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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
02.04.2016 Libia: tribù in lotta con l'incubo dello Stato islamico
Cronaca di Paola Peduzzi

Testata: La Stampa
Data: 02 aprile 2016
Pagina: 10
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Libia,milizie e capi tribù si schierano con Sarraj»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/04/2016, a pag.10, con il titolo "Libia,milizie e capi tribù si schierano con Sarraj", la cronaca di Rolla Scolari.

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Rolla Scolari

Le alleanze stanno cambiando, alcune si solidificano dopo mesi di negoziati e trattative, altre arrivano fresche alla nuova corte del premier libico Fayez al-Sarraj. È stata simbolica la passeggiata riportata dai giornali locali del primo ministro ieri a Tripoli e nella centrale piazza dei Martiri. Una piazza ormai sgombra dai manifestanti anti-Sarraj invitati dai capi tribù di Misurata a ritirarsi. Un segnale che gli equilibri in Libia si stanno orientando verso il sostegno, seppur fra mille cautele, agli sforzi del premier designato. Tanto che ieri all’alba i rivali tripolini dell’uomo sostenuto dall’Onu, il premier di Tripoli Khalifa Ghwell e il portavoce del parlamento Nuri Busahmein hanno lasciato la capitale. Decisivo, anche in questo caso, l’intervento dei notabili e capi tribù di Misurata che arrivati giovedì sera a Tripoli sarebbero riusciti a spingere Ghwell alla «ritirata» proprio a Misurata. Così ieri Al Sarraj ha potuto ispezionare le forze di polizia, che attraverso il lavoro del ministro dell’Interno Saleh al-Kohja, tripolino, appoggiano il nuovo governo. La relativa calma nella capitale in seguito allo sbarco di Sarraj dimostra come diverse milizie, un tempo avverse all’accordo che ha portato alla nascita dell’esecutivo, abbiano cambiato posizioni. «Non è tutta una sorpresa, già da mesi ci sono discussioni con le leadership sul terreno per costruire una base a Sarraj», spiega Virginie Collombier, dello European University Institute di Firenze. Dall’estate si registrano trasformazioni tra i vertici dei gruppi armati di Misurata. La potente brigata Nawasi della capitale ha deciso di sostenere Sarraj, e milizie berbere del Jebel Nefusa - le montagne al confine con la Tunisia - presenti in città hanno optato per l’appoggio ai nuovi arrivati. La notizia che ieri il premier abbia incontrato il capo della Banca centrale Saddek Elkaber ha un peso anche sulla questione della sicurezza. È dalle casse della Banca centrale infatti che arrivano gli stipendi pagati indistintamente alle milizie. Non è dunque un caso che i leader militari, con l’arrivo di un nuovo governo a Tripoli sostenuto dalla comunità internazionale abbiano deciso di appoggiare il nuovo corso o mantenersi neutrali. Anche l’incontro due giorni fa tra l’inviato dell’Onu, Martin Kobler, e il leader di milizie islamiste di Tripoli Abdel Hakim Belhadj, giudicato positivo dal tedesco, racconta un possibile cambio di direzione. Oltre al governatore della Banca centrale, ieri hanno visitato il premier Sarraj anche i notabili di 13 municipalità della zona della capitale e i funzionari del comune di Tripoli. È «l’effetto carrozzone», spiega Matteo Toaldo: trascina l’appoggio della comunità internazionale al governo. Tra i leader delle tribù delle città limitrofe, dice l’analista del European Council on Foreign Relations, c’era anche quello di Sabratha, luogo strategico per l’Italia per via delle vicine installazioni petrolifere gestite dall’Eni. E proprio ieri, Ali al-Hassi, portavoce della Guardie Petrolifere di Ibrahim Jedhran, dalla roccaforte di Ajdabiya, cittadina dell’Est libico, ha confermato la volontà di lavorare con la nuova squadra di Tripoli. Al «Wall Street Journal» al-Hassi ha detto che saranno riaperti i porti di Sider, Ras Lanuf, Zueitina, chiusi da oltre un anno. Contro Sarraj in città resta il mufti Sadiq al-Gheriani, che continua a incitare alla rivolta. E ieri, il consiglio degli ulema lo ha criticato indirettamente, condannando «il comportamento di chiunque dissemini le sue opinioni sotto la bandiera della religione». Resta aperta la questione di Tobruk, il cui Parlamento non ha votato la fiducia al nuovo governo e che non ha ancora fatto dichiarazioni sulla nuova situazione. Lì, si trova il generale Khalifa Haftar, oppositore dell’accordo, forte di una parte dell’esercito e dell’appoggio dell’Egitto.

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