Riprendiamo dall'ESPRESSO di oggi, 11/03/2016, a pag.95, con il titolo " Notizie dai fratelli Madreperla", la recensione di Wlodek Goldkorn al libro "La famiglia Perlmutter" di Panait Istrati e Josuè Jéhouda (Elliot ed.)
La copertina Wlodek Goldkorn
Quando parliamo del tramonto del vecchéo mondo, quell'universo in apparenza rassicurante che finì con la prima guerra mondiale, d'istinto pensiamo a certi grandi scrittori e pensatori, spesso ebrei, e sempre borghesi. Ci riferiamo a personaggi come Zweig, Kafka, Mann (il Mann della "Montagna magica"), Musil e tanti altri, ognuno con la sua visione di un modus vivendi che non sopravvisse alla prima catastrofe paneuropea. E invece quella fine può essere raccontata anche dal basso e dalla periferia: con protagonisti non le grandi famiglie, i quartieri ricchi, i sanatori di lusso, ma narrando vite di poveri in paesi marginali, come ad esempio la Romania.
Lo ha fatto in maniera affascinante Panait Istrati in un breve romanzo scritto con l'aiuto di Josué Jéhouda, "La famiglia Perlmutter", edito da Elliot (traduzione di Alessandro Bresolin, pp. 114,E 14,50).
Vissuto dal 1884 al 1935, Istrati è stato uno scrittore famoso prima della guerra, seguace di Romain Rolland, comunista, poi anticomunista di sinistra.
Nato in Romania, figlio di una lavandaia e di un contrabbandiere greco, scriveva in francese. Istrati racconta una famiglia di pii ebrei alle prese con la modernità, il nazionalismo, l'antisemitismo. La narrazione, icastica, empatica, scritta un po' come se fosse un testo di uno dei padri dell'Illuminismo, segue le vicende di tre figli Perlmutter (che vuol dire: Madreperla). Ognuno per ragioni diverse fugge dalla Romania ad Alessandria d'Egitto, città accogliente e cosmopolita. E i loro destini rispecchieranno le diverse sorti di quel tramonto.
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