Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 14, con il titolo "Israele potrà ora colpire l'Iran", il commento di Pino Nicotri.
Quello di Pino Nicotri è un articolo che gronda ostilità contro Israele. L'eventualità di un intervento di Gerusalemme contro il programma nucleare iraniano non è letta come una mera ipotesi di reazione all'imperialismo del regime degli ayatollah, ma come una opzione militare offensiva da parte dello Stato ebraico.
Il pezzo si chiude con una descrizione di Israele come Paese in preda all' "estremismo di destra". Un Paese tanto estremista da essere l'unico in tutto il Medio Oriente a garantire pari diritti a tutti i propri cittadini, a prescindere dall'appartenenza etnica, politica e religiosa: una domanda che sarebbe opportuno porre a Nicotri e al giornale che lo ha pubblicato.
Scrivere al direttore Pierluigi Magnaschi non servirà a molto, se pubblica su Israele pattumiera come i pezzi di Nicotri, ma vale comunque la pena, perchè sappia ciò che pensano i nostri lettori del suo giornale.
Ecco l'articolo:
Pino Nicotri
La prima notizia è che a dicembre Israele comincerà a ricevere dalla statunitense Lockheed Martin i primi due cacciabombardieri F-35 di un lotto di 19 velivoli, la cui autonomia ufficiale di volo con serbatoi standard è di 1.200 chilometri. A marzo dell'anno prossimo formeranno il primo squadrone dell'ultimo nato della serie F della Lockheed Martin nonché il primo squadrone di velivoli detti stealth, letteralmente «furtivi», perché invisibili ai radar. È previsto un secondo squadrone di altri 19 F-35.
La seconda notizia è che gli F-35 israeliani avranno il serbatoio con capacità superiori del 30-40% rispetto i modelli standard, portando così il raggio d'azione a 1.700 chilometri. La terza notizia è che di conseguenza ciò che fino a oggi è stato impossibile diventa se non possibile almeno meno impossibile. Fino ad ora un attacco aereo di Israele ai centri iraniani sospettati di lavorare per realizzare ordigni nucleari è rimasta solo una minaccia propagandistica. Minaccia però impossibile da realizzare per due motivi: 1) - l'impossibilità di ottenere il permesso di sorvolo dei Paesi che separano Israele dall'Iran; 2) - la mancanza di aerei capaci di andare fino in Iran senza dover fare rifornimento di carburante in volo esponendosi così in modo suicida ai missili contraerei dei Paesi sorvolati abusivamente.
Dall'inizio del prossimo anno però, con le consegne degli F-35, la possibilità di un colpo di mano israeliano entrerà nel novero delle cose non del tutto impossibili. E' dal 1993 che il generale Ephraim Sneh, uno degli ufficiali che nel '76 guidò il raid all'aeroporto di Entebbe, grida che «l'Iran è pericolo strategico per lo Stato di Israele», e in tempi recenti ci ha tenuto a specificare: «Non parliamo di risposta a un attacco iraniano, a Israele spetta infatti la prima mossa. La rappresaglia iraniana sarebbe dolorosa, ma sostenibile", calcolata in sole 600 vittime civili. Ma a parte Sneh, l'estremismo di destra sta prevalendo al punto che perfino Ehud Barak e Tzipi Livni, rispettivamente l'ex ministro della Difesa e l'ex ministro degli Esteri che guidarono l'invasione di Gaza del 2008-2009 con bombardamenti che in pochi giorni uccisero quasi 1.500 persone (su una popolazione totale di un milione e mezzo), la settimana scorsa hanno dichiarato che «Israele è stata infettata dai germi del fascismo» e specificato: «Guardate Netanyahu e il suo governo. Allarmi son fascisti».
Parole alle quali si sono affiancate quelle del ministro della Difesa Moshe Ya'alon: «Le correnti più estremiste della destra nazionalista intendono governare il nostro Paese. Non è più soltanto un campanello d'allarme. Svegliatevi». Ya'alon, il 20 maggio, si è dimesso anche dal parlamento. E bene ricordare che una delle varie opzioni sottoposte alla Casa Bianca dall'influente think thank Saban Center for Middle East Policy per risolvere la grana del «labirinto Iran» ne comprende una che si intitola significativamente «Ci pensa Bibi», dove Bibi è il diminutivo di Benjamin col quale è comunemente indicato Netanyahu. Si tratta dell'opzione che prevede un colpo di testa militare di Bibi Netanyahu contro l'Iran, con l'inevitabile reazione che obbligherebbe gli Usa a intervenire militarmente per difendere Israele.
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