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La Stampa Rassegna Stampa
27.03.2016 Salvini in viaggio per Israele
Cronaca di Alberto Mattioli

Testata: La Stampa
Data: 27 marzo 2016
Pagina: 8
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «Salvini tenta la carta estera, dopo Putin viaggio in Israele»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/03/2016, a pag.8, con il titolo "Salvini tenta la carta estera, dopo Putin viaggio in Israele", la cronaca di Alberto Mattioli sull'imminente viaggio di Salvini in Israele.

L'agenda estera di Salvini si arricchisce con il prossimo viaggio in Israele e i propositi annunciati dai suoi portavoce appaiono rassicuranti. Dopo gli elogi alla Corea del Nord (è un paradiso svizzero, ebbe a dire dopo averla visitata!) e gli elogi sperticati alla Russia di Putin, chissà come si stupirà conoscendo la democrazia israeliana, dove molte delle sue idee- in specie sui diritti civili - non trovano certo seguito.  Vedremo se ne trarrà buon uso, una volta rientrato in Italia.

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Salvini al parlamento europeo              Alberto Mattioli

Ecco la cronaca:

È il nuovo fronte della politica estera della Lega. Martedì, Matteo Salvini partirà per un viaggio a Gerusalemme e Tel Aviv con una nutrita delegazione leghista e soprattutto con un’agenda fitta di incontri di livello: un ministro, due viceministri, il vicepresidente della Knesset e Avigdor Liberman, leader del partito di destra «Israel Beitenu». È un salto di qualità nelle relazioni internazionali leghiste, finora segnate da qualche inevitabile delusione (il tentativo precedente di farsi ricevere in Israele non andò a buon fine, il visto negato dalla Nigeria) e qualche evitabile gaffe, come la visita di Salvini in Corea del Nord, «che sembra la Svizzera», e quel che è peggio insieme con Razzi. Il tour israeliano è stato preparato con cura. Il gran tessitore è il «ministro degli Esteri» leghista, il deputato romagnolo Gianluca Pini, e le dichiarazioni della vigilia certo non dispiacciono a Gerusalemme: «L’Europa dei matti vuol fare entrare la Turchia e mette sanzioni contro i prodotti di Israele», ha già tuonato Salvini. Pini mette le mani avanti dicendo che nell’annoso contenzioso mediorientale «Israele ha il 99,99% delle ragioni». Prevista anche una visita allo Yad Vashem dove Salvini farà una dichiarazione «molto netta» a sostegno dello Stato ebraico. Ma, spigolando nel programma, l’appuntamento più sorprendente è quello con monsignor Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico a Gerusalemme: «Il primo incontro ufficiale fra Salvini e un esponente della Santa Sede», chiosa soddisfatto Pini. Se tutto andrà bene, insomma, è un bel colpo. Anche a uso interno: la credibilità di un leader si vede dai suoi contatti internazionali. Così, Salvini sta moltiplicando i viaggi all’estero, e sono lontanissimi i tempi di quando l’estero iniziava a Firenze. In carnet c’è un viaggio in Giappone e poi quello, di cui si parla da tempo, negli Stati Uniti, magari incontrando Donald Trump con cui Salvini ha in comune l’allergia all’establishment e al politicamente corretto. Ci lavora Guglielmo Picchi, ex deputato eletto all’estero per Forza Italia e poi passato alla Lega. Anche in Europa c’è una nuova opportunità: la Brexit. Per l’europarlamentare Luca Fontana, ideologo della Lega salviniana, l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue sarebbe la prova provata che la scelta europea non è irreversibile. «Manderemo una delegazione a Londra a esprimere il nostro sostegno», annuncia Pini, benché i rapporti con l’Ukip siano cattivi dopo che Farage ha deciso di non entrare nell’Enf, il gruppo anti-Ue al Parlamento di Bruxelles. Qui la Lega va d’amore e d’accordo con gli alleati tradizionali, in primis il Front national di madame Le Pen con la quale Salvini non perde occasione di scambiare visite, apprezzamenti e anche passi di danza, come al congresso di Lione. Poi ci sono i «liberali» austriaci dell’Fpo, i fiamminghi del Vlaams Belang, gli olandesi del carismatico Geert Wilders e un po’ di romeni, polacchi e cechi poco decifrabili. Naturalmente, l’alleato ottimo massimo, amatissimo anche dalla base, resta Vladimir Putin. Ufficialmente, lui e Salvini si sono visti una volta sola, nell’ottobre 2014 a Roma. Ma è bastato, gongola Pini, perché i russi inserissero la foto dell’incontro nell’agenda dell’anno 2015, strenna diplomatica «dove l’unico altro italiano fotografato con Putin è Napolitano». La Grande madre Russia è vista come un argine all’islamismo, e lo stile Putin, spiccio e pragmatico, piace moltissimo ai leghisti. Del resto, a Putin piacciono tutti quelli cui non piace l’Europa: infatti a Milano, all’ultima rimpatriata dell’Enf, c’erano anche due suoi diplomatici. Insomma, per la Lega di lotta ma magari domani anche di governo, è tempo di grandi manovre diplomatiche. Pini, che è capogruppo nella Commissione Esteri di Montecitorio, ha appena presentato una mozione dove il regime nordcoreano è definito «un fattore di preoccupazione». Altro che Svizzera...

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