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La Stampa Rassegna Stampa
24.05.2016 Il Grande Imam di Al Azhar incontra Papa Francesco, ma predica odio contro ebrei e Israele
Commento di Francesca Paci, editoriale del Foglio

Testata: La Stampa
Data: 24 maggio 2016
Pagina: 11
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Il sunnita moderato che condanna 'i criminali dell'Isis' - Il Papa prova a fare la pace con al-Azhar»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/05/2016, a pag. 11, con il titolo "Il sunnita moderato che condanna 'i criminali dell'Isis' ", il commento di Francesca Paci; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Il Papa prova a fare la pace con al-Azhar".

Il Grande Imam di Al Azhar Ahmed al-Tayyb sostiene la lotta dell'Egitto di Al Sisi contro la Fratellanza Musulmana. Le sue posizioni su ebrei e Israele, però, sono tutt'altro che pacifiche e concilianti, come aveva chiaramente espresso dopo il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Per l'imam "moderato" occorre “l’unità contro il nemico sionista” e "gli ebrei lavorano per sabotare l’unità islamica e l’unità egiziana": più chiaro di così...

Riprendiamo il commento di un nostro lettore, Donato Grieco, sulla vicenda:

Oggi Papa Francesco ha abbracciato in Vaticano il Grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al Tayyb, paragonabile al "Papa dell'islam maggioritario sunnita", dicendo che il “nostro incontro è un messaggio contro il terrorismo”. A proposito di terrorismo, leggete cosa disse Ahmed Al Tayyb il 4 aprile 2002: “La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici di Allah. I paesi, governanti e sovrani islamici devono sostenere questi attacchi”. Nel 2003 Al Tayyb confermò: “Le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al cento per cento secondo la legge islamica”. E leggete cosa pensa il Grande imam di Al Azhar della violenza dei mariti sulle donne: ”Secondo il Corano prima si ammonisce, poi si dorme in letti separati, infine si colpisce".

Ecco gli articoli:

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Papa Francesco con il Grande Imam di Al Azhar Ahmed al-Tayyb

LA STAMPA - Francesca Paci: "Il sunnita moderato che condanna 'i criminali dell'Isis' "

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Francesca Paci

Per i sostenitori di Al Sisi, il Grande Imam di Al Azhar Ahmed al-Tayyb, prima ancora del sapiente a cui il presidente egiziano ha affidato nel 2015 l’ambizione di riformare l’islam, è il temerario Shaykh, che nell’estate del 2012 abbandonò piccato il giuramento del neoeletto Morsi all’Università del Cairo per essere stato relegato in seconda fila. Nell’Egitto polarizzato di oggi, insomma, Al Tayyb è soprattutto il più credibile avversario religioso dei Fratelli Musulmani, che l’hanno accusato a lungo di aver scalato i vertici di al Ahzar grazie al tesseramento al partito di Mubarak (suo mentore) ma che sono per ora fuori dai giochi.

Classe 1946 e origini sufi risalenti all’Alto Egitto, al-Tayyb è considerato il più moderato tra i chierici della vecchia leadership sunnita. Negli ultimi anni il Grande Imam ha tuonato a più riprese contro il settarismo che demonizza gli sciiti infiammando la Siria e ha condannato ad alta voce «i criminali» dell’Isis (rifiutandosi però sempre di chiamarli eretici o apostati). La sua posizione è netta, il Califfato di al Baghdadi è estraneo all’islam e gli assassini che lo sostengono meriterebbero «la crocifissione» (affermazione quest’ultima applaudita dagli spaventati cristiani copti egiziani ma non dai nemici dell’occhio per occhio).

Al-Tayyb si adopera da tempo per colmare il gap tra Oriente e Occidente ampliatosi all’indomani del discorso di Papa Ratzinger a Ratisbona. Nella sua biografia non mancano però momenti ambivalenti, come quando alla fine del 2011, durante una manifestazione all’università al Ahzar contro la «giudaizzazione» di Gerusalemme, si trovò allineato ai detestati Fratelli Musulmani nel sostenere che «gli ebrei lavorano per sabotare l’unità islamica e l’unità egiziana» (il «New York Daily News» lo definì antisemita). In un’intervista del 2015 a «La Stampa» ribadì l’urgenza di riformare l’islam glissando però sul ruolo dell’Arabia Saudita che punisce agli atei a frustate.

Dopo una carriera decennale da teologo la sfida vera di al- Tayeb, alla guida di un’istituzione equiparata al Vaticano sunnita, è quella odierna. In mancanza di un clero nell’islam, il Grande Imam fronteggia ogni giorno sfide di legittimità da parte di qualsiasi auto-nominata autorità religiosa voglia contendergli il cuore dei musulmani. È una sfida epocale che ci riguarda tutti. Per questo, sulla carta, la nuova Costituzione egiziana ha sancito la piena indipendenza di al Ahzar.

IL FOGLIO: "Il Papa prova a fare la pace con al-Azhar"

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E’durato trenta minuti il colloquio tra il Papa e il Grande imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb, ricevuto ieri in Vaticano. I temi del vis-à-vis erano quelli preparati da tempo dalle rispettive diplomazie (per la Santa Sede, il cardinale Jean-Louis Tauran) e cioè il “comune impegno per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel medio oriente e la loro protezione”. Quest’ultimo punto è il più significativo, considerato che la profonda frattura tra il Vaticano e la principale istituzione sunnita sul pianeta era stata prodotta proprio in seguito alla condanna fatta da Benedetto XVI contro l’attentato a una chiesa di Alessandria d’Egitto, cinque anni fa.

La reazione di al Tayyeb fu durissima, con il Papa che veniva accusato di intromettersi in vicende di uno stato estero e il conseguente congelamento d’ogni rapporto. In realtà, il grande imam – anche per pressioni interne – colse la palla al balzo per far pagare a Roma la lectio magistralis di Ratisbona del 2006, si notò fin da subito oltretevere. Per la linea politicamente realista vaticana era fondamentale riallacciare i rapporti con il più credibile e autorevole interlocutore sunnita, soprattutto in un’ottica anti fondamentalista, benché i dubbi sulla propensione pacifica di al Tayyeb – che ha ricevuto da Francesco il Medaglione dell’ulivo della pace – non manchino. Dopotutto, se è vero che per i terroristi califfali ha invocato “la crocifissione” o almeno “il taglio dei piedi e delle mani”, è lo stesso che ha ammesso la liceità del martirio contro gli israeliani, auspicando “l’unità contro il nemico sionista”.

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