Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 29/04/2016, a pag.13, con il titolo " Perché Heidegger si sbagliò sugli ebrei, una critica teologica dei «Libri neri» " il commento di Riccardo de Benedetti.
Martin Heidegger
Ci chiediamo che senso abbia ancora oggi chidersi perchè Martin Heidegger si sia sbagliato sugli ebrei , come recita il commento di Riccardo De Benedetti. Tanto varrebbe porci la stessa domanda su Hitler, che anche lui si sia 'sbagliato' sugli ebrei ? Domanda perlomeno ambigua, che nasconde il tentativo di presentare -ripulendola- l'immagine nazista del filosofo di Hitler, operazione già messa in atto da Donatella Di Cesare, ex vice presidente - poi dimissionaria dopo la pubblicazione dei Quaderni Neri- della Fondazione tedesca creata per onorare Heidegger. Heidegger era un nazista, punto e basta. Lo si studi pure, ma senza sbianchettature.
Ecco il pezzo:
Qualche ora prima di sequestrare Faye Dunaway, Robert Redford citofona a Ralph Heidegger, malo trova già morto, ucciso dalla spia Joubert (con il volto di Max von Sydow). E una sequenza dei Tre giorni del Condor, insuperato thriller di Sydney Pollack (1975). Non so se un Heidegger nel film che denuncia i metodi opachi della Cia sia intenzionale. Ma «macchinazione» è la parola chiave che attraversa i «Libri neri», i taccuini privati in questi anni resi pubblici per volere di Martin Heidegger stesso, che tanta giusta polemica hanno visto crescersi intorno. Martin attribuisce agli ebrei il monopolio della macchinazione suprema: popolo di sradicati non possono che produrre sradicamento, il quale provoca sottomissioni e sfruttamenti, il maggiore nei confronti della tecnica. La posizione di Martin Heidegger è simile a quella dei superiori che le :4: evano i rapporti del Ralph Heidegger del film. Martin si fa un'idea del mondo su rapporti non attendibili, come/ protocolli dei «,savi anziani» di Sion, o luoghi comuni appresi nella hütte della Foresta Nera, da cose così, naturalmente false, trae motivi per confezionare teorie filosofiche. Il risultato è che anche la sua filosofia non riesce più a distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto. Una carenza grave per chi padroneggia storia, metodo e linguaggi della filosofia occidentale come pochi, forse unico. Anzi, una responsabilità inemendabile. Le radici filosofiche del fraintendimento sono analizzate da Alberto Anelli, della Facoltà lëologica dell'Italia Settentrionale, nel suo libro. La vicenda di Heidegger indica forse una semplice, ma significativa, incrinatura nell'assunto prevalente che un errore filosofico non può che essere spiegato da un altro errore filosofico; in altre parole, che non si riesca a sottrarre alla filosofia la sua aurea filosofica, fosse pure per ricondurla alla sua essenza - che so - spionistica. Heidegger si è sbagliato sugli ebrei; si è sbagliato nell'appoggiare il nazismo e la pretesa di correggere la macchinazione introducendone un'altra e più feroce. La filosofia si sbaglia nel considerare questa somma di errori solo come macroerrore filosofico da governare con gli stessi strumenti che lo hanno prodotto. Con rigore professionale il libro cerca di risolvere un buon numero dei problemi posti da Martin, soprattutto legati alla considerazione del «male»; da tali problemi occorrerebbe però tentare di uscirci e con Heidegger non è ancora stato fatto, o non completamente. Con Anelli però qualche punto fermo si è raggiunto.
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