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Il Manifesto Rassegna Stampa
17.03.2016 Michele Giorgio mente sugli Accordi di Oslo
Il tutto condito dalla consueta propaganda contro lo Stato ebraico

Testata: Il Manifesto
Data: 17 marzo 2016
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Netanyahu, mega-confisca a sud di Gerico»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 17/03/2016, a pag. 7, con il titolo "Netanyahu, mega-confisca a sud di Gerico", il commento di Michele Giorgio.

Il consueto articolo di propaganda di Michele Giorgio contro Israele, con in più una enorme menzogna.
1) Giorgio cita gli accordi di Oslo, che hanno diviso in tre zone i territori contesi del West Bank. La zona C è controllata da Israele, che ha dunque tutto il diritto -  anzi il dovere - di abbattere le costruzioni illegali che vi vengono construite.
2) Giorgio lamenta "incursioni israeliane" nell'area A, controllata esclusivamente dalla sempre più traballante Anp.  Dimentica, però, che nei rari casi in cui Israele ha compiuto questo passo, lo ha fatto per dare la caccia a terroristi assassini - mai definiti in questi termini, naturalmente, da Giorgio.

Ecco l'articolo:

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Michele Giorgio

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«Questa confisca serve al primo ministro Netanyahu per catturare nuovi consensi all'estrema destra. Quelle terre di fatto erano già state tolte ai palestinesi e da tempo sono usate dai coloni ebrei insediati in quella zona». Drod Ektes, ricercatore israeliano che da anni osserva gli sviluppi della colonizzazione ebraica dei Territori palestinesi occupati, ci spiega cosi la decisione presa dal governo Netanyahu di dichiarare "proprietà governativa" 235 ettari a sud di Gerico in Cisgiordania, una delle confische più estese di questi ultimi anni. La firma del provvedimento risale a una settimana fa, quando il vicepresidente americano Joe Biden era in missione in Israele.

Non è la prima volta che le visite di Biden coincidono con annunci di espansione delle colonie. Nel 2010 il governo Netanyahu imbarazzò il vice di Barack Obama appena giunto a Gerusalemme rendendo noto un progetto per la costruzione di centinaia di nuove case nella colonia ebraica di Ramat Shlomo, nella zona araba occupata di Gerusalemme. «È l'ultimo passo di quello che sembra essere un processo continuo di espropri di terreni, di espansioni di insediamenti e legalizzazioni di avamposti (colonici) che minano le prospettive di una soluzione dei due Stati (Israele e Palestina) per il conflitto israelo-palestinese...Ci opponiamo all'espansione delle colonie che solleva dubbi sulle reali intenzioni di Israele nel lungo periodo», ha commentato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa John Kirby.

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Benjamin Netanyahu con Joe Biden

Washington però non va mai oltre questi rituali comunicati di critica della colonizzazione attuata da questo governo israeliano e da quelli precedenti. È intervenuto anche il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che ha chiesto a Israele di revocare la decisione. Parole che, come quelle pronunciate in passato dal capo delle Nazioni Unite, non sono destinate ad incidere in alcun modo sulla linea del governo Netanyahu. «La trasformazione di aree delle Cisgiordania (occupata) in terre demaniali è una strategia nota, applicata da anni, per favorire l'espansione delle colonie», dice Drod Ektes, in riferimento alla legge del periodo ottomano per la confisca delle terre non coltivate che Israele applica, a sua discrezione, nei territori palestinesi occupati.

«In questo caso Netanyahu ha voluto anche mandare un doppio messaggio» aggiunge il ricercatore «da un lato ai coloni, proponendosi più a destra del ministro (ultranazionalista) Naftali Bennett, e dall'altro alla comunità internazionale a proposito delle intenzioni di Israele nella Valle del Giordano». Da alcuni anni questa parte della Cisgiordania, che confina con la Giordania, è al centro di intense attività di colonizzazione e di rigide politiche sul territorio. Le demolizioni di case si sono intensificate negli ultimi mesi a Fasayil e negli altri 28 villaggi palestinesi circondati da insediamenti colonici. La motivazione data dalle autorità israeliane è quella nota: le strutture abbattute, spesso fatte solo di lamiera, in maggioranza case ma anche stalle, scuole, recinti per gli animali, sono state costruite senza permesso nella "Area C", il 60% della Cisgiordania palestinese che secondo gli Accordi di Oslo del 1993, è sotto il pieno controllo dell'esercito. Restrizioni inoltre vengono applicate nei confronti dei palestinesi che non risiedono ufficialmente nella Valle del Giordano. Politiche dal 1967 ad oggi, spiegano associazioni locali, hanno fatto calare la popolazione palestinese residente. L'annuncio della confisca dei 250 ettari di terreno giunge mentre il governo israeliano e l'Anp del presidente Abu Mazen avrebbero appena interrotto contatti segreti sul graduale ripristino del controllo di sicurezza palestinese proprio sulla città Gerico e su quella di Ramallah.

Secondo il quotidiano Haaretz, Israele avrebbe offerto di cessare in futuro le sue frequenti incursioni nell'Area A della Cisgiordania (il 14% del territorio teoricamente sotto piena autorità palestinese) anche in altre città palestinesi. In cambio ha chiesto che l'Anp usi il pugno di ferro contro con le organizzazioni palestinesi militanti allo scopo di fermare l'Intifada di Gerusalemme. L'Anp, secondo il ministro israeliano Zeev Elkin, avrebbe respinto la proposta. In casa palestinese si spiega il rifiuto come una risposta all'intenzione di Israele di discutere di questioni di sicurezza e non di trasferimento di sovranità reale all'Anp.

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