Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/04/2016, a pag.10, con il titolo "Libia,milizie e capi tribł si schierano con Sarraj", la cronaca di Rolla Scolari.
Rolla Scolari
Le alleanze stanno cambiando, alcune si solidificano dopo mesi di negoziati e trattative, altre arrivano fresche alla nuova corte del premier libico Fayez al-Sarraj. Č stata simbolica la passeggiata riportata dai giornali locali del primo ministro ieri a Tripoli e nella centrale piazza dei Martiri. Una piazza ormai sgombra dai manifestanti anti-Sarraj invitati dai capi tribł di Misurata a ritirarsi. Un segnale che gli equilibri in Libia si stanno orientando verso il sostegno, seppur fra mille cautele, agli sforzi del premier designato. Tanto che ieri all’alba i rivali tripolini dell’uomo sostenuto dall’Onu, il premier di Tripoli Khalifa Ghwell e il portavoce del parlamento Nuri Busahmein hanno lasciato la capitale. Decisivo, anche in questo caso, l’intervento dei notabili e capi tribł di Misurata che arrivati giovedģ sera a Tripoli sarebbero riusciti a spingere Ghwell alla «ritirata» proprio a Misurata. Cosģ ieri Al Sarraj ha potuto ispezionare le forze di polizia, che attraverso il lavoro del ministro dell’Interno Saleh al-Kohja, tripolino, appoggiano il nuovo governo. La relativa calma nella capitale in seguito allo sbarco di Sarraj dimostra come diverse milizie, un tempo avverse all’accordo che ha portato alla nascita dell’esecutivo, abbiano cambiato posizioni. «Non č tutta una sorpresa, gią da mesi ci sono discussioni con le leadership sul terreno per costruire una base a Sarraj», spiega Virginie Collombier, dello European University Institute di Firenze. Dall’estate si registrano trasformazioni tra i vertici dei gruppi armati di Misurata. La potente brigata Nawasi della capitale ha deciso di sostenere Sarraj, e milizie berbere del Jebel Nefusa - le montagne al confine con la Tunisia - presenti in cittą hanno optato per l’appoggio ai nuovi arrivati. La notizia che ieri il premier abbia incontrato il capo della Banca centrale Saddek Elkaber ha un peso anche sulla questione della sicurezza. Č dalle casse della Banca centrale infatti che arrivano gli stipendi pagati indistintamente alle milizie. Non č dunque un caso che i leader militari, con l’arrivo di un nuovo governo a Tripoli sostenuto dalla comunitą internazionale abbiano deciso di appoggiare il nuovo corso o mantenersi neutrali. Anche l’incontro due giorni fa tra l’inviato dell’Onu, Martin Kobler, e il leader di milizie islamiste di Tripoli Abdel Hakim Belhadj, giudicato positivo dal tedesco, racconta un possibile cambio di direzione. Oltre al governatore della Banca centrale, ieri hanno visitato il premier Sarraj anche i notabili di 13 municipalitą della zona della capitale e i funzionari del comune di Tripoli. Č «l’effetto carrozzone», spiega Matteo Toaldo: trascina l’appoggio della comunitą internazionale al governo. Tra i leader delle tribł delle cittą limitrofe, dice l’analista del European Council on Foreign Relations, c’era anche quello di Sabratha, luogo strategico per l’Italia per via delle vicine installazioni petrolifere gestite dall’Eni. E proprio ieri, Ali al-Hassi, portavoce della Guardie Petrolifere di Ibrahim Jedhran, dalla roccaforte di Ajdabiya, cittadina dell’Est libico, ha confermato la volontą di lavorare con la nuova squadra di Tripoli. Al «Wall Street Journal» al-Hassi ha detto che saranno riaperti i porti di Sider, Ras Lanuf, Zueitina, chiusi da oltre un anno. Contro Sarraj in cittą resta il mufti Sadiq al-Gheriani, che continua a incitare alla rivolta. E ieri, il consiglio degli ulema lo ha criticato indirettamente, condannando «il comportamento di chiunque dissemini le sue opinioni sotto la bandiera della religione». Resta aperta la questione di Tobruk, il cui Parlamento non ha votato la fiducia al nuovo governo e che non ha ancora fatto dichiarazioni sulla nuova situazione. Lģ, si trova il generale Khalifa Haftar, oppositore dell’accordo, forte di una parte dell’esercito e dell’appoggio dell’Egitto.
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