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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.03.2016 IC7 - Il commento di Valentino Baldacci: Israele e 'Il Ponte': dal 1958 al 2015 (passando dal 1967)
Dal 6 al 12 marzo 2016

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 marzo 2016
Pagina: 1
Autore: Valentino Baldacci
Titolo: «IC7 - Il commento di Valentino Baldacci: Israele e 'Il Ponte': dal 1958 al 2015 (passando dal 1967)»
IC7 - Il commento di Valentino Baldacci
Dal 6 al 12 marzo 2016

Israele e “Il Ponte”: dal 1958 al 2015 (passando dal 1967)

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Fa uno strano effetto vedere certe riviste - che in un certo momento storico hanno avuto un ruolo significativo nella storia della cultura e della politica del nostro Paese - sopravvivere a se stesse, non accettare che il loro destino sia quello di nascere, crescere ma poi, inevitabilmente, di declinare, una volta venuti meno gli uomini che le avevano fondate o le motivazioni per le quali erano sorte.

Mi veniva di fare questa banale considerazione scorrendo l’ultimo numero de “Il Ponte”, la rivista fondata nel 1945 da Piero Calamandrei e poi, dalla sua morte nel 1956, diretta da Enzo Enriques Agnoletti. Alla scomparsa anche di quest’ultimo, nel 1986, “Il Ponte” in realtà aveva già da tempo esaurita la sua funzione, ma - come abbiamo ricordato - accade talvolta che le riviste sopravvivano a se stesse, con esiti spesso non entusiasmanti. “Il Ponte”, ad esempio, è stato trascinato lungo una china che l’ha portato su una posizione di estrema sinistra assai lontana non solo dall’ispirazione originaria di Calamandrei ma anche da quella dello stesso Enriques Agnoletti, anche se quest’ultimo – preso nella spirale di un viscerale antimperialismo maturato al tempo della guerra del Vietnam – da quella ispirazione originale si era da tempo allontanato.

Non mi sarei lasciato andare a queste crepuscolari considerazioni se l’ultimo numero del “Ponte” (novembre-dicembre 2015) non fosse un numero monografico dedicato a “La questione israeliana”. Inevitabilmente questa scelta mi ha fatto scattare la molla della memoria, il ricordo cioè di un altro numero monografico che “Il Ponte” dedicò ad Israele: era il dicembre 1958, e quel voluminoso numero (circa 500 pagine) si apriva, dopo una “Avvertenza” redazionale, con una corposa introduzione del direttore Enriques Agnoletti (“Israele e noi”), preceduta a sua volta dal testo di un telegramma inviato (in un elegante francese) da Golda Meir, in quel momento Ministro degli Esteri dello Stato ebraico.

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Enzo Enriques Agnoletti

Anche se non è mia intenzione ripercorrere tutto quel volume, non posso non ricordare che numerose furono le collaborazioni di fonte israeliana, e di che livello! Dal Capo di Stato Isaac Ben Zvi al Capo del Governo, David Ben Gurion, dal fondatore della letteratura israeliana Shmuel Y. Agnon al filosofo Martin Buber, tanto per ricordarne qualcuna; ma anche quelle italiane non furono da meno, da Bruno Zevi a Dante Lattes, da Renato Coèn ad Alberto Nirenstajn. Soprattutto, quel volume (perché tale era, sia pure nella forma di un numero monografico) costituì una pietra miliare nella diffusione della conoscenza in Italia dello Stato d’Israele, un volume nel quale ad una rigorosa analisi degli aspetti più diversi della vita in Eretz Israel si univa una calda partecipazione ai destini del popolo ebraico.

Può sembrare ingeneroso e quasi maramaldesco accostare a quel numero del “Ponte” quello pubblicato nelle settimane scorse. In realtà nella pubblicazione attuale si possono anche trovare dei validi contributi, come certamente sono quelli, in particolare, di Claudio Vercelli e di Aldo Baquis, che quasi stupisce di trovare in una rivista che – come abbiamo sopra ricordato – ha mutato radicalmente la propria posizione politica e culturale. A riportarci alla realtà della fase attuale della rivista ci pensa comunque Gian Paolo Calchi Novati, il curatore, assieme a Caterina Roggero, dell’attuale numero monografico. Calchi Novati fu uno degli artefici – sulla scia di Enriques Agnoletti – della radicale svolta che “Il Ponte” conobbe nell’estate-autunno 1967, a pochissima distanza dalla conclusione della guerra dei Sei giorni. La rivista aveva appoggiato senza riserve lo Stato d’Israele sia nella fase che precedette lo scoppio della guerra, sia durante la guerra stessa, sia nella fase immediatamente successiva. Ma durante l’estate la posizione del “Ponte” cambiò radicalmente: Enzo Enriques Agnoletti pretendeva che – superata la terribile prova – lo Stato d’Israele si ritirasse immediatamente – senza condizioni né trattative – dai territori che aveva occupato respingendo l’attacco dell’Egitto, della Siria e della Giordania.

Fra i collaboratori della rivista che lo sostennero in questa posizione era in prima fila proprio Calchi Novati, che nel numero che porta la data del 30 giugno 1967, ad appena qualche settimana, quindi, dalla conclusione della guerra, pubblicava un articolo (“Medio Oriente: la forza e la realtà storica”) rispetto al quale - in un mio lavoro di non molto tempo fa (1967. Comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei giorni, Firenze, 2014, p. 354) - ebbi a dire che “non era nemmeno ambiguo, era decisamente antisraeliano”. Comunque, accanto a queste sostanziali e credo legittime riserve, resta l’attenzione che la rivista ha voluto dedicare – anche se in maniera ambigua – alla realtà dello Stato d’Israele, ineliminabile punto di riferimento per qualsiasi speranza di evoluzione democratica del Medio Oriente.


Valentino Baldacci, la copertina del suo recente libro (recensito da IC, nella rubrica 'Libri Raccomandati')


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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