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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.03.2016 Le nostre mimose macchiate di sangue
Commento di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 marzo 2016
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Le nostre mimose macchiate di sangue»

Le nostre mimose macchiate di sangue
Commento di Deborah Fait

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Va bene, lo so, lo abbiamo capito tutti ormai che l'8 marzo, festa della donna, non è più sentito nè vissuto come un tempo. Chi ha la mia età e ha militato, come me, nel Movimento delle donne ha ormai solo bei ricordi, memorie di lotta per i nostri diritti, per i diritti delle nostre figlie future, lottavamo per la giustizia sociale e per la libertà.
Davamo anche molto fastidio e ne eravamo fiere.
Oggi, beh oggi le cose sono cambiate, le figlie e le nipoti per cui abbiamo combattuto hanno dimenticato quasi tutto il passato e, come usa dire, chi dimentica gli errori del passato è destinato a ripeterli...e io vedo le donne di oggi tornare pericolosamente indietro.... . I diritti, o quasi, li hanno avuti; la parità, o quasi, molto quasi, anche, perciò non sono in grado di apprezzarli.

Oggi le donne impegnate, invece di darsi da fare per mantenere intatte la propria libertà e indipendenza, si sono messe a difendere quella parte della società umana che schiavizza, violenta, rinchiude in orrendi burka, impicca le donne.
Non sono pessimista, è purtroppo la cruda realtà del nostro tempo, le femministe si sono schierate con la cultura del buio, dell'arretratezza e della morte. Niente più manifestazioni sventolando mazzi di mimose, niente più gioiosi girotondi di presa in giro al maschio dominante, niente più gonne svolazzanti e variopinte. Sono cambiati i tempi, oggi le femministe stanno davanti a una fredda tastiera di computer, noi cantavamo che l'utero era nostro, oggi scrivono indegni articoli su come il velo islamico sia simbolo di libertà. Noi ci scontravamo con gli antiabortisti per salvaguardare il corpo della donna, oggi nessuna sedicente femminista dice una sola parola contro le donne appese alla forca in Iran, sepolte vive in Afghanistan, frustate fino alla morte in Arabia Saudita o sfigurate con l'acido e poi uccise nei territori palestinesi.

E come vedono il terrorismo islamico le femministe da tastiera? Come una vile e fanatica forma di assassinio di massa? No, per loro è giusta "lotta di liberazione", soprattutto se ammazza ebrei e in Israele, anche se i media non ne parlano, succede quasi ogni giorno. Ho fatto questa lunga premessa sul femminismo perchè proprio oggi, Festa della donna, in tre città israeliane, quell'ormai antico simbolo di vita gioiosa e di libertà è stato insanguinato da un paio di stramaledetti rappresentanti di quella gente che le femministe contemporanee difendono a spada tratta.
In due ore si è consumata la tragedia e, a Gerusalemme, a Petach Tikva, a Tel Aviv/Jafo, tre terroristi arabi, armati di coltello, hanno tentato la strage e ci sono quasi riusciti. Hanno ammazzato una donna a Tel Aviv, hanno mandato in come tre persone innocenti e ferite 15.

Il popolo di Israele non scappa mai davanti a un terrorista, anzi accorre per dare aiuto e per fermare l'assassino ed è accaduto anche oggi. A Jaffa, ad attacco avvenuto, si sono messi a rincorrere il terrorista e Yishai, un ragazzo di 26 anni lo ha raggiunto e gli ha spaccato sulla testa la chitarra che aveva in mano, bloccandolo fino all'arrivo della polizia. A Petach Tikva un uomo di 50 anni , padre di 5 figli, accoltellato al collo e al petto si è estratto il coltello dal corpo e lo ha piantato nel collo del terrorista ammazzandolo sul colpo. "Credevo di morire- ha detto all'ospedale- ma pensavo soltanto che non volevo che ammazzasse altre persone" Quando l'ho letto ho ricordato Dafna Meir, la mamma ammazzata a Hebron, che ha tenuto il coltello stretto nel suo corpo per impedire che l'assassino lo riafferrasse per ammazzare i suoi figli.
Questi sono i nostri eroi, questo è il coraggioso popolo di Israele che si difende da vigliacchi, fanatici, assassini e lo fa da quasi un secolo senza mai perdere la speranza di poter un giorno vivere in tranquillità nella propria Terra.

 L'Intifada dei coltelli, organizzata dall'alto, collegata direttamente ad Abu Mazen, va avanti da ormai 4 mesi ed è molto difficle arginarla perchè chi può sapere, tra i tanti arabi che girano liberamente in Israele, chi potrebbe avere in tasca o nello zainetto un coltello per far fuori i suoi ebrei e rendere orgogliosi e felici mamma, papa e il suo, decaduto da molti anni, presidente terrorista.
Da ottobre ad oggi Israele ha dovuto sopportare centinaia di attacchi ( solo nel mese di gennaio lo Shin Bet ne ha documentati 169 ) tutti compiuti da giovani e giovanissimi, la metà sono ragazzine, risultato di generazioni avvelenate dalla propaganda di odio fatta nelle scuole, sui media e nelle famiglie palestiniste. " "Voglio crescere per ammazzare i Yahud" dicevano sorridendo i bambini e le femminucce delle scuole materne palestiniste.

 Eccoli qua! Sono cresciuti e lo fanno e, come loro, le prossime generazioni, quelle che oggi sono all'asilo o a scuola e imparano dai loro bravi insegnanti e dai loro amorevoli genitori che gli ebrei vanno ammazzati tutti. Niente più mimose, niente più entusiasmo ma, nonostante tutto, quei mazzi giallo canarino che parlavano di festa e di sorellanza sono sempre, nella memoria collettiva, il simbolo della liberazione e emancipazione della donna e forse anche di un tempo più felice .

Oggi quel simbolo di vita e libertà, entusiasmo e giovinezza, è stato insanguinato da chi, in nome dell'odio e della cultura della morte, non solo non ha liberato le donne arabe ma le ha rese ancora più schiave trasformandole in assassine, alla pari dei loro compagni maschi. Che sia questa l'emancipazione della donna per la cultura arabo islamica?

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Deborah Fait
"Gerusalemme, Capitale di Israele unica e indivisibile"


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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