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Informazione Corretta Rassegna Stampa
30.03.2016 Le radici dell'antisemitismo: ne discutono Federico Steinhaus, Vittorio Robiati Bendaud
Cronaca di Enzo Coco

Testata: Informazione Corretta
Data: 30 marzo 2016
Pagina: 6
Autore: Enzo Coco
Titolo: «'Odio e antisemitismo hanno radici profonde'»

Riprendiamo dal CORRIERE dell'ALTO ADIGE di oggi, 30/03/2016, a pag. 6, con il titolo "Odio e antisemitismo hanno radici profonde", la cronaca di Enzo Coco.

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Federico Steinhaus

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Vittorio Robiati Bendaud

Si è parlato a lungo della memoria e del suo significato, come era giusto che fosse, più che di terrorismo, all’incontro organizzato ieri sera alla sinagoga di Merano nell’ambito delle iniziative della Piattaforma delle resistenze 2016 che vanno sotto il nome di «Memory Sharing». Assente per un impegno familiare imprevisto ed indifferibile il rabbino Elia Richetti, è intervenuto in sua sostituzione Vittorio Robiati Bendaud una delle migliori menti ebraiche in Italia che ha parlato delle «molte memorie » che si hanno a livello individuale e collettivo, per cui gli stessi fatti sono ricordati in modo diverso.

«I momenti autentici di ricordo — ha sostenuto — sono momenti di apprendimento di narrazioni che non coincidono e che nel caso della memoria ebraica, si sintetizzano nella Shoah. Non basta ricordare in modo ripetitivo, ma bisogna far coincidere la memoria dinamica, plurale, che è anche memoria di sfiducia, di titubanza e allo stesso tempo memoria che orienta che dà le coordinate per gestire e comprendere il futuro».

L’antisemitismo ha radici profonde che risalgono a molto prima della seconda guerra mondiale e non è mai superato, mentre altre forme di contrasto, altri estremismi si vanno diffondendo in Europa. «Nulla è successo per caso — ha ricordato ancora Robiati — la Shoah ha avuto dei precedenti importanti, non se la sono inventata i nazisti. Nel 1904 il genocidio del popolo herero fu perpetrato dai tedeschi come nel 1915 quello degli armeni fu da loro provocato assieme ai turchi. Oggi l’Isis ha sterminato i cristiani nello stesso posto dove vennero sterminati gli armeni e non è una caso».

Creazione , liberazione e Monte Sinai sono i tre pilasti della memoria ebraica, ha ricordato ancora il relatore che l’ha definita «bella ma devastante come la Bibbia che non è la storia del Mulino bianco». Il progetto «Memory Sharing» intende sensibilizzare la popolazione altoatesina sul concetto di memoria del mondo ebraico, secondo il quale una persona vive finché c’è qualcuno a ricordarl a e il ricordo stesso è azione a beneficio di chi vive ancora.

In questo senso si è orientato il successivo intervento di Federico Steinhaus, grande esperto della storia ebraica dell’Alto Adige una terra che ha vissuto nazismo e fascismo ed in questo è del tutto particolare. «Noi tutti abbiamo una memoria selettiva — ha sostenuto Steinhaus — e ricordiamo più o meno i fatti secondo i nostri preconcetti e pregiudizi. Perciò è importante curare la memoria perché è la nostra identità, saldando quella collettiva con quella individuale perché la velocità di diffusione dell’informazione e che abbiamo oggi, indebolisce la memoria e cadiamo nel rischi che le giornate che oggi si fanno per ricordare generino un sentimento opposto, quello della rimozione di qualcosa che non vogliamo più ricordare».

Per inviare la propria opinione al Corriere dell'Alto Adige, telefonare 0471/999111, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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