Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/04/2016, a pag. 9, con il titolo "Renzi 'brucia' gli alleati: primo leader in visita in Iran", la cronaca di Fabio Martini.
Renzi ricambia la visita di Hassan Rohani a Roma del gennaio scorso e si prepara a visitare il regime degli ayatollah. Si ricorderà della situazione dei diritti umani nella patria dell'estremismo islamico sciita? Si ricorderà delle minacce di distruzione rivolte a Israele? Della persecuzione degli omosessuali e degli oppositori politici? Della sottomissione delle donne? Della corsa al nucleare? Del finanziamento e appoggio diretto al terrorismo in tutto il Medio Oriente, da Gaza al Libano, dallo Yemen alla Siria? Oppure si ricorderà solo dei ricchi affarti che alcuni imprenditori italiani già pregustano di fare con gli ayatollah?
Ecco l'articolo:
Matteo Renzi con Hassan Rohani
Settantacinque giorni per ricambiare una visita di Stato già di per sé rappresenta un exploit nella prassi diplomatica, ma Matteo Renzi - da domani in Iran - si prepara a tagliare in perfetta solitudine anche un altro traguardo: è il primo capo di governo occidentale in visita a Teheran dopo l’abolizione delle sanzioni legate al dossier nucleare.
In questo modo Renzi tempestivamente ricambia la visita che, a fine gennaio, il presidente iraniano Hassan Rohani aveva fatto a Roma, in quel caso prima capitale europea a riaprirgli le porte. Una striscia di primati e uno scambio di attenzioni significativamente precedute da un evento di segno completamente opposto: lo stesso Renzi, a novembre, aveva fatto visita a Riad al sovrano saudita, il più acerrimo nemico degli iraniani.
Una sequenza che illustra bene il pragmatismo del presidente del Consiglio, amico di tutti e nemico di nessuno, ma anche la sua velocità di riflessi: subito dopo la visita di Rohani a Roma, mediaticamente segnata dalla gaffe internazionale delle statue velate dagli italiani, si erano alzate dal mondo imprenditoriale voci di plauso e richieste di intensificazione dei rapporti, sintetizzate da Saverio Gellini, amministratore delegato della Mandelli, impresa di macchine utensili da 30 milioni di euro di fatturato: «In Iran hanno bisogno di tutto, ma bisogna muoversi in fretta: senza farsi battere sul tempo dai tedeschi».
Questa è la sorte di omosessuali e oppositori politici in Iran
E infatti Renzi si è mosso in fretta: nella visita di domani e dopodomani il presidente del Consiglio avrà incontri con la nomenclatura iraniana al gran completo: il presidente Rohani, l’ex presidente e capo dei conservatori moderati Rafsanjani e la Guida Suprema Khamenei. Assieme al presidente del Consiglio ci sarà un’importante delegazione imprenditoriale, della quale farà parte anche il leader di Eni Claudio Descalzi, un’impresa che incontra rispetto ovunque e in particolare in Iran, grazie all’azione pionieristica di un gigante come Enrico Mattei.
E da queste parti l’Italia c’è sempre stata. L’Iran, con i suoi 80 milioni di abitanti, una popolazione giovane, una classe media vasta e «occidentale» nei gusti e nelle aspirazioni, è un Paese interessante per l’economia italiana. Nell’export verso l’Iran, Roma è al secondo posto tra i Paesi europei, dietro la Germania, e in gennaio a Roma erano stati stretti accordi istituzionali e firmati contratti per un valore di 17 miliardi di euro. L’Italia non deve fare il «botto», ma riprendere e intensificare un rapporto che si è affievolito nel periodo delle sanzioni in particolare nel settore energetico, della componentistica, per aziende come Ansaldo, Fincantieri, Fs, «ma anche della sanità e per le piccole e medie imprese», ha anticipato Renzi.
Rimesso in campo dall’amministrazione Obama che ha voluto il superamento delle sanzioni, l’Iran resta una potenza politica, che ha mantenuto i nemici di sempre: Israele e Arabia Saudia. E ora anche l’Isis. Da questo punto di vista la missione di Renzi rappresenta anche un «investimento» politico. Come dice lo stesso presidente del Consiglio, l’amicizia con l’Iran può aiutare nella «lotta all’Isis». Naturalmente Renzi è il primo a sapere che con Paesi come l’Iran la prudenza è d’obbligo. Anche nelle piccole cose. Con gli iraniani, ma anche con i loro nemici sauditi, i maggiori problemi sono venuti da questioni di protocollo: i misteriosi doni di Rolex d’oro alla delegazioni italiana a Riad, le statue censurate a Roma su probabile «istigazione» iraniana.
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