Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 27/05/2016, a pag. 27, con il titolo "La 'pasionaria' islamica sotto accusa nella Londra di Khan", l'analisi di Enrico Franceschini.
Enrico Franceschini, grazie alla sua conoscenza di Israele, ha la giusta sensibilità per riconoscere quando c'è puzza di bruciato, come in questo caso. Da parte nostra non possiamo non sottolineare come il movimento studentesco inglese (7 milioni di studenti) abbia eletto a rappresentarli una studentessa musulmana che definire solo antisemita è poco. Così va la Gran Bretagna, l'Europa arriverà presto a rimorchio.
Enrico Franceschini
Malia Bouattia
La recente elezione della prima donna, nera e musulmana, alla presidenza della National Union of Students (Nus), volto ufficiale del movimento studentesco britannico, poteva essere un'occasione da celebrare come l'ennesima prova del multiculturalismo di questo Paese, la cui capitale ha già eletto Sadiq Khan, il primo sindaco musulmano. Invece sta suscitando polemiche senza precedenti. La neo-leader, Malia Bouattia, 28 anni, originaria dell'Algeria, è accusata di antisemitismo e sostegno allo Stato Islamico.
Le sezioni della Nus di Oxford, Cambridge, London School of Economics, King's College, University of Westminster e altre università inglesi minacciano di ritirarsi dall'associazione nazionale formando un'associazione alternativa di studenti. I giornali la presentano come un'estremista. Lei si difende, affermando di essere stata citata in modo erroneo e che le sue posizioni vengono deliberatamente travisate dai media. Ma la polemica, scoppiata per coincidenza insieme alle accuse di antisemitismo contro l'ex-sindaco di Londra Ken Livingston e altri esponenti del partito laburista, è tutt'altro che conclusa. Emigrata nel Regno con i genitori (il padre è un accademico) durante la guerra civile algerina, Bouattia è laureata in scienze politiche a Birmingham, dove sta conseguendo un dottorato di ricerca.
La controversia nei suoi confronti si basa principalmente su due episodi. Il primo è un documento in cui definiva l'ateneo di Birmingham, con la sua una numerosa comunità di studenti di origine ebraica, «un baluardo del sionismo», commento seguito da un articolo in cui parlava dell'oppressione dei «media sionisti» sul sud del pianeta. Il secondo incidente riguarda una mozione di condanna dell'Is da lei bloccata quando era dirigente nazionale, ma non ancora presidente, della Nus. «Non sono razzista né antisemita, e non ho mai difeso l'Is» replica ora Bouattia. Sul primo punto distingue tra anti-sionismo e anti-semitismo; sul secondo precisa che il linguaggio della mozione a suo parere era una condanna implicita di tutti i musulmani: quando la forma è stata cambiata, ha sbloccato la mozione. Ma per i suoi critici sono giustificazioni «totalmente insoddisfacenti».
Si fa notare che per Bouattia ogni trattativa di pace fra israeliani e palestinesi costituisce «un rafforzamento del colonialismo» e «la resistenza all'occupazione israeliana viene dipinta come terrorismo» dai media occidentali e "sionisti". Altri sottolineano che il metodo di elezione della National Union of Students va cambiato: pur rappresentando 7 milioni di studenti e avendo decine di migliaia di iscritti, solo il comitato direttivo vota il presidente, cosicché Malia Bouattia è stata eletta con soli 372 voti contro 328, un mandato forse troppo ristretto.
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