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Ugo Volli
Cartoline
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Il grande fratello europeo che difende l’islam dai malvagi islamofobi 28/03/2016
Il grande fratello europeo che difende l’islam dai malvagi islamofobi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Londra divenuta Londonistan tra qualche anno:
"Sai che bandiera è questa?"
"Era quella dell'Inghilterra prima che diventasse una repubblica islamica"

Cari amici,

lo confesso, sono preoccupato. Non solo per il terrorismo e per tutte quelle cose per cui sono preoccupati tutti, non solo per l’antisemitismo montante e l’antisraelismo galoppante (ammesso e non concesso che abbia senso separare le due cose). Sono preoccupato perché ho la sensazione che per tutti, non solo per gli ebrei, stiano tornando i tempi bui. Non solo quelli del fascismo, che in formule più o meno annacquate o similari sembra di nuovo attraente all’elettorato europeo perché si presenta come l’unico capace e soprattutto desideroso di difenderlo dall’invasione islamica (e questa è la ragione per cui la colpa del nuovo fascista va attribuita ai politici di centro e di sinistra che agiscono in Europa per favorire i clandestini, dal papa alla Merkel a Hollande ai politici nostri). No, questo è un pericolo per il futuro, una prospettiva da cui guardarsi, ma almeno in Europa Occidentale non è attuale.

Io sono preoccupato per il ritorno dello stalinismo, della polizia del pensiero, dell’intolleranza per il dissenso che in Europa è ormai la regola non dei teppisti islamisti e filoislamici, ma di governi, polizie e magistrature. Vi faccio qualche esempio. Il più clamoroso è di tre giorni fa a nel borgo londinese di Croydon, più che un borgo una città satellite nella zona sud di Londra, situata a 15,3 km a sud di Charing Cross. In questo luogo che immaginiamo idilliaco, la polizia, anzi addirittura la mitica Scotland Yard, ha arrestato tre giorni fa un pericoloso criminale, tale Matthew Doyle. Sapete che cosa aveva fatto costui? Omicidi, stupri, magari attività terrorista? No, aveva pubblicato un tweet, il cui testo letterale è il seguente: "I confronted a Muslim woman yesterday in Croydon. I asked her to explain Brussels. She said 'Nothing to do with me'. A mealy mouthed reply." (http://www.theguardian.com/uk-news/2016/mar/25/man-charged-tweet-confront-muslim-woman-brussels-attacks) Che si potrebbe tradurre così, molto alla buona: "Ieri ho avuto una discussione con una donna musulmana a Croydon. Le ho chiesto di spiegare Bruxelles. Lei ha detto che non la riguardava. Una risposta ipocrita.” (http://www.independent.co.uk/news/uk/crime/brussels-attacks-croydon-man-arrested-for-tweeting-about-confronting-a-muslim-woman-over-terror-a6949406.html)

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Bene questo signore per questo tweet è stato arrestato. Arrestato. Da Scotland Yard. Sulla base della Section 19 of the Public Order Act che proibisce “la pubblicazione o diffusione di materiale scritto minaccioso, insultante e destinato a diffondere l’odio razziale”. Badate non c’è stata nessuna querela da parte della signora in questione, di cui non si sa neppure se esiste davvero. E’ il tweet, non la discussione, che la polizia ha ritenuto degno di arresto, nella civile Inghilterra, patria di tutte le libertà democratiche occidentali. Se non è polizia del pensiero e fascismo questo, mi chiedo che cosa possa esserlo. E’ vero che dopo un giorno hanno dovuto rilasciarlo e rinunciare al processo perché la pubblica accusa non era d’accordo (http://www.standard.co.uk/news/crime/croydon-man-who-tweeted-about-confronting-muslim-woman-over-brussels-has-charge-dropped-a3211866.html), ma per ragioni procedurali: nell’ordinamento inglese la polizia non ha il potere di ordinare arresti sotto questo paragrafo della legge, ha sentenziato l’ufficio del pubblico ministero (http://www.dailymail.co.uk/news/article-3511038/I-ll-sue-says-man-wrongly-charged-stirring-race-hate-abusive-tweet-confronting-Muslim-woman-Brussels-attacks.html). Non lo processeranno, ma l’hanno parecchio maltrattato e umiliato in pubblico. E resta che a Londra dire di aver discusso con una musulmana di Bruxelles è ragione di arresto, mentre la propaganda terrorista e l’antisemitismo diffusissimo fra l’altro negli ambienti laburisti, assolutamente no.

Questa storia fa il paio con il processo di Geert Wilders di cui vi ho già parlato. Wilders è il leader del maggior partito di opposizione in Olanda, che fra l’altro secondo i sondaggi è oggi il primo partito del paese. Non è un posto comodo, il suo predecessore Theo Van Gogh (pronipote del pittore) è stato sgozzato da un musulmano per la sua posizione politica, la dissidente somala e deputata olandese Ayan Hirsi Ali, considerata rinnegata dai musulmani, è dovuta scappare in America perché il governo olandese le ha fatto sapere che non poteva garantire la sua sicurezza (e a New York la Yeshiva University prima le ha concesso e poi rifiutato, con un gesto di straordinaria viltà, la laurea honoris causa). Wenders ha subito già due processi per le sue idee da cui è uscito assolto (https://en.wikipedia.org/wiki/Trial_of_Geert_Wilders) e ora è sotto processo di nuovo per aver sostenuto nel programma politico del suo partito che bisognava porsi il problema della diminuzione del numero degli immigrati marocchini in Olanda. Il processo, partito da una raccolta di denunce fatta dalla polizia su moduli prestampati, è iniziato nei giorni in cui si è svolto l’attacco terroristico nel vicino Belgio.

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Londonistan, 2050

E, a proposito del Belgio, vi invito a leggere questa breve notizia del “Foglio” firmata da Giulio Meotti, in cui si documenta il livello di isteria anti-islamofobica, cui si era arrivati in quel paese (http://www.ilfoglio.it/occidentalia/2016/03/26/quando-in-belgio-si-proibivano-i-libri-islamofobi___1-vr-139877-rubriche_c213.htm) più o meno al tempo in cui il Belgio si vantava di aver integrato l’islam meglio della Francia (http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/03/25/bruxelles-quando-belgio-si-vantava-di-aver-integrato-islam-meglio-della-francia___1-v-139869-rubriche_c931.htm).

Altro esempio, certamente più importante: è emerso che Angela Merkel ha chiesto al proprietario di Facebook Mark Zuckerberg di censurare i post di protesta contro gli immigranti (http://www.cnbc.com/2015/09/27/angela-merkel-caught-on-hot-mic-pressing-facebook-ceo-over-anti-immigrant-posts.html), cosa che si può fare anche senza farli sparire, semplicemente facendoli scendere nella scala delle priorità, in modo da limitarne la circolazione. E sembra che Zuckerberg abbia promesso di aiutarla (http://www.hngn.com/articles/134765/20150929/facebook-ceo-mark-zuckerberg-admits-plans-to-censor-anti-migrant-posts.htm). Anche in Italia, del resto, due anni fa, l’Ordine dei giornalisti processò Magdi Allam per ragioni analoghe (http://www.corriere.it/cronache/14_agosto_29/ordine-giornalisti-contro-allam-cosi-si-calpesta-liberta-opinione-130c2c5e-2f41-11e4-ba33-320a35bea038.shtml).

Insomma, siamo davvero vicini al Grande Fratello. Non quello televisivo, quello di Orwell, la polizia del pensiero e delle comunicazioni. Pensiamoci e facciamo qualcosa prima che sia troppo tardi.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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