Riprendiamo dal MATTINO di oggi, 16/05/2016, a pag. 14, la breve "In due film le paure di Israele".
In una breve, che dovrebbe descrivere i film del Festival di Cannes,secondo il Mattino israeliani e arabi palestinesi sono immersi in "brutalità". Chi ha compilato la breve non ha evidentemente mai visitato Israele, un Paese di cui tutto si può dire fuorché che sia "brutale". E se di brutalità si deve parlare, allora deve rivolgersi al terrorismo palestinista. L'estensore della breve non sa che il cinema israeliano affronta tutti i temi che riguardano la società, anche quelli più seri e delicati, come i due proiettati al Festival.
Ha poco senso anche la titolazione, Israele non ha 'paura', infatti viene registrato all' 11° posto tra i popoli più felici al mondo (l'Italia è al 55°).
Ecco la breve:
Tre donne israeliane
Ormai da una decina d'anni i cinefili più avvertiti scommettono regolarmente sul cinema israeliano come autentica voce nuova nel panorama internazionale. Adesso, grazie ai due film israeliani in gara la tendenza è confermata. "Beyond the mountains end the hills" di Eran Kolirin ha per protagonista un soldato che ritorna alla vita civile dopo più di 20 anni e finisce stritolato. "Ono week a day" di Asaph Polonsky mette in scena l'implosione di una famiglia a cui è morto il figlio.
Due storie private in cui l'ombra della guerra, la paura delle esplosioni, lo scontro tra israeliani e palestinesi non sono nemmeno più un'eco di fondo, un segno della brutalità in cui le comunità sono immerse.
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