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La Stampa Rassegna Stampa
03.03.2016 Arabia Saudita ai ferri corti con i terroristi sciiti di Hezbollah, longa manus di Teheran in Libano
Commento di Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 03 marzo 2016
Pagina: 10
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «La controffensiva dei sauditi: 'Hezbollah gruppo terroristico'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/03/2016, a pag. 10, con il titolo "La controffensiva dei sauditi: 'Hezbollah gruppo terroristico' ", il commento di Rolla Scolari.

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Rolla Scolari

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Hezbollah: una organizzazione terroristica che si ispira alla Germania nazista

I Paesi del Golfo hanno dichiarato Hezbollah gruppo terroristico. È una mossa ostile nei confronti di un movimento che di per sé è da anni sul fronte opposto rispetto all’Arabia Saudita e i suoi ricchi alleati. Le milizie sciite libanesi sono infatti sostenute logisticamente e finanziariamente dall’Iran, antagonista principale di Riad sullo scacchiere mediorientale e nei conflitti in Siria e in Yemen. L’annuncio si inserisce nello scontro in atto in queste settimane tra Arabia Saudita e Iran in Libano: a gennaio il regno dei Saud ha cancellato tre miliardi di aiuti destinati all’esercito libanese e all’acquisto di forniture belliche francesi. La decisione della monarchia sconvolge anni di fragili equilibri nel piccolo Paese levantino, dove il suo appoggio alla comunità sunnita locale contrasta l’influenza di Teheran attraverso l’alleato sciita Hezbollah. È ancora difficile analizzare la razionalità dietro alla presa di posizione di Riad, e per alcuni osservatori si tratta di una mossa «controproducente». Racconterebbe una monarchia da tempo in affanno, che fatica ad adattarsi a una regione in trasformazione.

È come se l’Arabia Saudita avesse «perso la bussola», spiega Madawi Al Rasheed, professoressa saudita di antropologia sociale. «Dopo le rivolte arabe, i regnanti sauditi non sono riusciti a digerire l’ascesa al potere in Egitto e in Tunisia dei Fratelli musulmani attraverso elezioni democratiche (l’Islam politico è per la monarchia una minaccia, ndr). Hanno inoltre temuto un rafforzarsi dell’Iran attraverso il crollo dei regimi arabi, ma soprattutto hanno sofferto un senso di abbandono scaturito dall’impressione che l’America sotto la guida di Barack Obama si stesse ritirando dal Medio Oriente». Vera o presunta che sia, una più defilata politica degli Stati Uniti nella regione ha fatto sentire Riad «orfana». Il regno è stato per oltre 30 anni il principale alleato americano nella regione, secondo soltanto a Israele. La «riabilitazione» diplomatica dell’Iran in seguito alla firma dell’accordo nucleare ha agli occhi dell’Arabia Saudita rotto l’esclusività di questa relazione.

Se re Abdullah, predecessore del sovrano Salman, fosse stato al potere poco sarebbe cambiato. Anche perché a influire sull’agenda saudita sono oggi soprattutto Moahmmed bin Salman, figlio 30enne dell’anziano re, che ha in mano i dossier della difesa e dell’economia, e il ministro dell’Interno e erede al trono Mohammed bin Nayef, vicino a Washington.

Le più recenti mosse saudite hanno il sapore di un Risiko, spiega Cinzia Bianco, analista di Gulf State Analytics. «Nel Risiko mediorientale prima c’erano gli Stati Uniti, che avevano i loro cannoncini su tutti i quadranti. Nel momento in cui li hanno ritirati, l’Arabia Saudita ha iniziato a posizionare i suoi pezzi per controbilanciare, iniziando con il luogo più minaccioso per la monarchia, lo Yemen», dove è in corso una costosa operazione militare di Riad contro i ribelli sciiti Houthi sostenuti da Teheran. L’Arabia Saudita teme la «percezione di un vuoto di potere», e che l’Iran possa espandersi «nei territori liberi del Risiko». Da qui, la recente volontà di rinsaldare un usurato rapporto con la Turchia, e la minaccia di un poco credibile intervento di terra in Siria, teatro di un conflitto per procura contro Teheran.
Il nervosismo di Riad è inoltre rafforzato dalle inedite sfide finanziarie cui deve far fronte, a causa di un deficit di bilancio pari al 15 per cento del Pil legato al crollo del prezzo del petrolio.

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