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Libero Rassegna Stampa
30.05.2016 Lodo Moro: sdoganò i terroristi di Arafat facendoli passare per interlocutori credibili
Piero Laporta intervista il generale Armando Sportelli

Testata: Libero
Data: 30 maggio 2016
Pagina: 14
Autore: Piero Laporta
Titolo: «'Patto Moro-Arafat: l'Italia evitò le bombe ma si fece due nemici'»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/05/2016, a pag. 14, con il titolo "Patto Moro-Arafat: l'Italia evitò le bombe ma si fece due nemici", l'intervista di Piero Laporta al generale Armando Sportelli.

L'intervista conferma l'esistenza del "Lodo Moro", l'accordo tra Stato italiano e terrorismo palestinese, di cui ha discusso recentemente Carlo Mastelloni, capo della procura di Trieste (ma che venne già rivelato da Francesco Cossiga), su IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=62516:

Riprendiamo un passo dell'intervista rilasciata da Mastelloni, che in poche parole spiega i contenuti del Lodo: «Era un accordo non scritto, che si è andato affinando nel tempo. Qualcosa del genere lo siglarono anche i francesi. Il nostro, però, era più articolato: prevedeva, in cambio della non belligeranza dei palestinesi contro l’Italia, sostegno politico nelle sedi internazionali e molti aiuti materiali. Mi risultano consegne di armi, nascoste dietro il sistema delle triangolazioni, e poi camion, ospedali, soldi, borse di studio per i loro studenti, i quali peraltro tutto facevano meno che studiare, libero transito per il nostro territorio di armi e di combattenti. L’accordo prevedeva anche la liberazione di terroristi palestinesi nel caso la polizia li avesse arrestati».

E' sempre più chiaro, oggi, che accanto all'accordo tra Italia e l'Olp di Arafat, decisivo per sdoganare una organizzazione terroristica e farla passare per interlocutore internazionale affidabile, sono stati stipulati altri accordi con differenti organizzazioni terroristiche palestinesi, a partire dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).

Ecco l'intervista al generale Sportelli:

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Yasser Arafat

Rieccolo, il tormentone «lodo Moro», come ad ogni anniversario della morte dello statista. Che cos'è il lodo Moro? Il giudice Carlo Mastelloni, intervistato da La Stampa, ha un'idea precisa: «Era un accordo non scritto. Qualcosa del genere lo siglarono anche i francesi. Il nostro, però, era più articolato: prevedeva, in cambio della non belligeranza dei palestinesi contro l'Italia, sostegno politico nelle sedi internazionali e molti aiuti materiali. Mi risultano consegne di armi, e poi camion, ospedali, soldi, borse di studio per i loro studenti. L'accordo prevedeva anche la liberazione di terroristi palestinesi nel caso la polizia li avesse arrestati».

È vero? È falso? Ascoltiamo uno che conosce la materia di prima mano. Il generale Armando Sportelli è stato un agente segreto operativo al massimo livello, non un passacarte, per intenderci. Ha concluso onorevolmente la carriera a metà degli anni '80, da dirigente di vertice del Sismi. Quando l'Italia contava qualcosa nel Mediterraneo, egli tenne le fila dei rapporti con Olp, Mossad, servizi iraqeni, egiziani, libici nonché con i servizi statunitensi e inglesi nel Mediterraneo. Il celebre colonnello Stefano Giovannone fu alle dipendenze del generale Sportelli.

Generale, sui giornali ritorna il lodo Moro. Che cos'è? È esistito? «Fu un accordo politico con l'Olp di Yasser Arafat. Il servizio fu sollecitato da Aldo Moro, ministro degli Esteri. Incaricai il colonnello Giovannone per i primi contatti, seguendone gli sviluppi, intervenendo direttamente quando si rese necessario. Giovannone fu alle mie dirette dipendenze finché non lasciò l'incarico di capo centro a Beirut, nell'autunno 1981».

Può spiegare una volta per tutte che cos'è il lodo Moro? «Il "lodo Moro" fu un accordo politico fra Olp e Italia, che Aldo Moro volle fin dal 1971, affinché gli uomini di Arafat non facessero attentati in Italia. Noi offrimmo in cambio appoggio politico affinché l'Olp fosse riconosciuta dalla Comunità Economica Europea. Fu l'unica moneta di scambio».

