Angela Merkel, i profughi, Israele e le elezioni 15/03/2016
Nel commento di Ugo Volli alle recenti elezioni regionali in Germania, mi è parso di cogliere un atteggiamento di ingratitudine verso la cancelliera federale. Il commentatore, giustamente preoccupato dalla politica eccessivamente aperturista del governo tedesco nei confronti del fenomeno migratorio, sembra però dimenticare quanto la Germania di Angela Merkel sia sempre stata potente sostenitrice di Israele e delle sue ragioni nel complesso quadro mediorientale. Non solo, la Germania è da anni una sorta di generoso bancomat a vantaggio dello stato ebraico, con forniture di infrastruture a sistemi d'arma tecnologicamente avanzati a condizioni di assoluto favore. Perchè, dunque, ignorare questa peculiarità nelle relazioni fra i due Paesi? E' per certi versi quello che succede al tanto vituperato Obama, dimenticando che lo stesso ha di recente portato gli aiuti militari ad Israele a oltre tre miliardi di dollari l'anno, se non vado errato. Forse una valutazione degli eventi più serena e meno condizionata da pregiudizi potrebbe essere un utile contributo al perseguimento della verità.
Alessandro Bortolami
Gentile lettore, la politica dell'appoggio alla capacità di autodifesa di Israele è un principio della politica tedesca da molti anni e fa parte del riconoscimento della Germania della sua responsabilità per la Shoà. Non è dunque una iniziativa della Merkel, ma qualcosa di più generale. Io sono convinto che la serietà della Germania nel fare i conti col proprio passato meriti non riconoscenza (questo non è proprio il concetto giusto) ma apprezzamento, per esempio in confronto al rifiuto della Turchia di riconoscere il genocidio armeno. Ma questo non implica certamente un atteggiamento acritico. Come cittadino europeo credo di avere tutto il diritto di discutere le scelte politiche della Merkel sull'immigrazione, anzi di considerarle disastrosamente sbagliate. Anche la politica di Obama sulle forniture militari a Israele non sono certo una sua iniziativa, ma derivano da una tradizione di molti decenni, da una collaborazione tecnologica che è molto utile anche alle forze armate americane e soprattutto da una pressione popolare e congressuale pro-Israele, cui Obama ha cercato chiaramente di contrapporsi, senza riuscire ad annullarle.