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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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L’immagine di Netanyahu in crescita fra gli elettori israeliani 03/04/2016

L’immagine di Netanyahu in crescita fra gli elettori israeliani
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Benjamin Netanyahu

A un anno dal rinnovo dell’ultima Knesset, gli israeliani hanno espresso le loro opinione in diversi sondaggi sulla popolarità di futuri possibili candidati a Primo Ministro, valutato il voto dato alle precedenti elezioni e giudicano i vari partiti se le elezioni dovessero tenersi oggi. Una analisi della passata – e dimenticata- campagna elettorale per la 20a Knesset è utile sia per valutare l’attuale situazione politica, sia per evidenziare il significativo miglioramento dell’immagine di Netanyahu nella pubblica opinione verificatosi quest’anno. Nelle passate elezioni il Likud, sotto la leadership di Netanyahu, guadagnò 30 seggi e il partito leader dell’opposizione, l’Unione Sionista, ne ottenne 24. Ma che il Likud potesse vincere non era sicuro persino negli exit polls il giorno delle elezioni.

Le elezioni anticipate si tennero dopo che Netanyahu all’inizio di dicembre 2014 ebbe licenziato Yair Lapis e Tzipi Livni, rispettivamente Ministro delle Finanze e leader del partito Yesh Atid e Ministro della Giustizia e leader del Partito Hatnuah. L’accusa, disse Netanyahu, era il loro tentativo di rovesciarlo per dare vita a un governo alternativo, insieme ad alcuni partiti dell’opposizione. La spiegazione sembrò poco motivata, anche se nel febbraio 2015, la vice Ministro degli Interni Faina Kirschenbaum, del partito Yisrael Beitenu e sotto indagine per corruzione, disse che in realtà un complotto c’era stato. Rivelò che Avigdor Lieberman, Moshe Kahlon e Yair Lapid avevano programmato di formare una coalizione di centro dopo le elezioni, con Lieberman al posto di Primo Ministro, con il voto anche del Likud, che si sarebbe aggiunto dopo le dimissioni di Netanyahu. Le rivelazioni di Kirschenbaum confermarono l’ipotesi che le valutazioni di Netanyahu su un complotto contro di lui non erano soltanto una invenzione pre-elettorale.

I primi due sondaggi uscirono il 5 dicembre 2014, fornendo dei risultati molto diversi da quelli usciti poi dalle elezioni del 17 marzo 2015. Il Likud, secondo i sondaggi, avrebbe dovuto ottenere 22 seggi e Habayit HaYehudi di Naftali Bennett 17. In terza posizione i Laburisti con 13, in entrambi i sondaggi. Yisrael Beitenu di Lieberman era fra 10/12 seggi, come il nuovo partito di Khalon, mentre Yesh Atid scendeva da 19 seggi a 9. Quelle elezioni furono caratterizzate da molti sondaggi, che però si rivelarono lontani dai risultati, un segnale indicativo della forte mobilità di scelta dell’elettorato. La fedeltà a un partito era andata sempre più decrescendo, trasformando i sondaggi in uno strumento non più indicativo per capire le reali intenzioni di voto. Alcune differenze tra I primi sondaggi e i risultati sono comprensibili.

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Ytzhak Herzog

Una lista unica tra Laburisti e Hatnuah era stata un’idea intelligente, che poteva dare all’Unione Sionista un deciso incentivo. Habayit Hayehudi perse diversi seggi con il tentativo di breve durata di inserire in lista il divo del calcio Eli Ohana. Un altro batosta venne quando Netanyahu chiese agli elettori di sostenere il LIkud, dicendo che gli arabi in queste elezioni sarebbero andati in molti a votare. In quanto a Yisrael Beitenu risentì fortemente dello scandalo che aveva coinvolto Kirschenbaum dopo l’accusa di corruzione, scendendo a 5 seggi. I sondaggi di dicembre 2014 si rivelarono negativi per Netanyahu, il 60% degli intervistati dissero che non lo volevano più primo ministro, solo il 34% si espressero in suo favore. In caso di testa a testa tra Netanyahu e Kahlon, il 46% preferiva quest’ultimo e il 36% Netanyahu. Anche con Gideon Sa’ar, ex Ministro dell’Interno Likud e Netantyahu, il 43% preferiva Sa’ar e il 38% Netanyhau. In una ipotetica scala fra i leader dei vari partiti, Netanyahu risultava comunque vincitore. Su Isaac Herzog, leader del partito laburista, Netanyahu lo superava di un punto; contro Bennett di 12 punti; Lapid di 17 e contro Lieberman di 28. Oggi i dati dei sondaggi vedono Netanyahu superare tutti gli altri politici in un confronto diretto. Con Lapid, il 47% sceglie Netanyhau, il 36% Lapid. Contro Bennett, Netanyahu vince 40% a 29%. Il candidato al di fuori dei partiti, l’ex Capo di Stato Maggiore Gabi Ashkenazi, verrebbe sconfitto da Netanyahu 44% contro 30%. Mentre scrivo, Herzog ha ricevuto un avviso per sospetta corruzione durante le primarie del Partito Laburista del 2013. Ma la sua debolezza quale leader dell’opposizione era già evidente prima dello scandalo.

Paragonando i sondaggi elettorali dell’inizio 2015, quando c’era solo un punto di distanza con Netanyahu, oggi avrebbe il 25% e Netanyahu il 56%. Questo vale anche per gli altri sondaggi, che rivelano una clamorosa sconfitta per l’Unione Sionista, che passa dai 24 seggi a 18 o addirittura a 15. In ogni caso rimane dietro a Yesh Atid. Il comitato centrale elettorale aveva votato per escludere dalle elezioni del 2015 Haneen Zoabi e Baruch Marzel. Ancora una volta, la Corte Suprema, giudicata da molti eccessivamente tollerante, aveva annullato la decisione. Zoabi, in particolare, poteva così proseguire la sua campagna provocatoria contro la democrazia israeliana per vedere fin dove sarebbe riuscita a indebolirla. Da allora è stata sospesa dal partecipare alle sedute della Knesset e dalle commissioni per quattro mesi, insieme al deputato del partito Balad Basel Ghattas, per avere condiviso l’ideologia dei terroristi palestinesi. Un altro deputato del Balad, Jamal Zahalka, è stato sospeso per due mesi. Ciò malgrado hanno tutti potuto continuare a votare. Balad e il partito comunista israeliano hanno dichiarato il loro appoggio ai terroristi Hezbollah, condannando la definizione di movimento terrorista loro attribuita dall’Arabia Saudita, accusando i sauditi di servire gli interessi di Israele.

Un altro tema contribuisce ad arricchire l’atmosfera elettorale: la dichiarazione del Presidente Rivlin, in una conferenza organizzata dal National Security Studies, nella quale chiede ai partiti di attenersi sui problemi più importanti, in vista dei dibattiti, spesso frammentati e di basso livello, che investono i candidati alla carica di primo ministro. Il Presidente non dovrebbe ignorare che il livello della campagna israeliana era molto migliore quando la si paragonava agli insulti che i candidati repubblicani in America si lanciano l’un l’altro, inclusi la dimensione della mano e le insinuazioni che circolano negli spogliatoi.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.


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