Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 27/05/2016, a pag. 16, con il titolo "Attenzione ragazzi, è pericoloso portare la kippah", il commento di Furio Colombo.
Furio Colombo
CARO FURIO COLOMBO, mi riferisco a un articolo che ho appena visto su Repubblica del 24 maggio. Racconta di un ragazzino malmenato in un parco di Milano perché indossava la kippah. Mi sembra un segnale pericoloso.
Maurizio
È PERICOLOSA LA RELATIVA INDIFFERENZA con cui fatti gravi di questo genere vengono raccontati come modesti atti di teppismo. Nel caso citato dal lettore, il rapporto della polizia dice testualmente che il ragazzino assalito, insultato e malmenato, ha riportato lievissime contusioni e - sulla base delle testimonianze raccolte da altri ragazzi - hanno descritto l'assalitore come "un bulletto della zona che dice anche nero di merda a un immigrato, e ciccione a un ragazzo obeso, solo per il gusto di insultare". Ovviamente si tratta di una piccola inchiesta per un fatto che, dal punto di vista dell'ordine pubblico, appare di poca importanza. Resta strano che "il bulletto", che a quanto pare agisce in una sua area territoriale, al punto da essere mentalmente schedato da molti frequentatori del parco, non è mai stato notato da un vigile urbano o da qualche adulto attivo nella zona, che non è isolata, che è un normale, popolato borgo cittadino.
Resta anche da domandarsi come mai questo "bulletto" di periferia (il diminutivo suggerisce che si tratti di persona molto giovane) abbia riconosciuto prontamente il berretto ebraico sulla testa di un ragazzino estraneo al quartiere, che era venuto da Roma a trovare, solo per quel giorno, degli amici milanesi, in un luogo privo di identificazioni salvo quello indicato nel verbale della polizia, "area di gioco nel verde cittadino". Interessante anche il dettaglio della testimonianza secondo cui il giovane protagonista della bravata "insulta tutti".
Ovvio che l'affermazione serve per dire che il soggetto in questione non è antisemita, ma solo maleducato. L'affermazione non è così ingenua per dei giovani testimoni improvvisati che, d'istinto, sanno come "normalizzare" l'accaduto, tipo "quello li (di cui però nessuno sa nulla, come se fosse Zorro) se la prende con tutti". Segue, implicita la frase "ma non ce l'ha con nessuno in particolare. È solo astioso". Insomma, il caso emerge perché è stato necessario chiamare la polizia urbana perché c'è stata una aggressione a un ragazzino italiano identificato come "ebreo". Ma poi il caso viene rapidamente sommerso da un giudizio di ovvia e tipica mini-brutalità cittadina, per non doversi porre il vero problema: allora, va bene così? Basta non portare la kippah per non provocare i bulletti? Dato il modo in cui viene data la notizia (parlo del modo in cui è stata raccolta e narrata da chi ha redatto il verbale) si direbbe che c'è una grande voglia di dire che qui nessuno è antisemita e che sarebbe sbagliato fare una gran storia da un evento così piccolo. Il dubbio, fondato, temo, è che non sia né piccolo né casuale.
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