Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/05/2016, a pag. 49, con il titolo "L'elezione di un sindaco, la vittoria di una città", la lettera di Carmen Bellavista e la risposta di Sergio Romano.
L'inno di Sergio Romano al multiculturalismo di Londra è decisamente prematuro. Aspettiamo di vedere quello di cui sarà capace Sadiq Khan prima di giudicarne l'operato, con la consapevolezza però che la sua elezione si inserisce nel complessivo slittamento del partito laburista inglese su posizioni sempre più massimaliste - l'amicizia con Hamas e Hezbollah di Corbyn e in decine di casi dichiarazioni antisemite - e su una ostilità sempre più manifesta nei confronti dell'unica democrazia del Medio Oriente, Israele.
Le lodi di Romano, dunque, sono come minimo premature e non supportate da fatti. Per non dire del passato di Sadiq Khan, come ha raccontato Ugo Volli in questa pagina: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=62343
Ma Romano sorvola, evita, dimentica, cancella, nasconde, dissimula ...
Ecco lettera e risposta:
Sergio Romano
Sadiq Khan
Come valuta l’elezione a sindaco di Londra di Sadiq Khan, figlio di emigrati pachistani, musulmani dichiarati? Può essere un vantaggio per l’integrazione, oppure una presa d’atto di quello che sarà il Paese nei prossimi decenni?
Carmen Bellavista
carmenbellavista@outlook.com
Cara Signora,
In queste elezioni il vincitore è anzitutto la città. Sadiq Khan ha un profilo politico e individuale molto interessante. È un devoto musulmano, ha fatto un pellegrinaggio alla Mecca, non beve alcolici, e se un incarico pubblico comporta l’obbligo di un giuramento, chiede di giurare sul Corano. Ma il suo programma è fondamentalmente laico, nella migliore tradizione del socialismo europeo e del laburismo britannico. Quando gli è stato rimproverato di avere frequentato persone sospette di jihadismo, ha risposto che gli avvocati vengono in contatto con gente di ogni risma senza necessariamente condividerne le idee.
Ma non sarebbe diventato sindaco, probabilmente, né a Parigi, né a Berlino. E non sarebbe stato eletto, probabilmente, neppure nella Londra di trenta o quaranta anni fa. La città che lo ha scelto ha oggi otto milioni di abitanti, è con Wall Street il maggiore centro finanziario del mondo, ha una popolazione che parla complessivamente, secondo il Financial Times , 300 lingue e in cui il numero delle persone nate all’estero rappresenta il 35% del totale. Fra un paio di mesi Londra potrebbe essere la capitale di un Paese che non appartiene alla Unione Europea, ma oggi è certamente la città europea che ospita il maggior numero di cittadini della Ue, fra i quali, tanto per fare un esempio, circa mezzo milione di francesi. L’Inghilterra è ancora cristiana e la sua regina è ancora «defensor fidei» (il titolo che il papa dette a Enrico VIII quando il re d’Inghilterra era ancora nelle grazie del papato).
Ma Londra è ormai post cristiana. I due principali candidati al seggio di sindaco, negli scorsi giorni, erano un musulmano, Sadiq Khan, e il discendente di una famiglia ebrea, Zac Goldsmith. Nella grande maggioranza degli elettori, la loro affiliazione religiosa non ha avuto probabilmente alcuna importanza. Hanno votato Khan perché la città era stata amministrata per 0tto anni da un sindaco conservatore e la svolta a sinistra, in questo momento, piaceva alla maggioranza degli elettori. Nel 2005 Londra fu vittima di un sanguinoso attentato nella sua ferrovia metropolitana e un anno dopo fu bersaglio di un attentato sventato nel maggiore aeroporto della città. Ma il voto a Khan dimostra che la città non confonde i fanatici di Al Qaeda e dell’Isis con i suoi cittadini musulmani. Siamo davvero certi che il multiculturalismo sia un esperimento fallito?
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