IC7 - Il Commento di Enrico Fubini
Dal 27 marzo al 2 aprile 2016
Apartheid in Israele
Una donna araba musulmana vota nel suo Paese, Israele
Quando ero giovane, forse bambino, sentivo spesso parlare con toni indignati della cosiddetta apartheid, e ovviamente ci si riferiva alla tragica condizione del Sudafrica, paese in cui i neri erano tenuti segregati nei loro quartieri, in condizioni di estrema povertà, tenuti lontani dalle professioni e dalle Università, senza diritti civili ed esclusi da qualsiasi contatto con i bianchi. Il Sudafrica, come tutti sanno, ha avuto la sua evoluzione politica, per fortuna, e per qualche decennio non si sentì più parlare di apartheid. Da qualche tempo il termine è tornato di moda e si parla spesso di apartheid con la stessa indignazione di un tempo, ma non si tratta più del Sudafrica ma di Israele.
Le parole, dicono i linguisti, con il passar del tempo cambiano il loro significato originario, e forse è proprio questo il caso di questo termine. Infatti vivendo in Israele ci si aspetterebbe di trovare non i neri ma gli arabi relegati in quartieri speciali, esclusi dalle Università, sottoposti al divieto di entrare nei ristoranti e nei locali pubblici, esclusi dagli impieghi nelle strutture pubbliche ecc. Nulla di tutto questo! Se è vero, come appare leggendo parte della nostra stampa e molti proclami anti-israeliani, che Israele è un paese di apartheid, chiaramente ci deve essere stata una notevole evoluzione nel significato di questo termine. Gli arabi in Israele si vedono ovunque e d’altra parte rappresentano il 20% della popolazione; sono largamente rappresentati nel parlamento con i loro partiti, la loro presenza lavorativa si può rilevare in tutti i settori, pubblici e privati. Non esiste alcuna legislazione speciale che li riguardi in quanto minoranza, e una parte della popolazione araba appartiene alla borghesia ed esercita professioni elevate.
Due studentesse arabe israeliane al Technion di Haifa
Di recente è uscita un’inchiesta condotta da un’organizzazione internazionale sul grado di felicità riscontrabile nei vari paesi del mondo: se ha stupito i lettori che Israele risultasse all’undicesimo posto mentre la Francia era al 32° e l’Italia al 50°, stupiva ancor di più leggere in un’altra inchiesta che all’interno d’Israele il grado generale di soddisfazione per la propria vita indicava una percentuale dell’89% di soddisfatti nel settore ebraico e del 73% in quello arabo. Inoltre si poteva leggere che 86% degli ebrei si diceva soddisfatto della propria casa mentre tra gli arabi lo stesso grado di soddisfazione era espresso dal 73% della popolazione. Esiste pertanto un gap tra le due comunità per le diverse condizioni di partenza ma in via di diminuzione rispetto ai precedenti sondaggi e comunque oggi assai ridotto. O forse si potrebbe anche pensare che gli arabi si accontentano di poco…
Ma le statistiche sono carenti rispetto a ciò che si può facilmente constatare vivendo in Israele e guardandosi attorno. Chi insegna all’Università vede la grande e crescente quantità di arabi presenti nelle classi, in maggioranza ragazze, e chi ha occasione di girare negli ospedali può constatare quanti medici arabi di valore sono presenti nelle strutture ospedaliere.
Ed infine ancora un’osservazione sul grande mutamento nel significato del termine apartheid! Pochi giorni or sono si poteva leggere sul Jerusalem Post di una grande invenzione di un illustre scienziato del Technion di Haifa. Attraverso il respiro oggi è possibile diagnosticare i più diffusi tipi di cancro, ancora nelle fasi iniziali. Questa è una delle tante invenzioni e ricerche mediche d’avanguardia condotte dai ricercatori del Technion! Ma secondo il parere di oltre trecento professori italiani, il Politecnico di Torino dovrebbe annullare l’accordo di cooperazione scientifica con il prestigioso politecnico di Haifa. Ma ciò che può forse stupire anche i trecento professori firmatari del proclama contro il Technion è che il ricercatore israeliano a cui si è accennato, vincitore di un prestigioso riconoscimento internazionale, Humbold Research Awards, è il Professor Hossam Haick, arabo cristiano di Nazareth. Di quali evoluzioni è capace la lingua in pochi decenni!
Enrico Fubini, Storia della musica e musicologia - Università di Torino