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Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.05.2016 Nuovo esordio tra i quotidiani che disinformano: Il Dubbio di Piero Sansonetti
Con un pezzo di Daniele Zaccaria, fotocopia di Michele Giorgio

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 maggio 2016
Pagina: 11
Autore: Daniele Zaccaria
Titolo: «Israele, il falco Lieberman mette paura ai palestinesi»

Riprendiamo dal DUBBIO di oggi, 26/05/2016, a pag. 11, connil titolo "Israele, il falco Lieberman mette paura ai palestinesi", il commento di Daniele Zaccaria.

Il Dubbio, il nuovo quotidiano diretto da Piero Sansonetti, esordisce su Informazione Corretta. Lo fa nel peggiore dei modi, con un articolo che sembra la fotocopia di un pezzo di Michele Giorgio.

1) Viene dato ampio spazio alle voci palestinesi, che parlano di "deriva estremista da parte di Tel Aviv". Il giornalista non solo non mette in dubbio questa versione, ma non rettifica l'identificazione surrettizia di Tel Aviv come capitale di Israele: uno dei grandi classici della disinformazione contro lo Stato ebraico.

2) Nell'articolo il prefisso ultra- è utilizzato senza misura: tutto, in Israele, per il giornalista è oltranzista. Non una parola, invece, sul terrorismo palestinese.

3) Zaccaria dà anche prova di ignoranza quando scrive che Ysrael Beitenu, il partito di Lieberman, vive "capitalizzando i consensi dei milioni di immigrati dall'ex Unione sovietica". Vero è che molto ha influito sulla demografia israeliana l'arrivo di molti immigrati dall'ex Unione Sovietica, ma parlare di "milioni" è insensato, in un Paese che ospita in tutto poco più di sei milioni di ebrei e 8 milioni di persone in tutto. Gli immigrati di origine sovietica sono stati un po' più di un milione.

Ecco l'articolo:

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Avigdor Lieberman

Avigdor Lieberman rientra con il suo ingombrante corpaccione politico nel governo israeliano, stavolta come ministro della Difesa. Una nomina che sposta ancora più a destra il governo del premier Benjamin Netanyahu il quale, però, con l'ingresso degli ultranazionalisti di Ysrael Beitenu (sei deputati alla Knesset) allarga e fortifica la sua coalizione, obiettivo che persegue fin dalla vittoria di misura e a sorpresa del 2015; nelle ultime settimane aveva anche tentato di coinvolgere senza successo il leader laburista Isaac Herzog in un esecutivo di unità nazionale.

Ora dispone di una maggioranza di 67 parlamentari su 120. Ma soprattutto, come hanno fatto notare i principali organi d'informazione israeliani, è una nomina che rischia di inasprire ulteriormente le politiche del governo nei Territori palestinesi. Già ministro degli Esteri (2009-2012 e 2013-2015) Lieberman giura che non giocherà il ruolo del falco, che seguirà le indicazioni del premier e che ha abbandonato le guittezze e le intemperanze del passato: «Mi impegno a perseguire una politica ragionevole, equilibrata e responsabile», ha detto nella sua prima conferenza stampa, specificando in ogni caso che l'esercito «preserverà con determinazione la sicurezza di tutti gli israeliani».

La notizia è stata accolta con grande apprensione dall'Autorità palestinese che teme una deriva estremista da parte di Tel Aviv e un nuovo giro di vite nei Territori: «La nomina dell'ultranazionalista Lieberman costituisce una reale minaccia alla stabilità regionale e si tradurrà in apartheid, razzismo ed estremismo religioso e politico», sono state le durissime e ansiogene parole di Saeb Erakat, capo negoziatore dell'Anp. Sulla stessa falsariga le dichiarazioni da Gaza degli islamisti di Hamas: «Con Lieberman gli israeliani aumenteranno le occupazioni militari, il razzismo e le violenze».

Pur non essendo un partigiano del "Grande Israele" e neanche ostile in sé alla creazione di uno Stato palestinese, come leader di Ysrael Beitenu Lieberman vorrebbe il passaggio della minoranza arabo-israeliana sotto la tutela dell'Anp in cambio di tutte le colonie della Cisgiordania, uno scambio così iniquo che lo stesso Netanyahu ha più volte definito inaccettabile. Noto per il suo populismo e le sue esternazioni anti-arabe (una volta disse che bisognerebbe «decapitare con l'ascia» gli arabi israeliani sleali con lo Stato ebraico), nel corso degli anni ha sparato a zero sul presidente dell'Anp Abbas liquidato come «un terrorista diplomatico», ma non ha risparmiato parole al vetriolo contro lo stesso Netanyahu, «un bugiardo disonesto».

Nato 57 anni fa nella Repubblica Moldava nel corso della sua carriera i media gli hanno affibiato diversi e suggestivi soprannomi, «Zar», «Rasputin», «signor Kgb» a causa delle origini russe di cui conserva soprattutto il fortissimo accento. Lieberman è emigrato in Israele nel 1978, per un breve periodo ha lavorato come buttafuori in una discoteca, poi si è diplomato in scienze sociali e ha aderito al Likud il grande partito della destra. Nel 1999 crea il suo partito che diventa una realtà stabile nel panorama politico israeliano capitalizzando i consensi dei milioni di immigrati dall'ex Unione sovietica. Fermamente laico, lotta da anni per l'istituzione del matrimonio civile, che in Israele non esiste ed è favorevole al servizo militare per gli ultra-ortodossi. Grande difensore dei coloni, lui stesso vive con la sua famiglia in un insediamento nella Cisgiordania occupata.

Per inviare la propria opinione al Dubbio, telefonare 06/68803310, oppure cliccare sulla e-mail redazione@ildubbio.news


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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