Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/04/2016, a pag. 53, con il titolo "Israele: convivenza con gli arabi", la lettera di Franco Cohen e la risposta di Sergio Romano.
Sergio Romano scrive che l'apartheid non ha a che vedere con Israele. Nello stesso tempo, però, non si capisce il motivo del riferimento agli "insediamenti coloniali israeliani" e a una presunta "fase in cui il governo sembra deciso a impedire la nascita di uno Stato palestinese". Questa è infatti una realtà immaginaria che esiste soltanto nella mente dei detrattori di Israele, da sempre pronta a riconoscere uno Stato palestinese in cambio di garanzie reali di pace e sicurezza - e siamo oggi molto lontani da tutto ciò.
Ecco lettera e risposta:
Sergio Romano
Apartheid in Israele? Ecco alcuni esempi di arabi che hanno raggiunto i vertici nello Stato ebraico
Caro Romano, si sentono sempre più voci che accusano Israele di «apartheid». Ora, Israele accoglie e ospita circa un milione e trecentomila arabi che autonomamente hanno scelto Israele come dimora. Essi godono dei medesimi diritti degli altri israeliani. Inoltre numerosi ospedali israeliani (l'Istituto Hadassah, l'Ospedale pediatrico Alyn ecc.) accolgono e curano pazienti arabi di ogni provenienza, compresa Gaza. Tutto ciò è verificabile su Google e su Wikipedia. Se questo è «apartheid», come si definisce la tolleranza e lo spirito di riconciliazione ?
Franco Cohen
franco.cohen@yahoo.it
Apartheid è la parola coniata dal governo sudafricano per descrivere il trattamento riservato alla componente nera della sua società. Nel caso di Israele, quindi, è una parola impropria e ingannevole. Vi sono certamente termini più adatti per descrivere la condizione e il disagio dei palestinesi negli insediamenti coloniali israeliani soprattutto in una fase in cui il governo sembra deciso a impedire la nascita di uno Stato palestinese.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante