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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.04.2016 25 aprile a Roma e Milano: basta aggressioni alla Brigata ebraica
Gabriele Isman intervista Ruth Dureghello, Paola D'Amico intervista Emanuele Fiano

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Gabriele Isman - Paola D'Amico
Titolo: «'Noi in via Tasso con Napolitano per dire basta alle aggressioni' - 'Ignoranti e marginali, è un errore collocare Israele sempre a destra nella rilettura della storia'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/04/2016, a pag. 7, con il titolo "Noi in via Tasso con Napolitano per dire basta alle aggressioni", l'intervista di Gabriele Isman a Ruth Dureghello; dal CORRIERE della SERA, a pag. 7, con il titolo "Ignoranti e marginali, è un errore collocare Israele sempre a destra nella rilettura della storia", l'intervista di Paola D'Amico a Emanuele Fiano.

Ecco le interviste:

LA REPUBBLICA - Gabriele Isman: "Noi in via Tasso con Napolitano per dire basta alle aggressioni"

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Gabriele Isman

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Ruth Dureghello

«È andata bene, ma questa scelta ci è costata tanto: la comunità ebraica non era mai mancata dove il 25 aprile venivano ricordati i partigiani e la Resistenza, ma quest’anno non c’erano le condizioni per partecipare al corteo». A fine giornata Ruth Dureghello, numero uno degli ebrei romani, è stanca ma felice. È stata lei ad accogliere Giorgio Napolitano e il Commissario straordinario del Campidoglio Francesco Paolo Tronca al Museo della Liberazione di via Tasso, in quegli spazi dove duemila antifascisti furono torturati dalle Ss di Kappler e dove ieri si è tenuta una vera e propria contromanifestazione. «È il luogo dove meglio si può rendere omaggio alla resistenza romana celebrando il 25 aprile» dichiarerà poi Napolitano.

In via Tasso avete portato anche il vessillo della Brigata ebraica, che non ha voluto partecipare al corteo dell’Anpi. «È il Museo nazionale della Liberazione ed è giusto onorare e ricordare chi ha reso possibile la Liberazione: tra loro anche partigiani ebrei come Elio Toaff, Leone Ginzburg e Alberto Terracina che è ancora vivo. Per questo abbiamo portato la bandiera della Brigata ebraica, e non dimentichiamo chi dalla Giudea Samaria venne in Italia a combattere il nazifascismo. In via Tasso noi abbiamo riformato la celebrazione romana del 25 aprile. L’anno prossimo potremo pensare a un corteo che arrivi qui».

Quando è nata la scelta della contromanifestazione? «Venerdì, prima della festa di Pesach, che ricorda anch’essa una Liberazione, degli ebrei dall’Egitto. Noi abbiamo soltanto deciso di festeggiare altrove il 25 aprile, dove la Memoria potesse riappropriarsi della Storia. Sapevamo che stavamo facendo la scelta giusta, anche non eravamo certi di come sarebbe andata».

Napolitano è venuto a sorpresa e ha detto “ho pensato che per il 25 aprile la cosa più semplice fosse questa”. È andata meglio di quanto vi aspettavate? «La segreteria del presidente ha telefonato chiedendo di attenderlo e da anni l’amministrazione di Roma Capitale non deponeva corone al Museo di via Tasso».

A Milano è andata diversamente: la Brigata ebraica è stata contestata al corteo cittadino. «Cronaca di una discriminazione annunciata. Non è la prima volta che accade: l’anno scorso non abbiamo partecipato perché era shabat, ma nel 2014 qui a Roma vi furono le contestazioni. Tutto questo non è civile, non è il 25 aprile. Allora si abbia l’onestà intellettuale di dire che non si celebra la Resistenza italiana. Oppure non si portino vessili che nulla hanno a che fare con la Liberazione del nostro Paese. Si deve tornare ai principi che ci connotano come democrazia».

