domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.04.2016 Business is business: è corsa per investire in Iran, chi si ricorda più di nucleare e diritti umani?
Commento di Andrea Goldstein

Testata: La Stampa
Data: 10 aprile 2016
Pagina: 23
Autore: Andrea Goldstein
Titolo: «Iran, occasioni e qualche sfida per le imprese»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/04/2016, a pag. 23, con il titolo "Iran, occasioni e qualche sfida per le imprese", il commento di Andrea Goldstein.

Business is business: a nessuno interessano i diritti umani, quoditianamente calpestati in Iran, né la corsa verso l'arma atomica del sanguinario regime degli ayatollah, che minaccia di rendere sempre più instabile l'intero Medio Oriente e di distruggere Israele. Di fronte ai ricchi affari che si possono fare con il regime teocratico di Teheran, ogni altra considerazione passa in secondo piano.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata

Cosi come nel 1998 Romano Prodi fu l’ultimo capo di governo del G7 a visitare Teheran prima del deterioramento delle relazioni con l’Occidente, così Matteo Renzi fa da apripista dopo l’accordo di Vienna di luglio 2015. I convergenti interessi economici domineranno l’agenda della due-giorni, come del resto a febbraio quando il presidente Hassan Rohani scelse proprio Roma come tappa iniziale del suo primo viaggio nel Vecchio Continente.

L’Iran ha grosse necessità da soddisfare dopo un decennio d’isolamento internazionale, soprattutto dall’inasprimento delle sanzioni nel 2011. Meccanica strumentale, infrastrutture, tecnologia per l’oil & gas, in prospettiva anche agroalimentare, arredamento e fashion: il nostro sistema industriale può offrire ciò di cui i riformisti hanno bisogno per rendere più competitiva l’economia iraniana ed esaudire i nuovi sogni consumistici del ceto medio. Del resto l’Italia rappresenta da sempre uno dei principali partner economici e commerciali dell’Iran, anche se le nostre quote di mercato si sono erose negli ultimi anni a beneficio di paesi come Cina, Corea e Turchia che non hanno applicato tutte le sanzioni.

Immagine correlata
Iran: un  Paese aggressivo in corsa verso l'arma nucleare

Se l’Italia – che negli ultimi anni ha salvato il salvabile grazie al boom dell’export – è ansiosa di riconquistare il terreno perso è perché in un momento di rallentamento dell’economia globale, e degli emergenti in particolare, l’apertura di un paese che nel 2009 era il terzo esportatore mondiale di greggio rappresenta uno dei pochi raggi di speranza. Con la sospensione dei programmi nucleari e la progressiva eliminazione delle sanzioni, sia quelle imposte dall’Onu, sia quelle occidentali, e il ritorno sulla scena energetica mondiale, la Banca mondiale stima che il reddito pro capita dell’Iran aumenterà di quasi 4%. E l’Iran è un grande mercato, con 78 milioni di abitanti è il ventesimo Paese più grande al mondo. Prudenza è però opportuna, ricordano che molte sanzioni Usa non sono ancora state cancellate e chi fa affari con Teheran potrebbe ritrovarsi nel mirino di Washington.

Altrettanto enormi che le opportunità di business, e del resto il premier sarà accompagnato da una nutrita comitiva d’imprenditori, saranno le sfide per il Sistema Italia. Per esempio la difesa della proprietà intellettuale: nella fascia del lusso accessibile che fa la forza dei nostri distretti, le imprese italiane che già stanno esplorando i canali di vendita scoprono anche che i propri marchi sono già venduti nei bazar, o perché contraffatti, o perché importati parallelamente da Dubai! Il commercio bilaterale rischia poi di essere penalizzato dalle criticità del suo finanziamento, data la cautela delle banche italiane (come di altri istituti europei) di fronte all’incertezza sulla definitiva eliminazione delle sanzioni americane.

Soprattutto, come in tutti i paesi in cui i confini tra economia e politica sono molto sfocati, sarà fondamentale avanzare con i piedi di piombo per mantenere un approccio equilibrato tra promozione degli interessi economici e difesa dei diritti fondamentali. Al di là del costo enorme della tragedia umana, con i casi dei marò e di Giulio Regeni anche nel nostro Paese opinione pubblica e imprese hanno scoperto l’importanza del rischio politico nell’operare sui mercati globali e le difficoltà insite nel considerarlo nel business model. Sarà necessario che le imprese italiane si dotino di strumenti di monitoraggio dell’evoluzione dell’economia e di dialogo per comprendere i meandri del mercato iraniano.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT