Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 03/04/2016, a pag. 11, l'articolo "Hamas torna a ricattare Israele: 'Abbiamo quattro ostaggi a Gaza' ".
Non è la prima volta che i terroristi di Hamas agitano lo spettro di ostaggi che sarebbero imprigionati a Gaza. Lo fanno perché è ben noto il valore che Israele dà alla singola vita, alla singola persona. Per la liberazione di Gilad Shalit, per esempio, Israele ha pochi anni or sono scarcerato circa mille terroristi colpevoli dei crimini più efferati - terroristi che spesso hanno ripreso a esercitare il loro sporco mestiere dopo il rilascio.
Attendiamo in ogni caso sviluppi per conoscere di più della vicenda.
Ecco l'articolo:
Hadar Goldin, Aron Shaul: caduti durante il conflitto contro i terroristi di Hamas dell'estate 2014
Hamas torna a lanciare segnali di guerra verso Israele. Di fronte alle telecamere della sua Al-Aqsa Tv, il portavoce dell'ala militare di Hamas, Abu Obeida, ha mostrato la scorsa notte le immagini di quattro israeliani che sarebbero «prigionieri» a Gaza. Per conoscerne le condizioni, ha avvertito, Israele dovrà pagare. E per riaverli fisicamente, dovrà versare un vero e proprio riscatto in denaro. Ma attualmente - ha precisato - non ci sono trattative in corso. Nel video Abu Abeida, ha smentito quanto affermato in passato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu in merito a negoziati per il rilascio degli ostaggi ha accusato Netanyahu di «mentire al suo popolo» e soprattutto ai «parenti dei soldati in custodia».Tre delle immagini presentate dal miliziano dal volto coperto erano note.
Due mostrano i volti dei militari israeliani Oron Shaul e Hadar Goldin. Shaul, secondo l'esercito israeliano, morì in combattimento nell'estate 2014 a Sajaya (Gaza) e il secondo, alcune settimane dopo, in un agguato a Rafah. In entrambi i casi i rabbini militari informarono le famiglie che i congiunti erano certamente morti. Per Goldin si svolsero funerali di massa. I loro resti, ammette Israele, potrebbero essere ancora in mano di Hamas. Più complesso il caso del terzo israeliano: Avera Mengisto, 28 anni, un ebreo di origine etiope che per la sua instabilità mentale non ha prestato servizio militare. Nella trasmissione di Hamas è stata esposta una sua immagine in abiti borghesi, presa da Facebook. Il 7 settembre 2014, quando il conflitto fra Israele e Hamas era terminato da poco, Mengisto raggiunse il kibbutz israeliano di Ziqim (Ashqelon), balzò di sorpresa sopra i reticolati di confine ed entrò a Gaza.
Sul caso fu imposta la censura nel tentativo di attivare organizzazioni umanitarie. Falliti gli sforzi, nel luglio 2015 la stampa israeliana fu autorizzata a riferire che gli israeliani «dispersi» a Gaza erano in realtà due. L'altro è un beduino del Neghev la cui identità è tutt'oggi protetta da censura.Hamas ieri ne ha pubblicata la foto: il giovane - che pure soffre di qualche instabilità e che a quanto risulta non ha servito nell'esercito israeliano - indossa una camicia da lavoro di foggia militare. Nei giorni scorsi alcuni mezzi stampa araba avevano scritto che Hamas ed Israele avevano intrapreso una trattativa indiretta, probabilmente attraverso l'Egitto. Ma Abu Obeida ha replicato che informazioni del genere sono infondate. Come condizione preliminare Hamas esige la liberazione da parte di Israele di decine di miliziani palestinesi liberati nel 2011 in cambio del caporale Ghilad Shalit, e poi nuovamente arrestati in Cisgiordania.
La sortita di Abu Obeida ha riacceso a Gaza le speranze di decine di attivisti palestinesi espulsi nel 2002 dalla Cisgiordania in seguito all'assedio della Basilica della Natività. Sperano di mettere fine al loro confine se avrà luogo un nuovo scambio di prigionieri, come già successo in passato. Ma nella giornata del riposo sabbatico i dirigenti di Israele hanno mantenuto il silenzio e i segnali di fumo emessi da Gaza sono rimasti per ora senza risposta.
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