Un sintomo da non trascurare
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra:
Hillary Clinton, Bernie Sanders, Donald Trump
Cari amici,
le lezioni americane sono la scelta più importante della politica mondiale, che ormai si svolge quasi sempre col ritmo dei due mandati, cioè degli otto anni, perché di solito i Presidenti sono rieletti. Dunque siamo di fronte alle elezioni che determineranno probabilmente la scena politica mondiale fino al 2024: anni decisivi anche per l’Europa, in cui si realizzerà o sarà sconfitta l’invasione musulmana del nostro continente, inspiegabilmente favorita dalle maggiori autorità politiche e “morali” europee.
E’ bene dunque seguire da vicino questa vicenda.
Mancano poco più di cinque mesi alle elezioni, Trump ha vinto la candidatura repubblicana nonostante la resistenza dei vertici del suo partito e dei media; sul fronte democratico Clinton è in vantaggio su Sanders e forse ce la farà, ma il rappresentante dell’estrema sinistra continua a tallonarla e i sondaggi dicono che sarebbe in vantaggio lui su Trump, se fosse candidato, mentre il risultato con Hillary è davvero incerto.
E però le elezioni americane sono precedute da primarie vere, imprevedibili e accesamente combattute, come si è visto in campo repubblicano e quindi non si può pensare che il vertice di un partito possa rovesciare i risultati locali.
Ma resta il fatto che Sanders va forte, ottiene il voto dei giovani oltre che degli estremisti ideologici e che questo è un fatto nuovo nella storia americana.
Non era mai successo, almeno da molti decenni, che ci fosse una tale spinta a sinistra nell’elettorato americano: uno spostamento che in un certo senso è riflesso anche dal successo di Trump che da buona parte dell’apparato repubblicano non è riconosciuto come un vero conservatore, veramente liberista e pro-business.
Voglio dedicare questo articolo a un dettaglio che chiarisce il senso di questo successo di Sanders. Come sapete il candidato ha origini ebraiche. E come forse potete immaginare, i candidati (come sono ancora lui e Clinton) devono mettersi d’accordo sulla “piattaforma” del partito che sarà presentata alla convention, cui non manca molto.
Non è un vero e proprio programma, non ha forse molto impatto pratico, ma è la manifestazione dell’identità, il momento solenne in cui i democratici dicono al paese che cosa sono e pensano. Ora fra i venti membri della commissione che deve svolgere questo lavoro, a Sanders ne sono stati assegnati cinque, gli altri sono della Clinton o vecchi dirigenti del partito. Ognuno, naturalmente, è specialista di qualcosa.
Bene, fra questi cinque di Sanders, tre sono specializzati in antisraelismo (http://www.jpost.com/US-Elections/Sanders-pro-Palestine-backers-could-trigger-intifada-at-Dem-convention-455135 ). Il primo è James Zogby, che di mestiere fa il presidente dell’Arab American Institute; il secondo è il deputato Keith Ellison, il primo musulmano eletto al congresso - entrambi molto attivi, ovviamente, nell’attribuire a Israele tutti i mali del mondo. Il terzo è Cornel West, sedicente filosofo e attivista sociale, professore a Stanford, che nel 2014 ha scritto che i crimini di Hamas "impallidiscono di fronte massacro israeliano di civili innocenti sostenuto dagli Stati Uniti." e naturalmente qualifica Israele come “brutto, vizioso, brutale” (http://www.salon.com/2015/02/25/its_ugly_it%E2%80%99s_vicious_it%E2%80%99s_brutal_cornel_west_on_israel_in_palestine_%E2%80%94_and_why_gaza_is_the_hood_on_steroids/ ).
Di fronte a un politico di lungo corso (com’è Sanders e com’è anche Corbyn in Gran Bretagna, anche se entrambi fanno i santerellini) che fa o dice qualche cosa la domanda non è perché ci crede lui, ma che cosa pensa di guadagnarci a dirlo, e dunque perché crede che il suo elettorato ci creda.
Bene, Sanders come Corbyn hanno pensato che un ottimo modo se non proprio il modo migliore di qualificarsi come leader della nuova sinistra fosse di prendere o lasciar prendere posizioni radicali contro Israele, sostanzialmente dando corso all’antisemitismo.
A me non interessa tanto sapere se nel fondo del loro cuore nutrano odio per Israele o addirittura per il popolo ebraico, quanto il calcolo che hanno fatto che sia conveniente dar voce pubblica agli odiatori di Israele e non prendere troppo le distanze da loro neppure quando si esprimono in maniera palesemente antisemita; e soprattutto che questo calcolo sia stato premiato dal voto: per Corbyn solo nelle elezioni interne ai laburisti (e forse nell’elezione del sindaco di Londra); per Sanders con i risultati davvero sorprendenti alle primarie.
Qualcosa del genere bisogna pensare di movimenti come Podemos in Spagna (che rischia di mangiarsi i gloriosi socialisti), Syriza in Spagna e buoni pezzi di sinistra sindacale intellettuale e politica in Italia, dai Cinque Stelle alla Fiom ai sindaci arancioni. Queste realtà sono ovviamente assai diverse fra loro, ma hanno temi simili: antiliberali, anticapitalisti, con tentazioni luddiste, un rimpianto per la “buona sinistra che fu”, magari anche del vecchio comunismo sovietico, maoista e guevarista; dunque dirigisti, statalisti, favorevoli al “primato della politica” sull’odiato mercato, nemici della libertà di opinioni perché convinti di essere, loro solamente, puri e onesti in un mondo di ladri; e infine filoislamici, filo-immigrazione e ovviamente fortemente anti-isreliani se non dichiaratamente antisemiti.
Il problema - non solo per noi sionisti, ma per l’Europa e la politica mondiale - è che questa è la sinistra che arriva e che in certi casi rischia di affermarsi o almeno di sostituire quella storica ormai istituzionale. Possiamo solo sperare che quest’ondata si sgonfi rapidamente e combatterla meglio che sappiamo. Ma bisogna dire che i veri nemici della libertà non sono i Salvini, i Hofer, i Wilder, le Le Pen, i polacchi e gli ungheresi, ma sono loro, i paladini senza macchia e senza paura di un progresso che come i gamberi procede verso il boicottaggio degli ebrei e la dittatura del politically correct.
Ugo Volli