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La Stampa Rassegna Stampa
11.04.2016 Sud Italia: il risveglio dell'ebraismo
Commento di Ariela Piattelli

Testata: La Stampa
Data: 11 aprile 2016
Pagina: 13
Autore: Ariela Piattelli
Titolo: «Feste, seminari e conversioni: il risveglio degli ebrei a Sud»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/04/2016, a pag. 13, con il titolo "Feste, seminari e conversioni: il risveglio degli ebrei a Sud", il commento di Ariela Piattelli.

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Ariela Piattelli

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Rav Pierpaolo Pinhas Punturello

Sulle mura di Palazzo Steri, a Palermo, i graffiti dei prigionieri gridano ancora. Era il carcere dell’Inquisizione, dove sono stati reclusi i cripto-ebrei perseguitati dal Tribunale. Tre anni fa in quel palazzo si accendevano per la prima volta i lumi della festività ebraica di Channukkà. Era un segno tangibile del risveglio degli ebrei nel Sud Italia, sommersi, come identità, per lunghi secoli nel territorio. L’idea di accendere i lumi è di Pierpaolo Pinhas Punturello, un giovane rabbino che da quelle terre proviene e che è emissario di Shavei Israel, un’organizzazione che si occupa in Israele del ritorno all’ebraismo nel mondo, per i «Bnei Anusim» («figli dei costretti», discendenti dei marrani).

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Palazzo Steri, Palermo

Il passato
Settecento anni fa nel Sud Italia c’erano quarantamila ebrei. Dopo la cacciata dalla Spagna (1492), nel giro di pochi anni gli ebrei sono costretti ad abbandonare anche il Sud Italia. Si sposteranno in Turchia, in Grecia, nelle isole dell’Egeo. Resteranno soltanto quelli che si convertiranno (almeno in apparenza) al cristianesimo. L’ebraismo restò nel Sud Italia nei luoghi che ricordano la sua presenza, nelle persone che portano cognomi di provenienza ebraica, e in alcuni usi che si sono perpetuati durante i secoli, mescolandosi alle tradizioni locali. «Con i lumi a Palazzo Steri volevo riportare la luce in un luogo storicamente buio - spiega Punturello - Da qualche anno nel Sud Italia assistiamo al grande fenomeno di persone che rivendicano la propria identità ebraica, che adesso diventa pubblica. L’ebraismo fa parte da sempre di quei territori. A Palermo, prima del 1493, c’erano 20 mila ebrei. Un abitante su tre era ebreo. Oggi le strade del quartiere ebraico della Giudecca, per volere del Sindaco Orlando, portano i nomi anche in ebraico e in arabo». A Palermo adesso ci sono quaranta ebrei, in tutto il Sud Italia sono circa duecento. Il risveglio dell’ebraismo è un puzzle che si sta ricomponendo lentamente, un work in progress «in cui si lavora sul legame tra storia, religione e geografia - continua Punturello -. Noi operiamo su un doppio binario: c’è il rapporto con le istituzioni e quello con le persone singole. Ci occupiamo delle conversioni, organizziamo lezioni e seminari, a cui partecipano oltre mille persone». La riprova dell’interesse verso l’ebraismo nel Sud Italia sono le cinquemila persone che scelgono di donare l’8 per mille all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che lavora a stretto contatto con Shavei Israel per il Progetto Meridione.

«Il Sud è un territorio immenso, fino a cinque anni fa del tutto scoperto da un punto di vista ebraico - spiega Gadi Piperno, responsabile del Progetto per l’Unione - Ma c’è un sommerso di persone che sanno di avere origini ebraiche. Così è nata la necessità di coltivare le forze in campo». La missione è formare delle comunità vere e proprie. Per ora l’Unione ha dato mandato a Napoli, unica vera comunità, di gestire i responsabili dei gruppi sul territorio. «Il passaggio da singoli a comunità è un cammino molto difficile - sottolinea il rabbino capo di Napoli Umberto Piperno -. Noi cerchiamo di garantire servizi dove ci sono ebrei e chi si sta convertendo: l’ultima festa ebraica, Purim, è stata celebrata a San Nicandro, Trani e Palermo».

E sono gli antichi luoghi dell’ebraismo a tornare vivi grazie all’esistenza ebraica che rinasce. A Bova Marina, in Calabria, dove ci sono discendenti di famiglie ebraiche, c’è una sinagoga del periodo romano. Sulla riviera sono attivi gli Chabad, e il Rabbino Moshe Lazar raccoglie i cedri per celebrare la festa delle capanne, Sukkot. A Serrastretta gli ebrei riformati seguono la “rabbina” italo americana Barbara Aiello. In Puglia, a Taranto, vivono alcune famiglie, mentre a Trani, città colma di memoria ebraica, nel 2005 è stata recuperata la Sinagoga Scolanova dove si svolgono le funzioni religiose e dove si tiene ogni anno il “Lech Lechà”, la settimana di arte, cultura e letteratura ebraica, ideato da Francesco Lotoro. A Siracusa dove c’era una comunità di cinquemila ebrei, è stato scoperto un Mikvè (bagno rituale) antichissimo.

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Trani ebraica torna a vivere

L’esempio
L’esempio virtuoso è San Nicandro Garganico, dove i seguaci di Donato Manduzio, che diventò ebreo nel 1920, intraprendono la conversione, riportando alla luce gli usi e le tradizioni che hanno perpetuato per tutta la vita, come accendere le candele per lo Shabbat. «San Nicandro è il centro dell’ebraismo del Sud. Sono persone animate da grande fede, è una nuova realtà - spiega il Rabbino Scialom Bahbout, che fu pioniere della riscoperta dell’ebraismo nel Sud Italia -. Nel ’58 ospitammo a casa Samuele Tritto di San Nicandro, lui mi mostrò il diario manoscritto di Manduzio, così partì il mio rapporto con gli ebrei del Sud. Mi accorsi che era necessario analizzare il fenomeno dell’ebraismo nascosto e fare un’analisi scientifica delle tradizioni locali che provenivano da quelle ebraiche. Lanciai così un sassolino nello stagno». Bahbout fece un tour sulla costa pugliese assieme a Lotoro, organizzando conferenze, e arrivarono in molti. Poi nel 2010 diventò rabbino capo di Napoli. «E Mosè si è fermato a Napoli. Intorno non c’era nulla - conclude -. Oggi la scommessa di recuperare l’ebraismo nel Sud Italia è difficile, bisogna lavorare per costituire le comunità, che storicamente reggono soltanto sull’ebraismo ortodosso. Più si abbandona la terra più avanza il deserto. Bisogna sempre operare su una frontiera lontana».

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