Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/04/2016, a pag. 5, con il titolo "Missione di Obama in Arabia Saudita, in valigia i file top secret sull'11 settembre", il commento di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
11 settembre 2001
Il governo saudita «non ha cercato attivamente di prevenire gli attentati dell’11 settembre», e prima che avvenissero aveva prestato «attenzione insufficiente» al flusso dei soldi che andavano da individui o apparati vicini al governo verso Al Qaeda. Queste dichiarazioni, fatte dal vice consigliere per la Sicurezza nazionale Ben Rhodes parlando nel podcast dell’ex guru elettorale di Barack Obama David Axelrod, rappresentano la critica più diretta lanciata da Washington a Riad per gli attacchi del 2001. Venendo alla vigilia della visita del capo della Casa Bianca in Arabia, dove arriva oggi, dimostrano quanto siano tese le relazioni fra questi due alleati storici in Medio Oriente.
Il viaggio del presidente è stato preceduto da forti polemiche interne sull’11 settembre. Secondo i famigliari delle vittime, le 28 pagine rimaste segrete dell’inchiesta congressuale sugli attentati contengono la prova che i sauditi avevano aiutato Bin Laden: non solo individui, ma anche funzionari governativi di medio livello presenti negli Usa. Quindi un gruppo bipartisan di senatori ha presentato una legge per dare ai cittadini americani il diritto di fare causa a Riad per i danni subiti. L’Arabia ha risposto minacciando di vendere titoli americani per circa 750 miliardi di dollari che possiede, prima che vengano congelati. Obama bloccherebbe la legge col veto, ma si è detto disponibile a considerare la pubblicazione delle 28 pagine segrete.
In questo clima, il presidente oggi vedrà re Salman, e domani parteciperà a un vertice con i Paesi del Gulf Cooperation Council, per affrontare tre punti: stabilità regionale, lotta all’Isis e Al Qaeda, rapporti con l’Iran. Al centro del gelo con Riad c’è l’accordo nucleare con Teheran, che i sauditi hanno preso come un cambio storico delle alleanze, in favore del nemico sciita che minaccia la presa dei sunniti sulla regione. Da questo contrasto discendono gli altri punti nell’agenda del vertice, cioè gli aiuti dell’Arabia e i Paesi del Golfo all’Isis per abbattere il leader siriano Assad, alleato dell’Iran; l’offensiva saudita nello Yemen contro gli houthi sostenuti dagli ayatollah; e il prezzo del greggio, che Riad ha lasciato calare a proprie spese, pur di dare una lezione agli Usa penalizzando la loro industria estrattiva emergente del petrolio e gas di scisto.
L’obiettivo di Obama è raffreddare i contrasti, dando garanzie che il blocco sunnita resta l’alleato di Washington. In cambio vuole aiuto per stabilizzare Siria e Yemen, e frenare l’Isis, in particolare in Libia ed Europa. Chiede che l’Arabia condivida la regione con l’Iran, accettando una «pace fredda», e rinunci a sviluppare la sua atomica. I Paesi del Golfo chiedono che dimostri serietà armandoli, e realizzando uno scudo missilistico per proteggerli da Teheran. Dal maggio scorso, quando Obama aveva ospitato l’ultimo vertice col GCC, gli Usa hanno venduto armi per 33 miliardi di dollari a questi Paesi, e l’Arabia è diventata il terzo acquirente mondiale di materiali bellici. Il rischio però è che la relazione sia ormai compromessa, e i sauditi aspettino il prossimo presidente che arriverà a gennaio per ridiscuterla.
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