Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/03/2016, a pag.5, con il titolo "Califfato,le confessioni dei disertori 'obbligati a sgozzare per arruolarci' " l'articolo di Paolo Mastrolilli.
Finalmente una cronaca dell'islam quale male assoluto, da dietro le quinte il racconto di come avviene la sottomissione, meno analisi teoriche sostituite dalla cronaca sulle tecniche spietate dell'islam vero, non quello che i nostri 'esperti' non si stancano di propinarci.
Paolo Mastrolilli
«È vero che i soldati di Assad violentano le donne, così tutti hanno paura di loro e credono a quello che dicono. Un anziano ci ha raccontato che i militari sono andati in una casa, e hanno detto al padre della famiglia: manda con noi le tue figlie. Poco dopo hanno sentito uno sparo. Il padre aveva ammazzato la sua stessa bambina, affinché non potessero violentarla». Questa storia, raccontata da un uomo identificato come Abu Walid per spiegare i motivi per cui aveva aderito all’Isis, è una delle tante testimonianze allucinanti che la psicologa della Georgetown University Anne Speckhard ha raccolto intervistando i disertori dello Stato Islamico. Insieme al collega turco Ahmet Yayla, Anne ha avviato questo progetto per due motivi: documentare le atrocità di Daesh, e usarle per fare propaganda contro. Finora ha parlato con 27 disertori, di cui due europei, che le hanno raccontato l’incubo dell’Isis. Le loro identità sono state protette, ma alcuni hanno accettato di essere intervistati in video, con il volto coperto e la voce distorta. Ora queste immagini verranno montate e pubblicate su internet, per contrastare il reclutamento dello Stato islamico: quando qualcuno farà una ricerca, insieme alla propaganda molto efficace di Daesh vedrà comparire anche questi video, in cui ex terroristi raccontano la verità cruda della vita sotto l’Isis e perché sono fuggiti: «Non venite, non è come credete». Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Speckhard, che ci ha anticipato le trascrizioni di alcune interviste. Un ragazzino minorenne le ha detto: «Mi hanno portato in un vecchio edificio abbandonato vicino Raqqa, per farmi dormire li. C’erano 470 letti in grandi stanze, dove vivevano le schiave del sesso yazide. Le ho viste, mentre venivano violentate dagli uomini dell’Isis». Abu Jamal ha raccontato come funziona l’addestramento: «O stai con loro, o ti fanno morire di fame. Tutti sono murtad, cioé rinnegati, o kafir, infedeli, e devono passare attraverso un processo di penitenza. Alla fine dell’addestramento, per provare che sei pronto, ti portano davanti un prigioniero e ti ordinano di sgozzarlo. Se non lo fai, torni nel campo, fino a quando non sarai pronto a dimostrare la tua fedeltà decapitando un uomo». Tutta questa crudeltà, e la determinazione di andare al fronte per farsi uccidere, a molti non viene naturale. Così per aiutarli si usa la droga, come ha raccontato Abu Said: «Stavamo combattendo vicino Ras al-Ayn, si sentivano esplosioni tutto intorno a me, ed ero terrorizzato. Un comandante dell’Isis mi ha guardato e mi ha chiesto: hai paura? Io ho risposto di sì, e allora lui mi ha dato una pasticca. Era molto amara e di colore marrone. L’ho ingoiata. Dopo trenta minuti, ero diventato un altro uomo! Ho cominciato a correre verso il fronte, da solo. Gli altri mi hanno gridato: fermati, così ti ammazzano! Ma io voglio morire, ho risposto. Non ho dormito per tre giorni, mi sentivo indistruttibile». Secondo Speckhard, questo racconto conferma l’uso di anfetamine come il Captagon tra i terroristi dell’Isis. La droga viene data anche ai bambini, secondo Abu Said, prima di mandarli nelle missioni suicide. Abu Shujaa ha servito in una unità dei «Cuccioli del Califfato», e ha detto di aver visto altri ragazzini imbottiti di droghe e caricati sulle autobombe. L’Isis li ha usati per sfondare le prime linee di difesa in molte città. I militanti dell’altra fazione, vedendo che si trattava di bambini, erano restii a sparare: così i piccoli soldati arrivavano davanti alle loro postazioni, si facevano esplodere, e aprivano la strada ai terroristi adulti. Sono solo alcune delle storie allucinanti che presto saranno in rete, per contrastare la propaganda dello Stato Islamico con la realtà dei suoi crimini.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante