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Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 01/04/2016, a pag. 91, con il titolo "Un'ebrea di fine 600 riscritta a casa Freud", la recensione di Lara Crinò.
Com'era la vita di una donna nordeuropea agli albori della modernità, tra la fine del '600 e l'inizio del '700? E l'esistenza di un'ebrea, madre di 14 figli e vedova, che invece di sprofondare nella povertà o affidare i suoi talleri a un parente maschio scegliesse d'essere lei stessa mercante, viaggiando per l'Europa e combinando per la discendenza buoni matrimoni da Berlino a Vienna? Per immaginarlo basti questo libretto che torna a trent'anni dalla prima edizione. Si intitola Memorie di Glückel Hameln (Giuntina) e ha una storia curiosa: redatto in yiddish in sette capitoli tra il 1690 e il 1719, passato di mano in mano per generazioni, fu tradotto in tedesco da una discendente di Glückel, Bertha Pappenheim, e pubblicato a Vienna nel 1910. Lei, Bertha, non è altri che la celebre Anna O., paziente di Josef Breuer e Sigmund Freud le cui crisi isteriche divennero materia di studio e letteratura. Bertha, femminista, si appassionò talmente alle storie dell'antenata da farsi ritrarre in costume, con tanto di cuffia e gorgiera.
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