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Un viaggio utile. E sorprendentemente allegro A destra: un volo El Al Cari amici, è partito oggi il viaggio che ogni anno Informazione Corretta organizza in Israele. Permettetemi di dire, anche se sono coinvolto, che si tratta di una bellissima iniziativa, che ha permesso letteralmente a centinaia di persone di conoscere il vero volto di Israele, sotto la guida molto colta e preparata di Angela Polacco. Come è accaduto per secoli con il popolo ebraico, anche il pregiudizio contro Israele si alimenta innanzitutto di ignoranza. Qualunque persona onesta e capace di guardare con i propri occhi abbia girato per le strade, per le università, per gli ospedali, per le città israeliane, per esempio, non potrà bere la fola dell’apartheid, avendo visto la libertà di cui godono tutti i cittadini di Israele, al di là della loro appartenenza etnica e la possibilità che tutti hanno di lavorare, di vivere, di esprimersi, di pregare nelle loro lingue, nei loro costumi, con le loro abitudini. Chiunque percorra il territorio israeliano facendo attenzione ai fatti capisce che la soluzione del ritorno alle linee armistiziali del ‘49 (quelli che chiamano i “confini del ‘67”) è pericolosissima e concretamente impraticabile; e vede inoltre la piccolezza del territorio di Israele, la sua delicatissima posizione strategica, ma anche la sua energia, la vitalità, l’allegria, la diversità, la modernità e la tradizione che animano il paese. Di tutto questo vi racconterò nei prossimi giorni, trasformando le mie cartoline in un piccolo diario di viaggio, come ho fatto negli anni scorsi. Mi immagino che la maggior parte dei miei lettori non ne abbia bisogno, avendo un’esperienza di Israele magari più ricca e approfondita della mia, ma il paese è tanto pieno di storia e di paesaggi, tanto ricco di passato e di futuro, tanto variato, che si trova sempre qualcosa di nuovo che val la pena di raccontare.
Vale la pena oggi di partire dall’inizio del viaggio. Si è letto molto sui giornali dell’aeroporto Ben Gurion (che non è solo di Tel Aviv ma anche di Gerusalemme), “il più sicuro del mondo”, anche se è certo che tutti i terroristi e i nemici di Israele cercano di trovare il modo di penetrarne le difese e provocarvi un disastro. Bisogna dire però che non solo il Ben Gurion ha dimostrato negli ultimi decenni di essere a prova di terroristi, ma anche la linea aerea israeliana, El Al, fa altrettanto. Non solo con le difese tecniche di cui i suoi aerei dispongono contro gli attentati, ma anche per lo scudo di sicurezza che li circonda, anch’esso focalizzato soprattutto sull’intelligenza umana. Non solo i bagagli imbarcati e quelli a mano sono sottoposti a procedure di ispezione rigorose, ma i passeggeri sono invitati allo stesso tipo di colloquio che avviene prima di entrare nella hall delle partenze del Ben Gurion. Una decina di giovani israeliani addestrati a leggere i toni della voce, il linguaggio del corpo, ma anche a rilevare contraddizioni e menzogne, incontrano uno per uno tutti i passeggeri. E’ un colloquio educato e gentile, per nulla poliziesco, che richiede però un po’ di pazienza, il senso di una sicurezza comune da preservare. E si è già un po’ in Israele dove è fondamentale capire che con la vita umana non si scherza, che c’è chi veglia sull’incolumità di tutti a rischio della sua e merita per questo rispetto e collaborazione. Quel che colpisce dopo sull’aereo, superata questa prova di ingresso, è il trionfo della differenza. Israeliani che tornano a casa, turisti e pellegrini, italiani e israeliani, religiosi dei diversi orientamenti e laici, ebrei e cattolici in visita e arabi israeliani, bambini, tanti bambini, ma anche adulti e vecchi, uomini d’affari e ragazzi in vacanza: la mescolanza delle condizioni e delle identità è straordinaria e aumenta ancora all’arrivo, nell’atrio del bellissimo aeroporto dove parenti affettuosi e membri di un gruppo religioso e amici e guide e personale amministrativo e militari di guardia si mescolano giorno e notte in una confusione multicolore organizzatissima e allegra, più che in ogni altro luogo di transito che mi sia capitato di vedere. L’immagine di Israele che uno ricava dall’arrivo è più vera di quanto accada normalmente. Perché questa energia spumeggiante e gioiosa, piena di emozione ma anche capace di disciplina e di organizzazione e questa molteplicità differenziata che di solito riesce a convivere bene, questo umorismo sarcastico e veloce è davvero la cifra emotiva del paese. Bellissima e contagiosa. Un insieme entusiasmante per gli amici di Israele e un po’ sorprendente per chi lo guarda con diffidenza e non può evitare, se non è accecato dall’odio, di farsene prendere almeno un po’.
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