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La Stampa Rassegna Stampa
29.03.2016 Belgio, caccia ai terroristi: un'altra prova di incapacità per magistratura e forze dell'ordine
Cronaca di Marco Zatterin

Testata: La Stampa
Data: 29 marzo 2016
Pagina: 4
Autore: Marco Zatterin
Titolo: «Bruxelles, nuovo flop delle indagini: 'Il giornalista non è il terzo uomo'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/03/2016, a pag. 4, con il titolo "Bruxelles, nuovo flop delle indagini: 'Il giornalista non è il terzo uomo' ", la cronaca di Marco Zatterin.

Reclutare terroristi, evidentemente, in Belgio non è reato. Fayçal Cheffou, il 'terzo uomo' degli attentati a Bruxelles, è stato rimesso in libertà perchè non era lui l'uomo con il berretto al carrello. Ma gli altri capi di imputazione sono rimasti tutti in piedi, compreso terrorismo. Perchè rimetterlo in  libertà? Una ulteriore prova di incapacità ad affrontare il pericolo da parte della magistratura e forze dell'ordine di Bruxelles.

Ecco l'articolo:

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Marco Zatterin

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Fayçal Cheffou

Colpo di scena. Fayçal Cheffou, il giornalista indipendente belga fermato giovedì scorso e sospettato di essere «l’uomo col cappello» nel terzetto di terroristi individuati martedì scorso a Zaventem, è stato rilasciato dalla procura di Bruxelles. «Gli indizi a suo carico non sono sufficienti a privarlo dalla libertà», è il verdetto degli inquirenti belgi. I quali, con una decisione che non mancherà di far discutere, lo hanno rimandato a casa, pur mantenendo tutti i capi di accusa contestati: partecipazione ad attività terroristiche, omicidio e tentato omicidio terrorista. La sua implicazione negli attentati pareva sicura, visto che a identificarlo era stato in un confronto all’americana l’autista del taxi che il 22 mattina aveva portato il commando terrorista all’aeroporto. Evidentemente, però, alla fine non è risultata sufficiente.

Inevitabile che la decisione alimenti la polemica sull’operato della magistratura e delle forze dell’ordine belghe. Sebbene le operazioni continuino senza sosta - domenica sono stati tredici i blitz che si sono spinti sino ad Anversa -, continuano ad apparire dettagli che denunciano una amministrazione imperfetta delle operazioni. Già aveva reso incandescente l’atmosfera le notizia di una grossolana gestione del caso di Ibrahim El Bakraoui, il kamikaze dell’aeroporto, rispedito dalla Turchia in Belgio, senza che nessuno pensasse a interrogarlo, magari per chiedere cosa fosse andato fare in Siria. Non dissimile l’epopea delle mappe dell’aeroporto di Bruxelles, trovate in un alloggio di Atene abitato da Abdelhamid Abaaoud, una delle menti dell’attacco di Parigi: si apprende che le autorità elleniche le avevano segnalate a Bruxelles nel gennaio 2015; la questione ha avuto seguito.

Il caso Cheffou è particolarmente inquietante. C’era il riconoscimento del tassista. C’erano alcuni testimoni che credevano di aver riconosciuto in lui il tipo che, atteggiandosi in modo «strano», si aggirava martedì nei pressi della stazione della metropolitana di Maelbeek. Circostanza strana, questa, anche perché se fosse stato «L’uomo in bianco» avrebbe dovuto andare all’aeroporto, lasciare la bomba, prendere l’auto del complice e compiere il secondo attentato. Il che rende complesso capire perché fossero andato tutti con un taxi a Zaventem, portandosi dietro un basista con una quarta bomba per la sotterranea.

Gli inquirenti hanno sottolineato che Cheffou abita non lontano da Maelbeek. Una perquisizione non ha portato al rinvenimento di armi o esplosivi. Tuttavia, nella sua cerchia, è confermata la presenza di personaggi «radicalizzati» e di gente che conosceva il super ricercato Abrini e il recluso Abdeslam. Una coincidenza? Possibile, visto che tutti sono cresciuti a Molenbeek. Non c’erano insomma, a sentire i magistrati, motivi per inchiodarlo. Così il giornalista che denunciò i presunti abusi sui rifugiati e gli asilanti da ieri sera è tornato nella sua casa.

Il resto della cronaca regala incertezza e dolore. Altri quattro pazienti sono morti negli ospedali di Bruxelles, così il bilancio delle vittime sale ora a 35. Restano numerosi anche i feriti gravi. Oggi in città tornerà la vita quasi ordinaria, sebbene le scuole siano ancora chiuse. Possibile un ritorno in attività dell’aeroporto di Zaventem. Ci sarà un test per vedere se sarà possibile una riapertura parziale da domani. Nell’attesa, fra mille controlli, lo scalo di Charleroi ha festeggiato il suo record di affluenza con 35 mila passeggeri.

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