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La Stampa Rassegna Stampa
15.04.2016 Dopo Al Qaeda, il Califfato alla conquista del mondo in sette fasi
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 15 aprile 2016
Pagina: 11
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Al Baghdadi mette in pratica il piano di Bin Laden»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/04/2016, a pag. 11, con il titolo "Al Baghdadi mette in pratica il piano di Bin Laden", l'analisi di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Osama Bin Laden; Abu Bakr Al Baghdadi

Isis e Al Qaeda si combattono come mai prima fra di loro. Sul terreno, in Siria, dove lo Stato islamico sta cercando di strappare i territori controllati dalla branca siriana qaedista, Al-Nusra. E sul piano ideologico, con la rivista «Dabiq» che accusa l’erede di Osama bin Laden, Ayman Al-Zawahiri, di aver tradito la causa jihadista. Ma un’analisi della «Foreign Affairs Review» vede la riunificazione dei due movimenti alle porte, entro il 2021. Una nuova alleanza in grado di sfidare la leadership mondiale dell’Occidente.
Le ragioni di questo inevitabile riavvicinamento sono tre. Prima di tutto va sgomberato il campo dall’equivoco che Isis e Al Qaeda differiscano nella strategia di conquistare territori e governarli secondo la più implacabile sharia. Ci possono essere differenze tattiche ma l’ideologia è la stessa e si basa sulle teorie di Abdullah Azzam formulate negli Anni 80. Secondo, le rivalità del momento sono legate a ragioni personali: la lotta di potere fra Abu Bakr al-Baghdadi, leader dell’Isis, e Al-Zawahiri. Terzo, entrambe le organizzazioni seguono una progetto di espansione mondiale elaborato nel 2005 dal capo delle operazioni militari di Al Qaeda, Saif al-Adl.

Il Califfo e il Sultano
Il piano prevedeva sette fasi. La prima era il Risveglio (2000-2003), inteso come sollevazione della nazione islamica, «colpendo alla testa il serpente Stati Uniti». Coincide con l’11 settembre. Seguiva l’Apertura degli occhi (2003-2006) ovvero trascinare gli Usa e l’Occidente in una serie di conflitti estenuanti in Medio Oriente. Questo periodo coincide con la Seconda guerra del Golfo e l’insurrezione dei sunniti in Iraq. Terzo stadio: alzarsi in piedi (2006-2010), una nuova fase di operazioni e di espansione in Medio Oriente e Africa. Al quarto stadio, il Consolidamento (2010-2013), Al Qaeda doveva «tirare il fiato», radicarsi nei territori conquistati e preparare la proclamazione del Califfato.
L’uccisione di Bin Laden, nel maggio 2011, ha scompaginato il progetto. Anche perché l’erede Al-Zawahiri, egiziano e senza legami di discendenza dalla tribù del Profeta degli Al-Qurashi, non aveva i requisiti per essere nominato Califfo. Qui subentra Al-Baghdadi. Prende le redini degli islamisti in Iraq e Siria e passa al quinto stadio, l’attuale: la Rifondazione del Califfato (2013-2016) con l’intento di creare uno Stato islamico sovrannazionale. Il sesto stadio è la Guerra totale (2016-2020): il Califfato deve imporsi contro l’Occidente e contro i nemici interni all’Islam per arrivare alla Vittoria finale (2020-2022), cioè estendere il suo potere su tutta la Umma islamica, in teoria dal Marocco all’Indonesia, e diventare la Potenza dominante.

Scheletro di un impero
Certo, il nucleo duro del Califfato in Siria e Iraq ha raggiunto un massimo di espansione nell’agosto del 2015, quando occupava circa 270 mila mq, e poi si è ridotto di oltre un terzo in Iraq e di un decimo in Siria, a 210 mila. I suoi effettivi, secondo il Pentagono, sono al minimo da due anni, anche se le stime variano da 30 mila a 70 mila combattenti. Se allarghiamo lo sguardo, però, vaste fette di territori dall’Algeria al Pakistan sono finite sotto il controllo islamista. Il caso più clamoroso è lo Yemen, dove un quarto del Paese è governato da Al Qaeda, con tanto di capitale, Mukalla, mezzo milione di abitanti. Ma anche fra Mali, Algeria, Libia e Niger c’è un emirato qaedista, desertico e con pochissimi abitanti, ma dalla posizione strategica. La fusione fra Isis e Al Qaeda creerebbe lo scheletro di un impero in formazione.

Ora ci troviamo fra il quinto e sesto stadio, il momento critico. Se davvero il Califfato sopravviverà - anche se sembra fantascienza - all’assalto congiunto di Usa, Europa, Russia, Iran e potenze sunnite moderate, diventerà impossibile sradicarlo. Il che spiega la fretta di Mosca e Washington, al di là delle rivalità, di arrivare a Raqqa e Mosul entro quest’anno. Lo sgretolamento sull’Isis potrebbe però accelerare la fusione con Al-Qaeda. Sarebbe la vecchia «Base» di Bin Laden ad assorbire lo Stato islamico. E la «guerra mondiale islamista» entrerebbe comunque nella fase più drammatica.

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