II giudice Mastelloni sostiene che l'Olp ebbe mano libera, grazie al lodo Moro, per una quantità di azioni illegali... «Non fu concesso nulla di tutto questo all'Olp. L'accordo, stipulato sulla parola da Giovannone con Yasser Arafat, lo ripeto con Yasser Arafat e non con altri, non previde alcuna immunità. La contropartita all'Olp arrivò col Vertice della Comunità Europea (Cee) di Venezia, Il 12-13 giugno 1980, che riconobbe ai palestinesi il loro diritto all'autodeterminazione. La Cee - attraverso l Italia - avviò il dialogo euro-arabo, strategico per gli approvvigionamenti energetici».

Generale, in cambio della sicurezza di non subire attentati, la «dichiarazione di Venezia» appare poca cosa. «Al contrario, fu importantissima per Arafat. Fino alla "Dichiarazione di Venezia", Arafat era un bandito e l'Olp la sua accozzaglia. Dopo il 13 giugno 1980, furono legittimati a livello internazionale. Senza quel riconoscimento, oggi l'indipendenza della Palestina sarebbe una chimera».

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Bettino Craxi con il terrorista Arafat

Lei esclude la "man salva" per l'Olp, altri tuttavia potrebbe averla concessa a sua insaputa. «Nel merito, ebbi stretti rapporti con Arafat, verificando il negoziato passo dopo passo. La Dichiarazione di Venezia fu una contropartita gradita e del tutto soddisfacente per loro. Nel metodo, solo dei governanti stupidi avrebbero garantito immunità all'Olp in Italia. Noi non eravamo sprovveduti, tanto meno Aldo Moro. Non aveva senso né tecnicamente né politicamente concedere immunità perché avremmo legato le nostre sorti ai capricci altrui. D'altronde Arafat non ebbe mai alcun interesse a mettere in difficoltà l'Italia, Paese amico. Basti ricordare che quando lasciò Beirut, nel 1982, volle la protezione del contingente italiano, comandato dal generale Franco Angion».

Eppure Mastelloni non è il solo a sostenere che il lodo funzionò così: voi palestinesi fate quel che vi pare contro gli ebrei, ma lasciate in pace gli interessi italiani. «Se carabinieri, polizia o servizi avessero favorito reati vi sarebbe stato un diluvio di processi. Allora spieghino come s'è realizzata tecnicamente tale immunità. Sa, dopo tutto occorre dare ordini al brigadiere e all'ispettore che sudano in strada e non sanno nulla di accordi internazionali. Il politico che si fosse assunto la responsabilità di concedere l'immunità ai palestinesi, doveva essere certo che carabinieri e polizia, informati dell'accordo, fossero coordinati tempestivamente, attuandolo e, si badi, violando la legge, mentre l'Olp scorrazzava. È ridicolo. Sarebbe stato un segreto di pulcinella. Veda le cronache: nel 2008, durante l'estate, furono lanciate le prime polpette avvelenate sul lodo Moro, cioè trent'anni dopo la sua morte. Basta questo enorme ritardo a qualificarla come bufala».

Mastelloni ricorda che Mario Moretti trasportò armi palestinesi per le Br, così come Daniele Pifano trasportava missili. La fecero franca ambedue. Come lo spiega? «Non sono io a dover dare delle spiegazioni su queste vicende. Mario Moretti, nel 1979 è il capo delle Br, prelevò armi ed esplosivi dall'Fplp, controllato da Abu Abbash che non rispondeva a Yasser Arafat. In quanto alla cattura di Saleh Abu Anzeh, assieme a Daniele Pifano e altri di Autonomia Operaia, avvenne mentre trasportavano missili SAM-7 Strela (missili contraerei, NdR). Quel trasporto fu per conto del Fplp. E visto che ci siamo, le ricordo che la bufala del "lodo Moro tana salva tutti" è sparata per la prima volta sul Corriere della Sera nel 2008 da Bassam Abu Sharif, del Fplp».

I trasporti quindi ci furono; è pertanto difficile negare l'immunità che Mastelloni ha richiamato. «Ah, sì? Moretti e Pifano trasportarono armi dell'Fplp, che non è l'Olp. Se altri, non conoscendo la nebulosa palestinese, ne discettano, non so che farci. L'immunità dell'Fplp non deve essere spiegata da carabinieri, polizia o servizi segreti. Moretti trasportò le armi del Fplp e la magistratura lo perseguì lievemente mentre dette addosso ai servizi italiani. Il capo delle Br vive da tempo agiatamente e libero. In quanto a Saleh e Pifano. Erano anche queste armi del Fplp. I due furono catturati con un'operazione dei carabinieri, concepita autonomamente. Ambedue i terroristi furono liberati, non dai carabinieri e neppure dai servizi. Quindi chi dette l'immunità a chi? Di certo, non i servizi italiani né i carabinieri. Chiedetelo a Mastelloni».

