Perchè l’Europa sottovaluta il terrorismo
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
L’America prevede nuovi attacchi terroristi in Europa. Il Dipartimento di Stato ha messo in guardia i propri cittadini dei rischi probabili che potrebbero correre, avvertendo “ i gruppi terroristi continuano a programmare prossimi attacchi in Europa, diretti contro eventi sportivi, luoghi turistici, ristoranti, trasporti. Questo è quanto si teme almeno sino al 20 giugno prossimo”. Ma molti paesi europei non prendono ancora sul serio il terrorismo che mira a fare stragi senza un piano programmato alle spalle.
Questa forma di terrorismo ha rialzato la testa nelle stragi di Parigi del novembre 2015 e Bruxelles nel marzo 2016. Quest’ultimo attacco ha messo in luce il fallimento dell’intelligence belga, insieme alla assenza delle infrastrutture di sicurezza. A questo fallimento hanno contribuito strutture deboli e un sistema di leggi inadeguate in un momento di crisi. Dopo gli attacchi di Parigi, i database sul terrorismo belga non erano nemmeno aggiornati. Gli apparati del contro-terrorismo europeo devono migliorare, perché sono indispensabili sistemi di intelligence efficaci e forze di polizia adeguatamente istruite, i soli in grado di affrontare il terrorismo.
Putroppo alcuni paesi europei trascurano queste misure. In Olanda, ad esempio, le unità speciali di polizia anti-terrorismo sono a corto di personale e sono spesso in contrasto con gli organi superiori della sicurezza. Negli ultimi 50 anni, gli attacchi terroristici in Europa erano diretti contro obiettivi ben specifici. Israele soprattutto o strutture legate a Israele. Questo terrorismo “mirato” è risultato evidente nella eliminazione di personaggi di rilievo da parte della Banda Baader-Meinhof in Germania, le Brigate Rosse in Italia e la francese Action Directe. Terrorismo mirato è anche stato quello degli assassini musulmani contro i giornalisti di Charlie Hebdo, e gli ebrei a Tolosa,Parigi,Bruxelles e Copenhagen.
É stato questo terrorismo mirato in Europa che ha risvegliato i governi negli ultimi decenni del secolo scorso. Appartenenti alla Baader-Meinhof, Brigate Rosse e Action Directe ancora in libertà vennero arrestati. Il super-terrorista Carlos “lo sciacallo” sta scontando l’egastolo in Francia. Anders Breivik, che uccise 69 giovani in un convegno del movimento giovanile del Partito Laburista nell’isola norvegese di Utoya, è stato condannato alla pena più grave che esiste in quel paese, 21 anni. Breivik aveva anche ucciso a Oslo, a caso, con una bomba nascosta in un furgone, 8 persone prima di arrivare nell’isola.
Questa azione non è paragonabile con le organizzazioni terroristiche palestinesi che hanno attaccato israeliani negli ultimi decenni del secolo scorso. Diversi governi europei hanno siglato accordi con le organizzazioni terroriste in cambio della promessa di non attaccare obiettivi nei loro paesi. Un accordo che ha dato via libera ai criminali palestinesi che potevano agire in totale libertà in alcuni stati europei. Ironia della sorte, il Primo Ministro Aldo Moro, che aveva sottoscritto quell’accordo con l’Olp, venne poi rapito e ucciso dalle Brigate Rosse.
In altri attentati in Europa, che causarono molte vittime, gli esecutori appartenevano a diverse organizzazioni. La strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 1980, nella quale vennero uccise 85 persone e 200 ferite, è probabilmente da imputare ai neo-fascisti. Il bombardamento di Omagh nell’Irlanda del Nord nel 1998 da parte dell’Armata repubblicana irlandese, causò 31 vittime e 220 feriti. Nell'esplosione in volo dell’aereo Pan Am nel cielo di Lockerbie nel 1998 - organizzato da Muammar Gheddafi - morirono i 243 passeggeri, 16 dell’equipaggio, insieme 11 altri morti a terra per la caduta dell’aereo. La prima strage europea messa in atto da musulmani fu a Madrid nel settembre 2004 nella stazione ferroviaria di Atocha, 191 furono i morti, più di 1.800 i feriti. Seguirono l’attacco nella metropolitana di Londra insieme al bus fatto esplodere nel giugno 2005 dove vi furono 50 morti e centinaia di feriti.
Dato che non vi furono più stragi paragonabili fino al massacro di Parigi del novembre 2015, i governi europei non presero iniziative serie, evitando di prendere opportuni provvedimenti. L’esame delle immagini dei tre terroristi nell’aeroporto di Bruxelles indica chiaramente che se ci fossero stati dei controlli curati da personale altamente specializzato all’esterno dell’aeroporto, i terroristi potevano essere fermati e i loro bagagli esaminati.
In Europa c’è ostilità verso questo genere di controlli, a causa dell’aspetto etnico che comporta. Se aumenteranno questi attacchi terroristici, come le autorità americane sospettano, occorrerà dotarsi di maggiori database e condividerli con i servizi di intelligence di altri paesi. Anche alcune restrizioni delle libertà personali dovranno inevitabilmente essere messe in atto, a scapito del rispetto della privacy ma in favore della raccolta di maggiori informazioni. I predicatori salafiti dovranno essere i primi a subire limiti alle loro prediche. Anche se è prevedibile che parecchi cittadini si opporranno alla limitazione dei diritti democratici, è l’aumento del cyber-terrorismo che lo impone. Chi teme l’arrivo di uno stato di polizia, vista l’inefficienza ovunque criticata della polizia nei paesi occidentali, questo timore verso uno stato di polizia non è giustificato.
Molti europei faticano a capire quanto la situazione sarebbe migliore se i loro governi non avessero cercato di patteggiare con le organizzazioni terroristiche palestinesi decine di anni fa. Non solo contravvennero alle loro leggi, ma aiutarono il ‘successo’ del terrorismo palestinese. Lo stesso ragionamento vale per le stragi di Madrid e Londra, anche in quei casi l’Europa non trasse alcuna lezione.
Israele è stata oggetto di attacchi più di qualsiasi stato europeo, ma nessuno ha raggiunto il numero di vittime come a Madrid, Londra e Parigi. Non siamo sicuri che questo non possa succedere in futuro, ma Israele insegna che il terrorismo può essere limitato con successo, occorre vigilare, mettere in campo forze bene addestrate, in una società democratica capace culturalmente e con un senso chiaro e forte del pericolo, anche, se necessario, con alcune limitazioni alla libertà personale. Avverrà in Europa solo se vi saranno altri attacchi.
Questo periodo di tempo può essere abbreviato e molte vite possono essere salvate, se gli europei inizieranno a capire e riflettere sulle realtà israeliana che inizia a riprodursi nei loro paesi. Come abbiamo visto, per mettere in pratica quanto l’esperienza di Israele ci ha insegnato, L’Europa deve cambiare totalmente l’approccio culturale tenuto finora verso il terrorismo.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.