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Il Giornale Rassegna Stampa
27.02.2016 Iran, elettori in fila. Ma la democrazia resta una chimera
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 27 febbraio 2016
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Iran, elettori in fila. Ma la democrazia resta una chimera»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 27/02/2016, a pag.12, con il titolo "Iran, elettori in fila. Ma la democrazia resta una chimera", il commento di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

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 L'illusione è affascinante, le notizie dall'Iran, ieri nella giornata elettorale per il Parlamento e l'Assemblea degli Esperti (il corpo religioso che elegge la "guida suprema", oggi Khamenei), farebbero invidia alla più florida delle democrazie. Infatti l'agenzia di stampa Fars parla di code lunghissime ai seggi a Teheran e in tutto il vasto Iran, tanto da costringere ad allungare l'orario di due ore; gli iraniani ieri hanno votato appassionatamente. Si prevede che dei 55 milioni aventi diritto (su 80 di cittadini della Repubblica Islamica) a mettere la loro scheda nell'urna, più del 70 per cento si siano presentati all'appuntamento elettorale contro il 64 per cento della volta precedente. I dissidenti del regime sparsi per tutto il mondo, come Benafsheh Zand, analista di questioni iraniane e di diritti umani, o Majid Rafizadeh, dissidente che ha sofferto anni di carcere e torture, accusano i media di ingannare il pubblico e si affannano a spiegare che l'Iran resta uno fra i regimi più oppressivi e antidemocratici voto o non voto, che si tratta di una messinscena per qualificare l'Iran sulla scena internazionale, che comunque i candidati sgraditi al regime sono stati espulsi dalle liste. L'Ayatollah Khamenei, il"supremo leader" ha lanciato un appello: "Chiunque ami l'Iran e la sua dignità, la sua grand ezza e la sua gloria, deve partecipare. La partecipazione deve essere tale che i nostri nemici perdano la speranza". I nemici sono gli stranieri che complottano. Ma stavolta, lo è anche il fronte che propone una versione più aperta del regime, senza distaccarsi dall'impronta religiosa. I contendenti sono due, Khamenei e il presidente Rouhani. La soddisfazione popolare per gli accordi internazionali sarà un propellente per il fronte riformista, ma le regole restano ostacoli insormontabili: i 12 membri del Consiglio dei Guardiani hanno già rifiutato qualsiasi candidato per l'Assemblea degli Esperti (88 membri) che non sia con Khamenei eletto nell'89; l'Assemblea da allora non ha eletto nessun leader nuovo; a suo tempo egli era stato indicato da Khomeini. Ora succederà probabilmente lo stesso, a meno di sorprese straordinarie. Ma se esse fossero rivoluzionarie, potrebbero portare a repressioni durissime come accadde nel 2009.< br> La prossima Guida Suprema sarà probabilmente prescelta da Khamenei stesso. Il parlamento di 290 seggi, che deve sempre ricevere la sua approvazione, dopo l'accordo con i P5+1 e la caduta delle sanzioni, rifletterà, a seconda dei risultati, una maggiore o minore apertura all'esterno e a riforme liberali: la questione economica sembra la più interessante per tutti. Inutile fantasticare di democrazia o di minore ostilità verso l'Occidente, gli USA, Israele. Il prezzo da pagare alla normalità economica è il tema dello scontro fra l'ala riformista e quella conservatrice. Ma anche il capolista del fronte di Rouhani, Mohammed Reza Aref ex vicepresidente di Khatami, è un moderato in veste di progressista. Anche Ali Motahhari l'altro importante membro della lista di Rouhani, si definisce "un conservatore indipendente". A suo pregio, il tentativo di impeachment di Ahmadinejd. La gente, per cui i sondaggi danno in van taggio l'ala riformista, vuole cambiare: ma i segnali di questi giorni non fanno intravedere che la Guida Suprema ne abbia intenzione: la solita visione del mondo è stata riconfermata dalla fatwa contro Salman Rushdie che promette 600mila dollari per la sua testa; che, sempre a sue spese, ha devoluto 7000 dollari a ogni famiglia di terrorista palestinese che abbia attaccato un israeliano, e 25mila a chi abbia avuto la casa distrutta dopo un attentato compiuto da un parente. L'Iran è a fianco di Assad in Siria, fornisce di missili gli Hezbollah, finanzia Hamas. Alla grande manifestazione per il 37 anniversario della Repubblica khomeinista, si gridava "morte agli USA, morte a Israele" bruciandone le bandiere con l'incoraggiamento sia di Khamenei che di Rouhani. Ma in queste ore il popolo vota, e il popolo iraniano è vasto e complesso.

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