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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
15.04.2016 Il pluriassassino Marwan Barghouti fa più paura a Ramallah che a Gerusalemme
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 15 aprile 2016
Pagina: 65
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il Barghouti pensiero»

Riprendiamo da SETTE - CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2016, a pag. 65, con il titolo "Il Barghouti pensiero", il commento di Davide Frattini.

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Davide Frattini

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Marwan Barghouti

Lo chiamano «Napoleone» per la piccola statura e per le grandi ambizioni. Dalla sua cella è riuscito a rimanere il capopopolo più influente tra i palestinesi, il nome che ritorna sempre quando c'è da trovare un successore: prima a Yasser Arafat, adesso ad Abu Mazen. Condannato nel maggio 2004 a cinque ergastoli più quarant'anni con l'accusa di essere coinvolto negli omicidi di cinque israeliani, Marwan Barghouti continua a far sentire la sua voce attraverso gli articoli che scrive o le interviste che concede ai giornali internazionali.

Ad ascoltarlo sono anche i «nemici», gli israeliani, che ormai non considerano più il vecchio presidente Abu Mazen un interlocutore e potrebbero cercare alternative, un leader capace di controllare la violenza in Cisgiordania, così come l'aveva alimentata durante la seconda intifada. Le regole del carcere non gli danno la libertà di parola, una scelta confermata dalla Corte Suprema israeliana che ha bocciato la richiesta del quotidiano Haaretz di poter intervistare Barghouti. II giornale di Tel Aviv ha sostenuto nella petizione che le opinioni del capo dei Tanzim sono di interesse pubblico perché possono portare a una soluzione del conflitto.

I giudici hanno votato no, 2 contro 1, e sono interessanti le motivazioni della minoranza. Daphne Barak-Erez spiega che la decisione colpisce non solo la libertà di espressione di Barghouti — «e potrebbe essere giustificato considerati i crimini commessi» — ma limita anche la possibilità della stampa di ottenere e diffondere informazioni: «A essere danneggiati sono così diritti dei giornali e dei cittadini». Negli ultimi interventi pubblici —testi e risposte fatti circolare attraverso i suoi avvocati — Barghouti ha ripetuto che «la pace potrà arrivare solo nel giorno in cui finirà l'occupazione israeliana». Dalla cella — e dai contatti che può mantenere con gli altri palestinesi durante le due ore d'aria — preoccupa comunque di più i palazzi del potere a Ramallah che il governo israeliano. Chi vuole prendere il posto di Abu Mazen sa di dover fare i conti con la popolarità di «Napoleone».

Per inviare la propria opinione a Sette, telefonare 02/6339, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


sette@corriere.it

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