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Le nostre mimose macchiate di sangue Commento di Deborah Fait Va bene, lo so, lo abbiamo capito tutti ormai che l'8 marzo, festa della donna, non è più sentito nè vissuto come un tempo. Chi ha la mia età e ha militato, come me, nel Movimento delle donne ha ormai solo bei ricordi, memorie di lotta per i nostri diritti, per i diritti delle nostre figlie future, lottavamo per la giustizia sociale e per la libertà. Oggi le donne impegnate, invece di darsi da fare per mantenere intatte la propria libertà e indipendenza, si sono messe a difendere quella parte della società umana che schiavizza, violenta, rinchiude in orrendi burka, impicca le donne. E come vedono il terrorismo islamico le femministe da tastiera? Come una vile e fanatica forma di assassinio di massa? No, per loro è giusta "lotta di liberazione", soprattutto se ammazza ebrei e in Israele, anche se i media non ne parlano, succede quasi ogni giorno. Ho fatto questa lunga premessa sul femminismo perchè proprio oggi, Festa della donna, in tre città israeliane, quell'ormai antico simbolo di vita gioiosa e di libertà è stato insanguinato da un paio di stramaledetti rappresentanti di quella gente che le femministe contemporanee difendono a spada tratta. Il popolo di Israele non scappa mai davanti a un terrorista, anzi accorre per dare aiuto e per fermare l'assassino ed è accaduto anche oggi. A Jaffa, ad attacco avvenuto, si sono messi a rincorrere il terrorista e Yishai, un ragazzo di 26 anni lo ha raggiunto e gli ha spaccato sulla testa la chitarra che aveva in mano, bloccandolo fino all'arrivo della polizia. A Petach Tikva un uomo di 50 anni , padre di 5 figli, accoltellato al collo e al petto si è estratto il coltello dal corpo e lo ha piantato nel collo del terrorista ammazzandolo sul colpo. "Credevo di morire- ha detto all'ospedale- ma pensavo soltanto che non volevo che ammazzasse altre persone" Quando l'ho letto ho ricordato Dafna Meir, la mamma ammazzata a Hebron, che ha tenuto il coltello stretto nel suo corpo per impedire che l'assassino lo riafferrasse per ammazzare i suoi figli. L'Intifada dei coltelli, organizzata dall'alto, collegata direttamente ad Abu Mazen, va avanti da ormai 4 mesi ed è molto difficle arginarla perchè chi può sapere, tra i tanti arabi che girano liberamente in Israele, chi potrebbe avere in tasca o nello zainetto un coltello per far fuori i suoi ebrei e rendere orgogliosi e felici mamma, papa e il suo, decaduto da molti anni, presidente terrorista. Eccoli qua! Sono cresciuti e lo fanno e, come loro, le prossime generazioni, quelle che oggi sono all'asilo o a scuola e imparano dai loro bravi insegnanti e dai loro amorevoli genitori che gli ebrei vanno ammazzati tutti. Niente più mimose, niente più entusiasmo ma, nonostante tutto, quei mazzi giallo canarino che parlavano di festa e di sorellanza sono sempre, nella memoria collettiva, il simbolo della liberazione e emancipazione della donna e forse anche di un tempo più felice . Oggi quel simbolo di vita e libertà, entusiasmo e giovinezza, è stato insanguinato da chi, in nome dell'odio e della cultura della morte, non solo non ha liberato le donne arabe ma le ha rese ancora più schiave trasformandole in assassine, alla pari dei loro compagni maschi. Che sia questa l'emancipazione della donna per la cultura arabo islamica? Deborah Fait |
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