Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/05/2016, a pag. 17, con il titolo "Khan andrà oltre Blair e sarà il nuovo leader di una sinistra globale", l'intervista di Enrico Franceschinia Anthony Giddens.
Anthony Giddens è stato rettore della London School of Economics, un istituto largamente egemonizzato dai petrodollari arabi, e dunque corrotto. Di conseguenza le opinioni che Giddens esprime non possono che essere condizionate da questo fondamentale aspetto.
Quello che si annuncia - ben al di là delle parole di Giddens - è un futuro nero per il multiculturalismo. Un futuro in cui mostrerà il suo volto fallimentare. Un'opinione, quindi, priva di attendibilità.
Ecco l'intervista:
Enrico Franceschini
Anthony Giddens
L’inventore della Terza Via intravede una nuova strada per il centro-sinistra: con Sadiq Khan nei panni di pilota. Anthony Giddens, sociologo che negli anni Novanta produsse la teoria riformista con cui Blair, Schroeder e altri conquistarono il potere in Europa, vede nel nuovo sindaco di Londra un modello per superare sia il “blairismo”, sia la risposta «da anni Settanta» con cui il leader laburista Jeremy Corbyn cerca di affrontare i problemi odierni. «Khan potrebbe diventare il leader di un avant-garde Labour, un nuovo tipo di progressismo», dice a Repubblica l’ex-rettore della London School of Economics, membro della camera dei Lord.
Perché Khan ha vinto? «Per il desiderio dell’elettorato di contro- bilanciare il potere dei conservatori. Non solo a livello locale: Londra è un palcoscenico nazionale. Il partito laburista sotto Jeremy Corbyn non è finora riuscito a creare un alto profilo per l’opposizione. Oggi Khan simboleggia di fatto l’alternativa a Cameron».
Cosa rappresenta la sua vittoria per i laburisti? «È un riallineamento del centro-sinistra. Sia l’ala moderata sia quella radicale del Labour cercano di appropriarsi del suo successo, ma finora Khan è stato attento a prendere le distanze da entrambe. La sua elezione potrebbe essere l’inizio di una nuova strada, una via che supera Blair e Corbyn indicando il futuro della sinistra».
Cosa lo differenzia da Blair? «La maggiore attenzione all’ineguaglianza, la consapevolezza che non si può dare mano libera alle forze del mercato e l’impegno a investire di più in infrastrutture a lungo termine. Tre punti che erano i limiti del blairismo».
E cosa lo distingue da Corbyn? «Corbyn mette il dito su alcuni problemi reali, come la crescente disparità sociale, il gap ricchi-poveri, l’elusione fiscale, ma offre risposte da radicalismo anni Settanta, basate sull’intervento dello stato nell’economia, protezionismo, chiusura nel recinto dei propri sostenitori tradizionali. Ricetta con cui è difficile vincere le elezioni. Khan dà la priorità a governare, non si accontenta di un’opposizione idealista, cerca risposte nuove».
Lei che è stato il teorico della Terza Via intravede in Khan un’evoluzione del pensiero riformista? «In campagna elettorale, ma con voce anche più forte dopo essere stato eletto sindaco, Khan predica la necessità per il centro-sinistra di rivolgersi a un pubblico più ampio, di conquistare consensi in tutti i settori della società e di utilizzare nuovi modelli per stimolare crescita e occupazione. Alla sinistra, come ha detto lui stesso, serve una tenda più grande. Rispetto agli anni Settanta, punto di riferimento dell’ideologia di Corbyn, e ai Novanta, in cui è andato al potere Blair, guarda all’innovazione tecnologica, alla rivoluzione digitale, all’intelligenza artificiale. Potrebbe diventare il leader di una nuova via per il centro-sinistra. Per un Labour d’avanguardia».
Che messaggio può dare all’Islam? «È il primo sindaco musulmano di una grande città europea. La sua elezione offre speranza ai musulmani che vivono in Europa e anche a quelli che vivono altrove: dimostra che la miscela di tolleranza multietnica e meritocrazia democratica dell’Occidente premia chiunque, indifferentemente dalle origini etniche, di classe e religione. Avrà un’influenza globale, come dimostrano i commenti in America e nel resto d’Europa. Certo, non basta un sindaco musulmano a proteggere Londra dal terrorismo: per l’Is, Khan è un eretico. Manda però un messaggio importante ai musulmani moderati».
Quali dovrebbero essere le sue priorità come sindaco? «Londra ha tre problemi all’orizzonte: le case troppo care, l’inquinamento troppo alto e la costante minaccia della sicurezza. Per affrontarli, dopo due sindaci populisti di segno opposto, il laburista Livingston e il conservatore Johnson, ha finalmente un primo cittadino non populista: un leader pragmatico, il quale capisce che il sindaco di una grande città deve per forza essere pro-immigrazione, pro-business e pro-Ue. Creando una tenda di opportunità, libertà e tolleranza sotto cui c’è posto per tutti».
Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante