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La Stampa Rassegna Stampa
03.05.2016 Armi chimiche: Assad le usa di nuovo, l'Occidente tace
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 03 maggio 2016
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Assad usa i gas contro il Califfo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/05/2016, a pag. 17, con il titolo "Assad usa i gas contro il Califfo", la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Assad e l'utilizzo dei gas

Torna il sospetto che le forze armate di Bashar al-Assad abbiano usato armi chimiche. Circa dieci giorni fa, nella battaglia attorno alla base aerea di Dumair, a circa 50 chilometri a Nord-Est di Damasco, l’esercito si sarebbe trovato in difficoltà per un attacco a sorpresa dell’Isis e avrebbe usato proiettili al gas nervino sarin per respingere l’assalto. Un altro episodio sarebbe avvenuto vicino a un’altra base negli stessi giorni.
Per Damasco la conservazione delle basi, usate per i raid su tutti i fronti della Siria centrale, era vitale. E lo stesso Isis ha usato più volte armi chimiche, iprite, contro le forze curde e anche contro l’esercito regolare, a Deir ez-Zour. Ma, se fossero confermate le indiscrezioni rivelate dal quotidiano israeliano «Haaretz», sarebbe comunque una violazione dell’accordo fra il governo siriano e l’Onu.

L’intesa era stata raggiunta del settembre del 2013. Ad agosto una serie di bombardamenti con razzi al sarin aveva ucciso 1300 persone nei sobborghi orientali di Damasco, controllati dai ribelli. Regime e insorti si erano accusati reciprocamente, ma i maggiori sospetti erano su Assad, tanto che gli Stati Uniti stavano per compiere un blitz. Un’intesa all’ultimo momento con la Russia evitò l’intervento.

Dall’inizio del 2014 le scorte di Damasco sono state portate all’estero e distrutte, ma secondo l’intelligence occidentale il regime ha conservato un piccolo quantitativo a difesa del presidente. Le indiscrezioni di «Haaretz» arrivano anche sull’onda delle ultime stragi ad Aleppo, con l’aviazione governativa che ha colpito più volte anche ospedali nei quartieri ribelli.

In 10 giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ad Aleppo sono morte 250 persone nei raid dell’aviazione e per i razzi e i colpi di mortaio dei ribelli. Regge invece la tregua parziale, di 72 ore, nelle province di Damasco e Lattakia. Il segretario di Stato americano John Kerry sta cercando disperatamente di allargarla. A Ginevra ha incontrato l’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura, i ministri degli Esteri di Arabia Saudita e Giordania, e ha detto: «La situazione in Siria è per molti aspetti fuori controllo»
Poi Kerry ha chiamato il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov. I due si sono detti d’accordo sull’estensione della tregua, ma restano i contrasti sui gruppi ribelli che dovrebbero essere inclusi. «Ci stiamo avvicinando ad una zona di comprensione», ha commentato Kerry. Mosca però insiste nel considerare terroristi anche Jaysh al-Islam e Ahrar al-Sham, formazioni sostenute dalle potenze sunnite, prime fra tutte Arabia Saudita e Turchia.

Il presidente americano Obama spera ancora che Mosca faccia «le dovute pressioni». Ma non ritiene «praticabile l’ipotesi» di «zone di sicurezza» per i civili che la cancelliera Angela Merkel aveva rilanciato durante la sua visita in Turchia la scorsa settimana. La presenza militare russa, che avrebbe rafforzato le basi nella provincia di Lattakia anche con missili balistici a corto raggio Iskander, rende impossibile imporre alcunché in Siria, a meno di uno scontro aperto con Mosca.

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