Addio a Sergio Ricossa, maestro di Stanley Fischer
Commento di Vitaliano Bacchi
Sergio Ricossa
E' morto purtroppo a 88 anni nella sua amatissima Torino che non ha mai abbandonato il grande Sergio Ricossa, professore di economia, il maestro indiscusso di intere generazioni di studenti e professionisti della materia, il teorico che più di ogni altro ha influenzato la manovra economica liberista dei governi successivi alla crisi del modello keynesiano.
Stanley Fisher, il mago della finanza dell'equilibrio reale, banchiere di Israele, l'autore del miracolo economico che tenne indenne Israele dalla bolla speculativa dei derivati negli anni della crisi mondiale sulla sola base di un decreto della Knesset, se dovesse indicare l'economista che più lo ha ispirato indicherebbe Sergio Ricossa; ci resta un altro maestro oltre al grande Fisher, Stefano Zamagni a Bologna certamente suo continuatore, ma il Professore purtroppo non c'è più. Fisher è stato considerato dagli economisti del liberismo puro del circolo “Mont Pelerin society” al quale Ricossa venne ammesso nientemeno che su richiesta per cooptazione di Frederick von Hayek, padre del neoliberismo, l'esempio della manovra capitalistica “pura” e cioè “pulita, legale” prima ancora che tecnica, con riferimento al divieto normativo ottenuto dal governo israeliano di legittimazione della finanza derivata che solo Fisher al mondo profetizzò come la causa del disastro mondiale poi effettivamente avvenuto.
Stanley Fischer
Manifesto di questo circolo dei più grandi economisti del mondo era la tesi di Milton Friedman, il massimo monetarista della storia: “Io sono un economista, ma sono anche un devoto sionista ed un ebreo fiero di esserlo...il capitalismo è nato e si è sviluppato grazie alla volontà e intelligenza del pensiero ebraico”. Da questo principio Ricossa non si discostò mai e la sua fedeltà al circolo, non amava chiamarlo “lobby” come veniva definito dai teorici keynesiani e marxisti, è provata dal fatti che è morto che ancora ne era membro e dopo avere ringraziato gli economisti e i giuristi cattolici di averlo definito un nichilista in economia, purché il vuoto che gli si attribuiva non fosse “lo stesso vuoto di Piero Sraffa” altro economista torinese che Ricossa indicò come la prova che la teoria anticapitalista era fatta solo di vuote formule.
La sua grandezza non era economica era filosofica perché quando un autore raggiunge e supera il vertice della sua materia, la conversione è epistemica: Kurt Goedel raggiunse e superò il vertice della matematica e la sua teoria sui sistemi matematici è filosofia non più matematica. Freud superò il vertice della psichiatria e la sua teoria la psicoanalisi, insuperata teoria generale della mente, è filosofia. Lo stesso accade con Ricossa: la sua teoria economica non è matematica o finanziaria o mercantile o fisiocratica, è teoria sociale e proprio per questo diventa filosofia di un sistema, il sistema sociale, che spiega e risolve senza equazioni ma con l'intelligenza che nasce dall'evidenza del reale, dalla sua ineluttabile evidenza. La teoria sociale vanta superiorità epistemica rispetto la teoria economica perché spiega e considera fenomeni sociali che la prima non è munita di categorie per fare, perché il suo scibile è ridotto e incompleto è inevitabilmente di ragioneria e non di filosofia e sono gli autentici teorici del sistema sociale come Ricossa che evidenziano il distacco fra una teoria economica ed una teoria sociale sullo stesso sistema: l'economia ha per oggetto la risoluzione della povertà non delle equazioni che la misurano.
Secondo la teoria del “golem tecnologico” (Collins e Pinch) le ultime patacche scientifiche e tecnologiche sono state l'impiego dei Patriot nella guerra del Golfo, la navetta Challenger esplosa in volo a causa di viti e bulloni, la teoria sull'origine del petrolio e i modelli matematici degli economisti; ecco, su questi ultimi la scoperta della patacca è sua, non di Popper o degli altri filosofi della scienza (Kuhn, Lakatos, Feyerabend ecc.) è di Sergio Ricossa. Che un economista capisca la propria materia la trascenda e ne descriva una ontologia fondamentale così radicale è la prova che sta descrivendo l'economia di un sistema sociale ma lo fa con la superiore e astratta, mai contingente, analisi propria della filosofia, un piano di ragionamento che non ha pari né nella scienza né in letteratura perché se oggi a distanza di duemila e più anni continuiamo a ragionare col sillogismo di Aristotele vuol dire che è la filosofia che ci ha emancipato dal mito e dall'illusione e che quindi intelligenza e filosofia coincidono iscritte in una serie continua di equazioni fra idee come Verità, Ragione, Apprendimento, Legge, Logica, Salvezza ed ogni altra idea gnostica di liberazione dall'ignoranza.
Non fu solo un eccezionale censore epistemico dei vanitosi economisti più preoccupati della eleganza formale e dell'equilibrio delle loro equazioni che dell'equilibrio dei salari reali, non fu solo il grande censore degli economisti propensi a imitare il modello della fisica non tanto per la sua utilità in economia quanto per il patetico prestigio formale delle equazioni e dei modelli matematici che Ricossa ha smagato come vanitose illusioni di teorici dell'Università e non dell'azienda, di profeti scolastici e non del sociale, di scienziati della cattedra e non della risoluzione della povertà e cioè del vero oggetto della economia politica. La sua denuncia della illusorietà e patetica inutilità di categorie classiche della analisi economica istituzionale come il PIL, lo spread e altre patacche di cui la scienza economica è campione, lo ha per sempre elevato a maestro degli scienziati veri della finanza e della economia, quelli che operano con la teoria sociale e non con i grafici ridicoli del trend che risolve l'incognita dell'equazione ma non quella dell'occupazione; tanto che il suo liberismo radicale lo convinse a indicare lo streaming del neoliberismo israeliano come il modello sociale autentico per una politica di crescita dei salari reali e dello sviluppo industriale anche solo in funzione della censura alla politica del tributo come sola regola di equilibrio; il miracolo economico di Israele lo dimostra.
Vitaliano Bacchi