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La Stampa Rassegna Stampa
22.05.2016 Il Sinai confina con Israele: è bene ricordarlo
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 22 maggio 2016
Pagina: 11
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Al Qaeda lancia la sfida all'Isis e punta verso la penisola del Sinai»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/05/2016, a pag.11, con il titolo "Al Qaeda lancia la sfida all'Isis e punta verso la penisola del Sinai", l'analisi di Giordano Stabile.

Un pezzo da leggere con attenzione, perchè introduce in maniera molto documentata perchè è indispensabile la presenza in Egitto di un governo in grado di affrontare il terrorismo islamico con la durezza necessaria. Ciò che avviene nella Penisola del Sinai dovrebbe essere sotto il controllo del Cairo, ma il governo di Al Sisi non è ancora riuscito a debellare la Fratellanza musulmana all'interno, nè a fare piazza pulita nel Sinai, che confina con Israele.  Una situazione preoccupante, che dovrebbe provocare una diminuzione delle chiacchiere pacifiste dei vari 'shalom achshav', viste le minacce con le quali deve confrontarsi il governo di Gerusalemme.


Giordano Stabile

Ecco il pezzo: 

AI Qaeda lancia la sfida all'Isis anche in Egitto e punta a fare di tutto il Nord Africa un suo territorio di caccia, in aperta competizione con i piani del Califfato. Fra l'erede di Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri e il califfo Abu Bakr al-Baghdadi il duello si sposta nel più importante Paese arabo, dove lo Stato islamico ha colto alcuni dei suoi ultimi successi come l'abbattimento dell'Airbus della compagnia russa Metrojet sopra il Sinai, lo scorso 31 ottobre. E forse anche di quello dell'Egyptair, se pure non è sicura la matrice dell'attentato e ieri sera non c'era ancora una rivendicazione. Dopo il discorso Al Zawahiri l'8 maggio, che invitava tutti i jihadisti a unirsi in Siria per creare un emirato retto dalla sharia, il 19, giorno della scomparsa dell'Airbus, è stato un comandante di spicco, Mokhtar Belmokhtar, a chiedere ai fedeli nordafricani di combattere la jihad nelle file dell'organizzazione «giusta». E per la prima volta il «Guercio», autore dei più feroci attentati nel Maghreb, ha citato anche i «fratelli mourabitounes» egiziani. I Mourabitoun sono un sottogruppo di Al Qaeda guidato dallo stesso terrorista algerino, dato almeno tre volte per morto, ma sempre in prima linea, dall'Algeria alla Costa d'Avorio. Il discorso, in linea con quello di Al-Zawahiri, è un appello ad attaccare i governi laici, retti da raiss alleati dell'Occidente o dei russi, ma anche all'hajira, cioè l'emigrazione nei territori controllati dagli islamisti, in particolare nel Nord del Mali, dove hanno base i seguaci di Belmokhtar. Segno che tutte le branche di Al Qaeda vedono il Califfato di al-Baghdadi in una crisi definitiva e offrono un rifugio agli jihadisti dell'Isis allo sbando. La novità del discorso del «Guercio» è però l'attenzione per l'Egitto. Al Cairo è attiva una cellula qaedista con stesso nome Mourabitoun, fondata da Abu Omar al Muhajir al-Masri, un ex ufficiale dei servizi militari. I Mourabitoun si sono specializzati in attacchi a giudici e uomini dell'esercito. Agiscono in concorrenza con Ansar al-Baqtis, che è l'alleato egiziano dell'Isis con roccaforte nel Sinai. E proprio la penisola è l'unica provincia, assieme alla Libia, dove il Califfato ha continuato a espandersi. Lo stesso Al-Masri ha militato in Ansar al-Baqtis, ma l'ha lasciato quando il gruppo si è unito all'Isis. In Egitto potrebbe quindi ripetersi lo schema della Siria, dove Al Nusra, affidata ad Al Qaeda, contende il controllo del territorio all'Isis e soprattutto cerca di prendere la leadership di tutti i gruppi islamisti. Al-Zawahiri, egiziano, ha usato nel discorso dell'8 maggio parole durissime contro i rivali e ha bollato per la prima volta come «Khawarji», cioè estremisti da eliminare, i seguaci dell'Isis. L'entrata in campo di Belmokhtar, che come l'Isis vede nel Sinai la «porta di accesso» per la riconquista di Gerusalemme, segna un'accelerazione della guerra di propaganda per reclutare mujaheddin, che di solito precede lo scontro sul terreno.

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direttore@lastampa.it

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