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C’è posto per un solo amore Docente di filosofia all’università di Haifa, Kalanit W. Ochayon è una voce nuova e originale nel panorama letterario israeliano. In questi giorni la casa editrice Giuntina ha pubblicato il suo primo libro, “C’è posto per un solo amore”, un romanzo potente con cui le nuove generazioni dovranno fare i conti (Ha’aretz). I nuovi narratori israeliani distanziandosi dalle tematiche consuete della Shoah, del conflitto con gli arabi, dell’identità nazionale si differenziano dagli autori più conosciuti come A.B. Yehoshua, Grossman e Oz, sia per uno stile linguistico più immediato, diretto, con pochi riferimenti alle tradizioni ebraiche, sia per i contenuti con l’introduzione del genere noir (Dror Mishani, Un caso di scomparsa, Guanda) o della fantascienza (Assaf Gavron, Idromania, Giuntina). La complessità del vivere quotidiano, i rapporti familiari, le relazioni fra uomo e donna, genitori e figli sono solo alcune delle tematiche affrontate dai nuovi autori d’Israele in romanzi originali dallo stile scorrevole e vivace. Fra questi spicca l’esordio narrativo di Kalanit W.Ochayon, “C’è posto per un solo amore”. Tre donne, Naomi, Tamar e Sasha, di età ed estrazione culturale diverse, sono unite da un fil rouge che le riporta a un passato difficile per la perdita di un figlio, di una sorella o per l’amarezza di scoprire genitori incapaci di dare affetto. Naomi, non più giovane, deve fare i conti con la morte inspiegabile del figlio Amos; Tamar con la scomparsa della sorella Atalia, una perdita mai superata che le ha lasciato un segno indelebile nell’anima; anche Sasha affronta in modo conflittuale il rapporto con una sorella dallo stile di vita assai discutibile. Per un incredibile scherzo del destino le storie di Naomi, Tamar e Sasha si intrecciano nelle ultime pagine del romanzo e ciascuna di loro, con il proprio bagaglio di esperienze, troverà la forza per dare una svolta, forse definitiva, ad un’esistenza difficile e sofferta. Con una cifra linguistica vivace il romanzo di Ochayon si legge d’un fiato, non solo per la prosa scorrevole, pervasa da un filo d’umorismo ma anche per il ritmo narrativo che ricorda un thriller e conduce il lettore, incapace di staccarsi dalla pagina, in un percorso a ostacoli a volte doloroso, a volte divertente ma sempre emozionante.
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