelitica, è contraria alle Stolpersteine. Non sono una testimonianza dignitosa, più che altro un atto ipocrita. Le vittime andrebbero ricordate altrimenti, e non “calpestate”, sostiene la presidente Charlotte Knobloch. Le pietre d´inciampo per lei sono un “progetto commerciale”. Gli attivisti a favore dovrebbero rispettare la decisione democratica del comune. “Io mi vergogno per Monaco”, ribatte Hartung. “In nessuna altra città tedesca è così arduo fare i conti con il passato”, commenta la “Frankfurter Allgemeine am Sonntag”.
Benché da decenni sia guidata da un sindaco socialdemocratico. In Germania le pietre sono sempre lucenti e visibili. Presumo che qualcuno ci badi. In Italia, mi sembra, sono di difficile lettura, trascurate, messe contro le mura dei palazzi. Bisogna inginocchiarsi per leggere i nomi delle vittime. Nelle pietre d´inciampo è impossibile inciampare. A Roma, tempo fa, un uomo strappò via dal marciapiede la pietra innanzi a casa, e la buttò. “Mi disturbava”, fu la spiegazione. Non credo che abbia subito guai. In Germania ricordano tutti, anche gli ebrei che si tolsero la vita prima di venir deportati. In Italia solo quelli che vennero catturati per strada, e non si ricorda la sorte dei loro familiari. Forse perché indirettamente disturberebbe i loro vicini, e quelli che li denunciarono. A Berlino, da anni ho cambiato casa, ma quando mi capita, passo dalla mia prima strada, a ritrovare la mia vicina, che era miope, e finì gasata.
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