L’Anpi dice di voler lavorare da subito perché il corteo dell’anno prossimo sia unitario. «Mi fa piacere, ma siano mantenuti saldi i valori a cui si ispira il 25 aprile: non sia un’occasione di parte, con bandiere e aggressioni per noi inaccettabili».

Guido Bertolaso, candidato al Campidoglio per Forza Italia, era in via Tasso con voi, e Roberto Giachetti del Pd ha detto che da sindaco si impegnerà per perché il 25 aprile sia una festa senza divisioni. «Bene questa trasversalità. I valori vanno oltre le bandiere. È una questione di riconoscere i punti fermi, di non mistificare la storia, di rendere onore a chi ha permesso che questa Italia fosse libera. Questo è il 25 aprile».

CORRIERE della SERA - Paola D'Amico: "Ignoranti e marginali, è un errore collocare Israele sempre a destra nella rilettura della storia"

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Emanuele Fiano

MILANO «I nuovi Sanbabilini sono isolati dal contesto politico-sociale del corteo. Sono ignoranti della storia». Emanuele Fiano, deputato Pd e responsabile nazionale per le Riforme del partito, esponente della Comunità ebraica milanese, figlio di Nedo Fiano deportato ad Auschwitz, commenta a caldo l’ennesimo attacco in piazza San Babila dei comitati pro Palestina con insulti e sputi alla Brigata ebraica nel corteo del 25 Aprile.

Ignoranza o confusione? «Non sanno di cosa parlano e dimostrano ogni volta la loro assoluta marginalità. La Brigata ebraica è il gesto glorioso di ebrei che già abitavano sotto il mandato britannico in Palestina e che pur scampati alla Shoah sono tornati in Europa per liberarla, hanno partecipato a battaglie importanti, in Romagna per esempio, e finita la guerra sono rimasti in Italia ad aiutare famiglie che erano state distrutte».

L’ebraismo in Italia ha partecipato alla Resistenza. «Era ebreo Franco Cesana, il partigiano più giovane d’Italia, è stato ucciso a 13 anni. E Primo Levi quando fu arrestato in Valle d’Aosta faceva parte di una formazione partigiana. Gli ebrei nel momento dell’occupazione sono stati tra coloro che si sono ribellati quando potevano e non sono stati deportati».

A far salire la tensione è stata la presenza in corteo dei due candidati sindaci Sala e Parisi? «Si temeva che la competizione elettorale potesse essere un elemento in più di frizione, cosa che non è stata. E questo perché tra le due persone sul diritto di cittadinanza della Brigata in un corteo che celebra la liberazione dell’Europa, non c’è nessuna differenza».

A Milano da due anni la Brigata ebraica sfila scortata dai giovani del Pd. Perché? «È un modo concreto per cristallizzare un principio importante. C’è qualcuno che vorrebbe sempre collocare Israele e gli ebrei dalla parte destra della storia. Noi vogliamo dimostrare che quell’idea è una mistificazione, un errore assoluto nella rilettura della storia».

Essi criticano le politiche dei governi di Israele. «Israele nasce costruito da persone che combattevano il nazismo e il fascismo. Punto. Non c’è altro da dire. Si possono criticare le politiche dei governi ma sulla patente di appartenenza di Israele al campo dell’antifascismo non c’è discussione».

La preoccupa il fatto che a Milano si celebri il 25 Aprile con il saluto romano dove sono sepolti repubblichini e SS? «Se qualcuno non ha ancora compreso da che parte stava il giusto e da che parte il torto nella storia d’Italia vuole dire che c’è molta strada da fare».

Cosa serve? «Dovremmo occuparci tutti del fatto che in un cimitero al grido “Sieg Heil” si celebri la Repubblica di Salò e che in Austria l’estrema destra prenda il 36% dei voti».

Nell’immediato? « È iniziata la discussione della mia proposta di legge per inserire il reato di apologia del fascismo nel codice penale in Commissione giustizia alla Camera».

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