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La Stampa Rassegna Stampa
17.04.2016 Quei piloti ebrei americani nel '48 in aiuto a Israele
Cronaca di Ariela Piattelli

Testata: La Stampa
Data: 17 aprile 2016
Pagina: 28
Autore: Ariela Piattelli
Titolo: «Noi Spielberg, il cinema nel sangue e un'altra storia di eroi da raccontare»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/04/2016, a pag.28, con il titolo " Noi Spielberg, il cinema nel sangue e un'altra storia di eroi da raccontare "l'intervista di Ariela Piattelli con Nancy Spielberg.

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Nancy Spielberg

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Ariela Piattelli

Siamo cresciuti in Arizona, dove c’era ben poco da fare. Così siamo diventati narratori, anche un giro al mercato era avventura Il sangue non è acqua, e il dono della narrazione passa per le vene. Insieme a tante altre cose. Anche a Hollywood. «Siamo una famiglia di narratori», dice la produttrice Nancy Spielberg, sorella di un certo Steven, che arriverà a Roma a maggio per presentare il suo documentario Above and Beyond, diretto da Roberta Grossman, in occasione di Yom Haatzmaut (il giorno dell’Indipendenza dello Stato d’ Israele) per un evento organizzato dall’Associazione Progetto Dreyfus.
L’amore per l’entertainment ai fratelli Spielberg arriva dall’infanzia, quando a Phoenix, in Arizona, c’era ben poco da fare durante la lunga e calda estate. «Non avevamo la piscina per contrastare le alte temperature da deserto - racconta - e quindi ci siamo creati il nostro entertainment. Quando Steven disse che voleva fare un film con noi, lo abbiamo fatto. Amiamo raccontare le storie, siamo una famiglia di narratori. Per noi anche un noioso giro al mercato si trasforma in una grande avventura. Da quando facevamo i film da piccoli, Steven ha continuato la strada di regista. Mia sorella Anne è diventata sceneggiatrice (ha scritto Big, con Tom Hanks, ndr), Sue ha la sua attività, e io ho scritto, e ora produco, film».
Above and Beyond racconta l’avvincente storia dei piloti volontari ebrei americani ,
combattenti de la Seconda guerra mondiale, che con i loro aerei volarono a fianco dell’esercito israeliano nella guerra del ’48. Nancy ha saputo di questa storia grazie a una e-mail di uno sconosciut o che le ha parlato di Al Schwimmer, il fondatore dell’Israeli Air Force. «Rimasi impressionata dalla storia di Al - dice -, che aveva portato di contrabbando, con altri piloti, gli aerei da guerra dagli Stati Uniti in Israele per combattere gli eserciti arabi che subito dopo la dichiarazione d’Indipendenza attaccarono lo Stato
Ebraico. È una storia straordinaria in cui un gruppo di piloti, che già aveva scampato la morte durante la Seconda guerra mondiale, rischia di nuovo la vita per aiutare gli altri». Come fonte Nancy ha avuto il Presidente Shimon Peres: «L’ho incontrato nel 2011, lui era molto vicino a Schwimmer. Peres mi ha guidato. Uno in particolare ci è stato d’aiuto nel rintracciare gli altri piloti, Smoky Simon, che nel 1948 fu il primo a dirigere le operazioni dell’Israeli Air Force». Correva voce che il fratello Steven stesse p ensando a un film sullo stesso tema: «Sono andata da lui con l’idea del film, volevo essere sicura che non stesse lavorando su questo argomento. L’ultima cosa che volevo era competere con
Steven Spielberg!  Lui rimase entusiasta del mio soggetto e mi assicurò che non ci stava lavorando».
Il progetto «On the Map »
La Spielberg ha scelto di produrre film sulla storia d’Israele e degli ebrei perché sono argomenti che la riguardano da vicino. «Da bambini non eravamo molto legati al nostro ebraismo - ricorda -. A Phoenix c’erano pochissimi ebrei. I nostri vicini ci erano ostili. Ci sentivamo degli estranei, ma non ne capivamo il perché. Celebravamo alcune feste ebraiche, ma oltre a questo nulla. Non si era mai parlato neanche della Shoah in famiglia, scoprii la storia all’età di 10 anni, quando iniziai a frequentare la scuola ebraica. Li iniziò a fiorire la mia identità ebraica. Chiedemmo ai nostri genitori di mangiare cibo kasher e di far sparire il bacon da casa . Essere ebrei diventò più semplice quando ci spostammo a Los Angeles». Da quel momento fiorì anche il legame con Israele, dove Nancy ha una casa a Gerusalemme, mentre sua figlia Jessy ha intrapreso la carriera di cantautrice e attrice a Tel Aviv. Anni fa Nancy andò in kibbutz e promise a se stessa che un giorno ci si sarebbe trasferita. «Israele è la mia casa perché è la patria degli ebrei, da migliaia di anni. Credo che oggi sia uno dei posti più sicuri dove vivere».
Adesso la produttrice sta lavorando ad alcuni documentari e a un film di finzione. «Ho prodotto On the Map - continua -, sulla storica partita di basket tra Maccabi Tel Aviv e la squadra dell’Armata Rossa Cska Mosca nel 1977». Il Maccabi vinse, raggiungendo un risultato sportivo e politico importantissimo. «Il film racconta anche la finale con il MobilGirgi di Varese, che rese Israele per la prima volta vincitore del campionato europeo».
E se lei arriverà in Italia tra poco, nel 2017 è atteso suo fratello Steven, che girerà il film sulla storia del bambino ebreo Edgardo Mortara: «Ho appena saputo di questo progetto - conclude -, e ne sono entusiasta ».

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