Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/04/2016, a pag. 14, con il titolo "Ci voleva il re del Marocco per svelare le verità sulle Primavere arabe", il commento di Souad Sbai.
Souad Sbai
Primavera, estate, autunno e inverno... arabi
«Dopo quella che è stata presentata come un “primavera araba” che ha causato tanta devastazione, desolazione e drammi umani viviamo oggi un autunno disastroso». Sono le parole del re del Marocco, Mohammed VI, citate ufficialmente dall’ambasciata del Paese magrebino in un discorso rimbalzato anche sui media italiani. Ma con molto poco risalto... E non c'è da sorprendersene. Mohammed VI tocca un nervo scoperto della “versione ufficiale”: il sovrano afferma chiaro e tondo che dietro le cosiddette «primavere arabe» non c'è altro che «l'intento di mettere le mani sulle risorse degli altri Paesi arabi e di spezzare le esperienze di successo di altri Stati, come il Marocco, minando il suo modello nazionale originale, che ne è elemento di distinzione». Una guerra contro le nazioni, contro le realtà che non si sono piegate alla globalizzazione.
Le dichiarazioni di Mohammed VI sono state rilasciate durante il summit Paesi Arabi del Golfo il 20 aprile scorso. Il Marocco è preoccupato per la situazione del mondo arabo e musulmano: Mohammed ha denunciato le mene che hanno portato alla distruzione degli Stati della Mesopotamia (Siria e Iraq), ha ribadito la politica di Rabat di rispetto delle sovranità nazionali e - di converso - ha paventato l'esistenza di tentativi di suscitare secessionismi e guerre civili per colpire la stabilità delle nazioni arabe: «Ci troviamo dinnanzi a complotti che puntano a minare la nostra sicurezza collettiva». Un’accusa generica, ma chiara.
Chiunque conosca un po’ la storia delle “primavere arabe” sa cosa ci sia dietro quelle rivolte. E quanto poco “primaverile” sia il vento che ora soffia nei paesi sconvolti da quelle sommosse. Ma il confronto fra “primavere arabe” e “autunno” non è affatto una metafora poetica. È la tragica realtà dietro agli entusiasmi faciloni di chi, dalla sponda nord del Mediterraneo, crede alla versione ufficiale data dai media di ciò che è avvenuto dall'altra parte del mare.
Una realtà che non buca lo schermo, non rimbalza sui giornali, non viene detta alla radio. E quando esce fuori è marchiata come “complottismo” e liquidata con sufficienza e sorrisetti di scherno. Quando nel 2013 usciva «Da Tunisi a Istanbul. Viaggio nella primavera mai raccontata» (Armando Curcio Editore) anche su quelle pagine si confrontava la “primavera araba” immaginata con la dura realtà del “gelido autunno” che ne sarebbe scaturito e degli inconfessabili interessi internazionali che muovevano come burattinai i fili delle masse scese nelle piazze. Complottismo? Ora provate a dire al re del Marocco che è un complottista…
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