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La Repubblica Rassegna Stampa
23.04.2016 Come Israele distrugge i tunnel di Hamas
Cronaca - una volta tanto corretta - di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 23 aprile 2016
Pagina: 15
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Un sistema hitech per individuare le gallerie palestinesi»

 Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/04/2016, a pag.15, con il titolo " Un sistema hitech per individuare le gallerie palestinesi ", l'articolo di Fabio Scuto.
Era ora, un pezzo di Scuto che si legge volenteiri, chissà quale sforzo gli sarà costato. 

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GERUSALEMME. La guerra tra i miliziani di Hamas e i soldati di Israele avviene da tempo anche sotto terra. Perché da anni Hamas ha scelto come strategia quella dei tunnel d’attacco scavati nella sabbia e diretti verso Israele. Un tempo erano soprattutto sotto il confine con l’Egitto per contrabbandare armi, uomini e materiali di consumo per la popolazione, ma nella guerra del 2014 Israele ha scoperto che la minaccia principale era rappresentata proprio dai tunnel verso il suo territorio dai quali sono partiti decine di attacchi. I desert rat, i topi del deserto di Hamas sono oltre 1.000, continuano a scavare notte e giorno. Un mestiere rischioso, ma pagato benissimo per ordine del capo militare Mohammed Deif, l’uomo che Israele ha tentato di uccidere 6 volte negli ultimi 10 anni. I tunnel, lunghi anche 1,5 km e a una profondità di 40-50 metri, sono incamiciati di cemento, hanno luce e ventilazione all’interno.Dopo la guerra del 2014 Israele ha cercato una soluzione investendo milioni di dollari e ora sta raccogliendo i primi frutti, come nel caso della scoperta di un tunnel d’attacco la scorsa settimana che spuntava a fianco di un kibbutz a un chilometro dal confine. L’Idf, non entra nei dettagli della tecnologia attualmente usata per trovare i tunnel a decine di metri di profondità, ma è noto che il sistema è stato messo a punto dalla Elbit Systems, società hi-tech per la Difesa, e utilizza sensori. Le informazioni vengono analizzate con un sistema di controllo basato su algoritmi. Il sistema è il primo del suo genere ed è stato sviluppato in Israele a tempo di record, anche con aiuti americani interessati al suo uso sul confine col Messico.

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