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La Stampa Rassegna Stampa
18.03.2016 Il 'Kaddish' di Leonard Bernstein con Remo Girone e John Axelrode
Commento di Leonardo Osella

Testata: La Stampa
Data: 18 marzo 2016
Pagina: 23
Autore: Leonardo Osella
Titolo: «Remo Girone e John Axelrode per il 'Kaddish' di Bernstein»

Riprendiamo da TORINO7 - LA STAMPA di oggi, 18/03/2016, a pag. 23, con il titolo "Remo Girone e John Axelrode per il 'Kaddish' di Bernstein", il commento di Leonardo Osella.

Due le inesattezze contenute nell'articolo:
1) "Kaddish" è una parola ebraica, adoperata anche nell'aramaico. Non nasce però come termine aramaico.
2) Non è chiaro perché anche ciò che è patrimonio culturale e liturgico ebraico debba essere "cristianizzato", in questo caso con un riferimento al "clima pasquale ante-Resurrezione". Si tratta di tradizioni differenti, perché mescolarle?

Ecco l'articolo:

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Leonard Bernstein

Sarà la bella voce di Remo Girone a scandire il testo di «Kaddish (Sinfonia n. 3)» di Leonard Bernstein, all’Auditorium di piazza Rossaro alle 20,30 giovedì 24 e venerdì 25 per la stagione Rai. Con l’Orchestra Sinfonica Nazionale, ci saranno il soprano Laura Claycomb e un’imponente massa vocale formata dal Coro Sinfonico e dal Coro di Voci Bianche di Milano Giuseppe Verdi diretti da Erina Gambarini e Maria Teresa Tramontin. Sul podio tornerà John Axelrod, garante di massima fedeltà alla partitura, visto che di Bernstein fu allievo e assistente.

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Remo Girone

«Kaddish» è un vocabolo aramaico che significa «santificazione» ed è una preghiera per circostanze funebri (perfetto quindi il clima pasquale ante-Resurrezione). Scritto in memoria del padre Samuel, di origine ebreo-russa, fu poi ampiamente rielaborato dall’autore in seguito all’assassinio di John Kennedy. «Kaddish» fu poi ancora riveduto nel 1977 e si basa su un testo dello stesso Bernstein e su una preghiera in aramaico e in ebraico. Sentimenti opposti e anche in conflitto tra loro animano questa severa pagina e sarà certo emozionante ascoltare Girone che invoca «O padre mio, vecchio venerato, solitario, padre deluso, padrone dell’universo, tradito e reietto, antica maestà irata e rugosa, voglio pregare, voglio recitare il mio Kaddish». La definizione di quest’opera come sinfonia è esplicitata dalla forma tripartita in una invocazione, una ninna-nanna e una professione di fede: «La traiettoria dall’ombra alla luce - aveva scritto Sergio Sablich - è quella di una tragedia classica, non più agìta, ma ripensata nelle sue stazione di prologo, dramma ed epilogo».

L’ispirazione biblico-ebraica di Bernstein è conclamata anche nei «Chichester Psalms» in tre movimenti per coro misto, voce bianca (a Torino sarà Micol Rizzi) e orchestra. Il titolo si deve al fatto che il brano venne commissionato nel 1965 per il Festival estivo della città inglese nel Sussex e annuncia appunto una serie di Salmi, completi o in parte, scelti seguendo ovviamente un filo preciso. Si va da due versi del n. 108 («Salterio e cetra, dèstati; io mi sveglierò all’alba») al n. 100 («Voi tutti abitanti della terra, giubilate al Signore»), dallo stupendo n. 23 («Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla; mi fa riposare in pascoli erbosi, mi guida lungo acque tranquille») al n. 2, dal n. 131 al n. 133 («Come è buono e piacevoli che i fratelli dimorino insieme»).

In apertura di serata, Axelrod dirigerà il breve toccante «Adagio per archi» di Samuel Barber, assurto a fulminea e imperitura popolarità dopo l’esecuzione che ne fece nel 1938 Arturo Toscanini. Biglietti da 30 a 9 euro; info allo 011/810.4653/4961.

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direttore@lastampa.it

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