Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/03/2016, a pag. 5, con il titolo "L'America teme un attacco con bombe sporche nelle città", il commento di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Ci sarà anche l’incubo di un attacco dell’Isis con materiali nucleari nelle città, sul tavolo del Summit che si apre stasera a Washington. Lo ha confermato la stessa Casa Bianca, che ha aggiunto ai lavori una sessione dedicata a questa minaccia.
Il Nuclear Security Summit era stato lanciato dal presidente Obama nel 2009 a Praga, con lo scopo di migliorare la sicurezza delle armi atomiche, e soprattutto evitare il loro passaggio ai gruppi terroristici. Nel mondo ci sono 2000 tonnellate cubiche di materiali utilizzabili per costruire armi, e non tutti sono custoditi. Il capo della Casa Bianca così ha lanciato questa iniziativa, a cui hanno partecipato circa cinquanta Paesi, che nell’arco degli ultimi sette anni hanno preso oltre 260 impegni per ridurre le sostanze pericolose possedute e migliorarne la sicurezza. Al vertice non parteciperà la Russia, come reazione alle tensioni scoppiate dopo l’invasione dell’Ucraina, che ha portato ora il Pentagono ad annunciare un incremento della presenza militare in Europa dell’Est. Cui Mosca ha ribattuto parlando di «risposta asimmetrica» al gesto americano.
L’iniziativa di Obama era stata lanciata prima dell’Isis, tenendo Al Qaeda o altri gruppi in mente. La situazione dal 2009 ad oggi è completamente cambiata, e gli attentati di Parigi e Bruxelles hanno dimostrato la determinazione di Isis a colpire nelle città occidentali. In passato lo Stato Islamico aveva già messo le mani su armi chimiche, e la Casa Bianca non ha dubbio che voglia fare lo stesso con quelle nucleari. Quindi a gennaio, prima ancora dell’attacco a Bruxelles, ha deciso di aggiungere ai lavori del Summit questa sessione, che si concentrerà sulla prevenzione e la gestione di eventuali attacchi. Ne hanno parlato martedì con i giornalisti Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale; Laura Holgate, direttrice del controllo delle armi di distruzione di massa presso il National Security Council della Casa Bianca, e Dan Kritenbrink, responsabile dei rapporti con l’Asia. Rhodes è stato molto esplicito: «Sappiamo che le organizzazioni terroristiche desiderano avere accesso a questi materiali, e a bombe nucleari. Ciò era certamente vero nel caso di Al Qaeda, e lo è altrettanto in quello dell’Isis».
Le minacce sono principalmente due. La prima è la «bomba sporca», quella che si può costruire impiegando materiali radioattivi ad uso civile, facendoli esplodere attraverso un ordigno convenzionale. Sostanze di questo genere sono molte diffuse, ad esempio negli ospedali o nelle università, e spesso poco controllate. Molti Paesi le possiedono, e come alcuni ex responsabili del programma chimico iracheno sono passati con l’Isis, così degli esperti di materiali nucleari potrebbero offrire la loro conoscenza ai terroristi. La seconda minaccia, molto più letale, è l’acquisizione di una vera bomba atomica. È più difficile, ma non si può escludere, soprattutto ora che Paesi come il Pakistan stanno puntando sulle armi nucleari tattiche più piccole. Nelle settimane scorse a queste due ipotesi si è aggiunto anche l’incubo del sabotaggio delle centrali nucleari, dopo la scoperta che l’Isis aveva filmato in particolare quella di Mol in Belgio. Secondo Holgate «non c’è la prova di un complotto», ma nemmeno può essere escluso.
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