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Aldo Moro

Generale, qualcosa non quadra. L'Italia fece l'accordo con Arafat per stare sicura. Eppure quegli anni furono terribilmente cruenti a causa del terrorismo. Ma insomma il lodo funzionò, si o no? «Andiamo con ordine. Il lodo è un accordo internazionale, con il quale si dà e si prende. Noi prendevamo sicurezza da Arafat e davamo appoggio politico all'Olp nella comunità europea. Questo funzionò. Sfido chiunque a dimostrare che Arafat ci abbia mai danneggiato, dopo quel lodo. Quell'accordo però non coinvolse l'Fplp, come abbiamo già detto. Fu inoltre stipulato senza chiedere il permesso a Israele, agli Usa o alla Gran Bretagna; sa, nel Mediterraneo contano tuttora, mi pare, ma a quel tempo noi eravamo molto indipendenti e molto abili».

Sta dicendo che il lodo urtò delle suscettibilità? «Più d'una. Washington e Londra erano furibondi, ci rinfacciarono di non averli consultati».

E gli israeliani? Dubito che abbiano brindato per la stipula del patto. «Furono molto contrariati, è vero, ma non ebbero reazioni scomposte. Anzi, ci fecero sapere che comprendevano: stavamo seguendo l'interesse nazionale. Essi del resto sono negoziatori spregiudicati. Proprio perché non concedemmo alcuna immunità, la stretta osservanza politica dell'accordo non poteva esserci contestata. Vede, ora che mi fa pensare, asserire che il lodo consentisse l'immunità per le stragi contro gli ebrei, pone in capo al Mossad un movente per l'uccisione di Moro».

È una mela avvelenata? «Non commento».

Alcuni membri della Commissione Moro hanno trovato documenti che attestano accordi sia con Gheddafi fin dal 1971, sia con l'Fplp. «Non mi meraviglia. Noi abbiamo realizzato accordi con Gheddafi che altri hanno tentato ma hanno fallito. Quegli accordi erano nell'interesse nazionale. E mi pare che l'attuale condizione della Libia lo testimoni. In quanto a un accordo con l'Fplp dopo il 1979, due osservazioni. Innanzi tutto Moro non c'entra nulla perché morì il 9 maggio 1978. Inoltre, Bassam Abu Sharif, dell'Fplp, nell'intervista al Corsera del 14 agosto 2008 svela un accordo fra Italia e Fplp dopo il vertice di Venezia del 1980».

È possibile che il Fplp abbia stipulato un accordo all'insaputa di Arafat? Con chi? «Capo del Fplp fu Abu Abbash, autonomo rispetto a Yasser Arafat, il quale fu per i palestinesi come Tito per gli jugoslavi. Abbash violò gli accordi stipulati da Arafat? Non finché Moro visse. Un altro leader, Abu Nidal, fu condannato a morte da Arafat quando cercò di vulnerarne la leadership».

Abu Nidal, quello sospettato della strage alla sinagoga romana del 1982? «Molto più che sospettato. Indagai personalmente sull'attentato. Quel commando sembrò venuto e tornato dal buio, agenti operativi del tutto ignoti. La polizia ebbe informazioni intossicate che conducevano all'Olp; gli israeliani concordavano con me che l'Olp non c'entrava. La strage della Sinagoga fu emblematica. Il commando di Abu Nidal fu abile, ma anche ben protetto da qualcuno certamente lontano da Arafat, dai servizi italiani e dal Mossad. Non ho mai escluso che volessero metterci gli uni contro gli altri. Se fossero riusciti, il lodo Moro, quello vero, sarebbe saltato».

Generale, perché allora si continua con le bufale ancora oggi? «Superficialità? Oppure piace parlare del terrorismo passato piuttosto che interrogarsi su quello incombente. D'altronde confido che la magistratura indaghi sul terrorismo di oggi con efficacia maggiore di quanto poté fare per quello di ieri, magari verificando che fra l'uno e l'altro non si celino vecchie complicità e tratti comuni».

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